Sembra incredibile: il giorno in cui il diciannovenne Enzo Rigoli moriva all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento la Tac non funzionava e i medici hanno portato il ragazzo in sala operatoria. Questo succedeva nel dicembre del 2012.
Stamattina i genitori del ragazzo hanno tenuto una conferenza stampa nella Città dei Templi. «Per far conoscere a tutti – hanno detto Giuseppe Rigoli e Michela Frasca, papà e mamma del giovane morto due anni fa in ospedale – come sono andate veramente le cose».
La conferenza stampa è stata convocata perché ai genitori non va già la richiesta di archiviazione per tutti gli indagati avanzata dagli inquirenti.
«Nostro figlio – hanno detto – è arrivato in ospedale vivo. Era lucido e cosciente, anche se aveva due emorragie: una al fegato e l’altra, più importante, al polmone. I medici che l’hanno visitato – hanno aggiunto i genitori – ci hanno detto che Enzo aveva un’emorragia alla milza. La verità è che i medici non si sono accorti che nostro figlio aveva un’emorragia al polmone».
«A nostro figlio – hanno raccontato sempre i genitori – non è stata praticato l’esame con la Tac perché la stessa tac era rotta. Quella sera il chirurgo che doveva operare Enzo è arrivato da Gela dopo oltre due ore dalla chiamata. Diagnosi sbagliata e ritardi hanno complicato tutto e nostro figlio è morto. Tutti elementi avallati dalle consulenze dei nostri periti».
Giuseppe Rigoli e Michela Frasca hanno affermato che non si aspettavano un finale del genere. Da qui la loro amarezza.
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