Il racconto dei siciliani costretti all’estate sull’Isola Quando tornare a casa significa andare in vacanza

«Un ibrido fra il tornare a casa e l’andare in vacanza». Questo è per molti siciliani che vivono fuori dall’Isola il periodo della pausa estiva che si è appena concluso. Uno schema che si ripete sempre uguale, anno dopo anno. C’è il caso degli studenti universitari fuorisede costretti a fare le vacanze in Sicilia, come quello di giovani lavoratori che hanno trovato sistemazioni lavorative altrove ma che non riescono a non tornare sull’Isola per il periodo delle ferie ed è così anche per chi, ormai in pensione, non tradisce le radici della terra natia che sceglie come meta più o meno turistica. 

«Cambiano le fasi della vita, ma lo schema dell’estate resta sempre lo stesso», racconta a MeridioNews Stefania, psicologa 30enne catanese che oramai da più di otto anni vive fuori ma che non ha mai passato un’estate lontana dalla Sicilia. «Mi sono laureata a Padova e, da studentessa, ho sempre trascorso a casa tutto il periodo estivo. Dopo la laurea mi sono trasferita a Cesena per seguire l’amore ed è lì che, adesso, ho tutta la mia vita». Dopo il matrimonio dello scorso anno con Tommaso, anche lui originario del Catanese «in pratica non è cambiato nulla: non c’è da pensare per organizzare il viaggio delle ferie estive, ci limitiamo a guardare i voli per Catania e a cercare di acquistare il biglietto prima che i prezzi diventino proibitivi. Prima del matrimonio era più semplice: per goderci le rispettive famiglie, anche se a Cesena vivevamo già insieme, ognuno tornava a casa dei genitori dove restavamo poi per l’intero periodo di vacanza». Lei a Catania, lui ad Acireale.

Dopo il matrimonio, in realtà, qualcosa è cambiato. «In peggio – sorride la giovane – perché lo scorso anno abbiamo approfittato della pausa estiva per andare in viaggio di nozze e, solo allora, ci siamo resi conto del fatto che andare in ferie significa altro rispetto al tornare a casa». Eppure anche quest’anno la sola tappa estiva è stata, ancora una volta, la Sicilia. «Per evitare di scontentare le famiglie e di sentirci un po’ estranei in quelle che un tempo erano le nostre case ma anche per non fare le vacanze da separati, abbiamo scelto di affittare una casetta solo per noi e per i nostri cani ad Aci Trezza – racconta Stefania – La parte logistica è stata complicata e stancante, perché eravamo praticamente sempre in macchina, tanto che non ci siamo goduti affatto il clima di vera e propria vacanza, però non riusciremmo a fare altrimenti perché prevale la nostalgia mista al senso di colpa». Tra genitori che aspettano tutto l’anno di vedere i figli lontani, i nonni che invecchiano e i cuginetti che crescono a vista d’occhio, non si riesce spesso a rinunciare alle vacanze obbligate in Sicilia.

«Io mi sono sposato nel 1976 e, da allora, vivo a Verona». Angelo, pensionato originario di Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa, in 42 anni è andato in vacanza fuori dalla Sicilia solo per due estati. «Le prime due dopo il matrimonio – racconta – la prima l’abbiamo trascorsa in Sardegna e l’altra in Calabria dove vennero a trovarci a sorpresa tutti gli storici amici fraterni che io e mia moglie avevamo lasciato sull’Isola». Dopo tre settimane passate nella punta dello Stivale, i due coniugi decidono comunque di scendere in Sicilia. «Ci siamo rimasti solo tre giorni e da allora abbiamo capito che non avremmo mai più fatto vacanze estive altrove», gli fa eco la moglie Antonina, per gli amici Ninetta. Dopo qualche estate passata da ospiti nelle case delle famiglie o in villette affittate in zone di mare, «abbiamo deciso di rimettere radici qui e, nel 1990 quando ero incinta della nostra seconda figlia, abbiamo comprato una casa in una delle contrada di campagna nei dintorni del nostro paese natio, l’abbiamo ristrutturata e, da quel momento, è diventata la casa di tutti». 

La rinuncia all’idea di vacanza per scoprire posti nuovi in cambio di un periodo di immersione tra gli amici di sempre. «Tra le quotidiane gite al mare o in barca, i pranzi e le cene luculliane preparati tutti insieme e le serate passate sfidandoci a ogni gioco di società, senza venire in Sicilia – aggiungono – non ci sembrerebbe più di essere andati in vacanza. E poi, a dirla tutta, ci sono anche le esigenze: la casa e la campagna richiedono la nostra presenza costante». «Io – dice Angelo che adesso viene in Sicilia più spesso per prendersi cura anche del padre che a luglio ha compiuto 101 anni – qui non mi annoio mai e, semmai – ironizza – almeno ci sono sempre le amache tra gli alberi su cui sdraiarsi». A seguire le orme di Angelo e Ninetta, adesso, ci sono anche i figli. 

«Ho sempre vissuto le vacanze in Sicilia come un assoluto privilegio – racconta Annalisa, oggi 28enne insegnante di matematica, che doveva ancora nascere quando i genitori hanno comprato la casa in campagna nel Siracusano – l’unica pecca è che non ho mai visto davvero la Sicilia perché siamo sempre rimasti fedeli alla teoria “stessa spiaggia stesso mare“. Di questo mi sono resa conto solo quando frequentavo già la scuola superiore e mi confrontavo con i compagni di classe sulle vacanze estive. Amiche che raccontano ogni anno una destinazione diversa e io sempre nello stesso posto». Insomma vacanze monotone a due passi da bellezze incredibili, per anni. «Ho dovuto aspettare quasi la soglia dei 30 anni, e anche un minimo di autonomia economica, per organizzare un piccolo tour alla scoperta dell’Isola. Nonostante tutto – conclude Annalisa – farei fatica a immaginare di trascorrere l’estate altrove e torno sempre volentieri a riassaporare i soliti gusti, profumi e armonie di questa vacanza-casa».

Marta Silvestre

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