«In riferimento ai sopralluoghi effettuati in questo luogo, gli esami non hanno fornito alcuna presenza di rifiuti speciali, quindi nessuna ipotesi di reato». Fuga definitivamente ogni dubbio Antony Passalacqua, presidente del comitato che si batte per la riqualificazione del Teatro del Sole, ad Acqua dei Corsari. Lo fa citando, durante l’incontro pomeridiano all’Ecomuseo del Mare, i documenti a firma del capitano Giglio della capitaneria di porto di Palermo, che nei mesi scorsi, sull’onda delle polemiche relative alle condizioni e alla presunta pericolosità di parco Libero Grassi per la salute dei cittadini, ha effettuato insieme ai tecnici di Arpa gli esami necessari. Il comitato è stato fondato nel 2011 con l’obiettivo di responsabilizzare i cittadini e far conoscere la conoscenza di questi luoghi, conosciuti dai più come la discarica del sacco di Palermo.
Una vicenda che s’è trasformata nel tempo in un mostro burocratico, in un rimpallo senza fine tra Comune e Regione, che ha destinato a incuria e abbandono il parco e il suo teatro. Impianto idraulico sradicato, quello elettrico vandalizzato, essenze arboree morte e ovunque rifiuti, sfabbricidi e cadaveri di auto. «Abbiamo organizzato molte iniziative, dai pic nic solidali alle pedalate in ricordo di Libero Grassi. Adesso finalmente sembra che si possa intravedere un po’ di luce per ridare dignità a questi luoghi dal potenziale attrattivo enorme», aggiunge Passalacqua. L’auspicio è lo stesso dei mesi scorsi: che la Regione sblocchi l’iter e affidi lo spazio verde all’amministrazione comunale.
«Il Comune oggi non ha titoli per intervenire – dice subito il vice sindaco Sergio Marino, intervenuto al dibattito -. Per farlo serve un’interlocuzione formale della Regione e quell’esame che ancora non si decide ad effettuare, l’analisi di rischio. Il perché non lo so, posso immaginare che sia per motivi economici purtroppo». A suo dire, la situazione del parco oggi sarebbe tale da consentire alla Regione di poter procedere con l’esame. Ma si continua a perdere tempo. «Abbiamo avanzato anche richiesta formale per consentire la balneazione nell’area della bandita. Richiesta non accolta, non c’è stato spiegato il perché, siamo al buio, come spesso accade – continua -. Purtroppo non si riesce ad avere un dialogo con la Regione», si rammarica.
Eppure le buone notizie non mancano. Per quanto riguarda ad esempio il sistema fognario gli esperti dell’amministrazione comunale hanno già pronti i progetti necessari di intervento, si attende solo che le procedure prendano il via e siano veloci. E a breve il Comune firmerà anche l’avvio della caratterizzazione del porticciolo della Bandita. E poi c’è quel parco dedicato a Grassi: «Di recente mi ha contattato il preside della Bocconi di Milano per coinvolgere Palermo in un progetto di riqualificazione di un’area verde della città, un progetto a cui, in caso andasse in porto, parteciperebbero anche alcune università europee – spiega -. Io ho subito proposto parco Libero Grassi». Ma non c’è solo il parco, in realtà. L’area, la cosiddetta Costa Sud,è parecchio estesa e, Marino lo sottolinea più volte, il suo destino di riqualificazione deve riguardare tutti, compresi gli altri Comuni coinvolti, che dovrebbero impegnarsi a sottoscrivere il cosiddetto patto di costa.
E se dal canto suo il Comune promette il massimo dell’impegno sulla vicenda, anche gli artisti locali si mettono in gioco con idee, progetti e sperimentazioni. «In soli tre giorni, per un totale di 24 ore, 29 maestranze e budget zero, abbiamo pulito tutto e realizzato installazioni originali adatte a quegli spazi. Li abbiamo in un certo senso messi metaforicamente in scena come luogo sociale. Uno spazio di tutti, ma soprattutto per tutti», spiega anche Sergio Sanna, architetto del collettivo Ground Action, che sembra avere le idee molto chiare per il futuro della Costa Sud. «I progettisti devono smetterla di disegnare, devono anche fare – dice -. Dobbiamo superare anche il binomio che oppone spazio pubblico e spazio privato, dovremmo preoccuparci di spazio sociale, piuttosto. Quello che manca oggi è lo stare insieme, una cosa che prima era naturale. Non pensiamo solo a dare vita a qualcosa, ma anche a prendercene cura, con la manutenzione, la gestione, l’uso».
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