Il racconto del primo giorno nella zona rossa di Randazzo «Avevamo già iniziato l’autoquarantena nei giorni scorsi»

«Non è che sia cambiato poi molto rispetto agli ultimi giorni». Sulla carta da ieri Randazzo è diventata la quarta zona rossa in Sicilia. Il «cluster territorializzato», che ha fatto crescere in maniera esponenziale i casi di contagio nella cittadina alle pendici dell’Etna, ha portato il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, d’intesa con l’assessore alla Salute Ruggero Razza, a firmare un’ordinanza per contenere la diffusione del coronavirus. Nel primo giorno di quella che il primo cittadino Francesco Sgroi ha chiamato «cintura di sicurezza» attorno al territorio del Comune, i cittadini sembrano avere risposto bene

«Indipendentemente dal provvedimento adottato dalla Regione – spiega un cittadino a MeridioNews – negli ultimi giorni in giro per le vie del paese c’erano più forestieri che randazzesi». Nel centro sul versante nord dell’Etna che conta poco più di diecimila abitanti, l’urgenza di frenare l’avanzata del virus è avvertita in modo forte. «Già da una settimana – conferma un altro residente – in molti avevamo cominciato a sottoporci a una sorta di auto-quarantena e a uscire di casa solo se strettamente necessario». Nella giornata di ieri il paese era quasi deserto, le persone a piedi si contavano sulla dita di una mano, mentre il traffico veicolare è stato concentrato soprattutto lungo la strada statale che attraversa il centro abitato. Le panchine delle piazze, di solito occupate dagli anziani, adesso sono vuote. Dalla saracinesche alzate, nelle attività commerciali entra una sola persona per volta. «Nonostante tutto – ammettono i cittadini – non si respira un clima di tensione o di allarmismo». 

Qualche lamentela, però, arriva da commercianti e imprenditori. «La misura per noi è ambigua, anzi è proprio una beffa – commenta un venditore di calzature a MeridioNews – perché è vero che io posso tenere aperto il mio negozio ma, non essendo un’attività che vende beni di prima necessità, la gente non può uscire per venire ad acquistare. Quindi, che cosa resto aperto a fare?». È soprattutto in questo senso che si percepisce di essere in una zona rossa. «La cosa poi – aggiunge un altro residente – che ci dispiace e ci infastidisce è essere percepiti come “gli untori” dai cittadini dei paesi limitrofi». Il paese è cinturato e, da ieri mattina, tutti i varchi di ingresso e di uscita sono presidiati dalle forze dell’ordine che hanno attivato anche una vigilanza dinamica per controllare che nel resto del centro abitato vengano rispettate le restrizioni

«Come primo giorno, forse complice anche il maltempo, i randazzesi hanno risposto bene all’ordinanza – commenta a MeridioNews il capitano dei carabinieri Nicolò Morandi – Non ci sono stati episodi particolari da segnalare e le persone in giro sono state davvero poche». Insomma, nessun runner improvvisato e nessuno che sia uscito di casa per comprare solo il pane o cento grammi di prosciutto cotto. «Abbiamo messo a punto tutte le misure che servono per contenere il virus e garantire il funzionamento della cintura di sicurezza attorno al paese», spiega il sindaco Sgroi a conclusione dell’incontro con il prefetto. Prima tra tutte, un percorso alternativo alla strada statale che attraversa il centro abitato utilizzando la strada provinciale quota mille

«Al momento – continua il primo cittadino – non abbiamo particolari preoccupazioni dal punto di vista sanitario perché, con il rigoroso rispetto di queste misure, crediamo che la situazione non possa degenerare». La maggior parte dei positivi al Covid-19 è asintomatica o ha i sintomi di una brutta influenza; anche le condizioni delle due persone che si trovano ricoverate (una all’ospedale Cannizzaro di Catania e l’altra al nosocomio di Biancavilla) non destano particolare preoccupazione. «La situazione è sotto controllo e la rete dei contagi oramai è chiara – spiega Sgroi – Nei primi giorni di ottobre abbiamo avuto due diversi focolai, entrambi scaturiti da eventi privati conviviali». 

I primi casi di positività a Randazzo si sono registrati lo scorso 5 ottobre. Da quel momento l’aumento è diventato esponenziale: «Giorno 9 i casi accertati erano già 23, e 40 i sospettati, poi – ricostruisce il sindaco – nei giorni successivi c’è stato un incremento anomalo». Un’impennata che ha portato alla necessità di adottare misure restrittive particolari. «Oggi stiamo vivendo la coda di ritorno di focolai – aggiunge Sgroi – soprattutto in ambienti domestici e familiari. Non potevamo permetterci che passasse alle fasce più anziane e deboli della popolazione. Mi farò carico – conclude il primo cittadino – di chiedere alla Regione delle misure di compensazione al reddito che diano supporto ai lavoratori che in questi giorni saranno penalizzati e sono certo che non resterò deluso».

Marta Silvestre

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