Il racconto di Catania-Monopoli 0-0 Gelo, niente gol, poi contestazione

«Sudate la maglia», pure se è una delle domeniche di calcio più fredde che Catania ricordi. Lo striscione esposto sotto la curva nord del Massimino, per la verità, continua in un altro modo («fino all’ultima battaglia», ndr). Ma la forte richiesta di impegno che i tifosi rossazzurri mandano ai loro giocatori, irrobustita dal gelo che avvolge la città, è chiara leggendo già solo la prima riga: non importa che si battano i denti, bisogna battere il Monopoli. La partita – la prima del girone di ritorno – terminerà invece a reti inviolate, con un rigore a favore sbagliato, e con gli animi riscaldati solo alla fine. Quando i calciatori, richiamati sotto la curva dai tifosi, saranno contestati. La squadra ha vinto una sola delle ultime sei gare interne, e rimane vicino alla zona retrocessione.

Il Catania era reduce da un frigido zero a zero sul campo della Fidelis Andria, ottenuto sabato scorso. E il clima che accompagnava il ritorno al Massimino, dopo la sosta natalizia, non lasciava presagire di meglio. Sul termometro verde della farmacia, quella vicina allo stadio, ci sono 7°C circa. Sulle tribune, e sulle guance arrossate dei pochi tifosi presenti al Massimino, se ne percepiscono almeno altri due o tre meno: quelli che il vento fa volare via insieme ai giornalini appoggiati su seggiole e gradoni. Mentre in campo, sulle temerarie braccia e ginocchia che le divise dei calciatori lasciano scoperte, si sfiora la soglia di congelamento. Il calcio d’inizio lo batte il Monopoli, che in classifica ha un solo punto in più dei rossazzurri. 

Per rompere il ghiaccio non ci vuole molto, e non è merito dello spiraglio di sole che a intermittenza illumina – più che riscaldare – la corsia di gioco vicina alla tribuna B. Dopo cinque minuti Di Cecco, il nuovo acquisto degli etnei, con indosso la maglia numero dieci, conclude a pochi passi dal portiere e al volo; ma sul fondo. Il Monopoli, dopo avere tremato al primo spiffero lasciato scoperto, decide di sfruttare il clima a suo favore: si chiude nella propria metà campo e cerca – almeno così pare – di congelare la partita fino al 90esimo minuto. Il Catania sbatte più volte contro il muro alzato dagli undici calciatori allenati da Tangorra. Ma riuscirà comunque a fare venire i brividi alla copertissima formazione pugliese, accompagnata a Catania da una dozzina di impavidi sostenitori in trasferta.

Sono circa 8mila i presenti, in totale: quelli che non hanno badato alla neve sulle colline dell’Etna, alle dita intorpidite dal freddo e ai caldi consigli dei propri cari. Alcuni tifosi assistono alla gara immobili, muovendo solo gli occhi per seguire il pallone e le labbra per protestare contro il freddo, contro l’arbitro, e contro Falcone: che al 14esimo minuto – su cross di Garufo, dalla destra – solo, ma proprio solo, davanti al portiere si tuffa rasoterra per complicare la più semplice deviazione in rete, di piede, a porta ormai vuota. La sfera bianca termina a lato, Pisseri – estremo difensore del Monopoli – ringrazia, l’attaccante rossazzurro resta a terra, faccia in giù: forse a meditare sul suo errore, forse augurandosi di sprofondare, forse appiccicato all’erba per il gelo. Resterà l’occasione più nitida della prima frazione di gioco.

Nel secondo tempo, col tramontare del sole, scende la temperatura e la partita si irrigidisce ancora di più. A scioglierla non riescono neppure i cambi di Pancaro. L’allenatore del Catania, che un minuto prima della fine del primo tempo aveva dovuto sostituire Russotto per infortunio (lussazione dell’omero), dopo dieci dall’inizio del secondo fa entrare Plasmati al posto di Scarsella. I rossazzurri producono tanti spioventi, cross, palloni filtranti in area, ma tirano poco in porta. Il Monopoli, timido e intirizzito dal freddo, non accenna a scoprirsi e ad avvicinarsi all’area di rigore rossazzurra. Serve l’intervento dell’arbitro per fare salire la temperatura e rischiare di fare sciogliere il punteggio: al 35esimo Falcone subisce fallo mentre corre verso l’area, guadagnandosi il rigore. Calil, dal dischetto, non riesce a rimanere freddo o, più probabilmente, non ha il piede ancora abbastanza caldo: tira poco angolato e Pisseri, che indovina il lato verso cui buttarsi, devia la traiettoria mantenendo lo zero a zero.

Il portiere del Monopoli è autore di una seconda parata, decisiva, pochi minuti dopo, su diagonale di Plasmati. La gara termina dopo tre minuti di recupero, così com’era cominciata. I tifosi, dietro il già citato striscione, chiamano i calciatori a rapporto sotto la Nord. I rossazzurri si avvicinano ma non superano l’area di rigore: salutano, e poi si dirigono verso gli spogliatoi. E i fischi e gli insulti della curva, dedicati durante la partita solo al patron Antonino Pulvirenti, piovono anche su di loro. «Per regolamento non possiamo andare sotto la curva in caso di contestazioni», spiega il terzino destro Garufo a fine partita. «I fischi dei tifosi sono comprensibili, ma io devo guardare alla prestazione della squadra. E sono soddisfatto, i calciatori hanno dato tutto», dice l’allenatore del Catania Pancaro, che alla vigilia poneva come obiettivo un risultato che allontanasse la squadra dalla zona play-out. Con 19 punti, i rossazzurri hanno un margine di una sola lunghezza. «Dobbiamo pensare solo a salvarci», sostiene il centrocampista Di Cecco, che si rammarica «per il gol che mi sono mangiato nel primo tempo». 

Marco Di Mauro

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