Il quadro all’Ars restaurato dai duchi tedeschi Prima volta in Sicilia di un intervento di privati

Che cosa c’entrano i duchi di Aremberg con la città di Palermo? Apparentemente nulla, due entità estranee, visto che gli uni sono gli ultimi discendenti di un casato che risale al Sacro Romano Impero, nell’Eifel, un altopiano della Germania Occidentale, e l’altra una città all’estremo sud del continente, che viene ricordata nella Mitteleuropa solo per essere stata sede degli imperatori di Svevia, ma oltre dieci secoli fa. Eppure la scorsa estate, quando i due nobili tedeschi si sono trovati a visitare la città, la Cappella Palatina, percorso i corridoi di Palazzo dei Normanni, hanno espresso il desiderio di poter contribuire al restauro di una delle opere del Palazzo, da cui si propagò l’illuminato impero di Ruggero II.

La proposta degli aristocratici, innamorati della Sicilia, non è rimasta inascoltata dalla presidenza dell’Ars che ha permesso di applicare per la prima volta nell’isola la legge nazionale secondo la quale i privati possono finanziare il restauro di un’opera d’arte di proprietà dello Stato o comunque pubblica, voluta da Renzi per il restauro del Colosseo, partecipando con capitali privati. L’opera in questione è La negazione di Pietro, del pittore fiorentino Filippo Paladini, un magnifico quadro di scuola del Caravaggio che verrà esposto nell’anticamera della presidenza dell’Ars

Non è chiaro quanto la coppia di mecenati abbia speso per riportare ai fasti il dipinto, «ma si tratta di un restauro importante – assicura Edoardo Bruno, dell’ufficio di Questura di Palazzo dei Normanni – complicato e affidato ad una cooperativa, Pragma, di professionisti che hanno lavorato all’interno del Palazzo, proprio nella ex bouvette dei parlamentari, trasformata per tutta l’estate in un laboratorio di restauro. «Spero che l’interesse dei privati non si fermi a questo dipinto – ha aggiunto Bruno – mi auguro invece che si possa incrementare la partecipazione dei privati ai restauri artistici, tra le opere che necessitano di attenzione un crocifisso del 1500 nella sala della presidenza e i dipinti dei vicerè, una trentina in tutto, per i quali occorrerà un grosso investimento».

E intanto l’Ars si rifà il volto in attesa che sia convocata la prima seduta del nuovo parlamento, per inaugurare la XVII legislatura, dopo il voto del 5 novembre. I lavori quasi ultimati, vedono un’aula parlamentare tirata a lustro. La novità architettonica rispetto alla precedente legislatura è quella che vedrà i parlamentari calpestare nuovamente il parquet nell’aula dove si riunirà l’assemblea, da due legislature coperto da una moquette scura. Modifiche anche sulla funzionalità dei banchi: ogni deputato avrà la sua porta usb e il collegamento alla rete. Un lavoro di sistemazione di cavi e la cablatura sottotraccia percorrono i pavimenti dell’intera assemblea.

Restauri previsti anche per la sala stampa, ma – spiega il servizio di Questura – «avverranno solo a legislatura avviata». Dopo aver ristrutturato il bar dell’Ars è definitiva la decisione di sopprimere il servizio di bouvette, visto anche il numero ridotto di parlamentari che da 90 passano a 70. La sala cinese che la ospitava dovrebbe diventare un laboratorio di restauro interno al Palazzo. Restauri previsti anche per la sala stampa, ma – spiega il servizio di questura -«avverranno solo a legislatura avviata». Dopo aver ristrutturato il bar dell’Ars è definitiva la decisione di sopprimere il servizio di bouvette, già chiuso da qualche anno, visto anche il numero ridotto di parlamentari che da 90 passano a 70. La sala cinese che la ospitava diventare un laboratorio di restauro interno al palazzo. 

Loredana Passarello

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