Il programma del prof. Barbagallo

Prof. Ing. Salvatore Barbagallo
            Candidato alla carica di Rettore dell’Università di Catania

Proposte programmatiche
per il triennio 2006-2009

4  settembre 2006

INDICE

1. Introduzione

2. Obiettivi e azioni
 2.1  Autonomia didattica
 2.2  Ricerca
 2.3  Valutazione delle attività universitarie
 2.4  Autonomia statutaria e regolamenti
 2.5  Risorse umane
 2.6  Infrastrutture
2.7  Rapporti con il territorio e decentramento
2.8  Medicina universitaria
2.9  Rapporti con le altre Università siciliane
2.10  Internazionalizzazione
2.11  Scuola Superiore di Catania
2.12   Centri di servizio
3. Considerazioni conclusive

 
1. Introduzione

Il processo autonomistico che ha interessato l’Università italiana negli ultimi quindici anni ha introdotto cambiamenti e innovazioni senza precedenti.
          Un profondo mutamento ha interessato l’autonomia statutaria (1989), l’autonomia finanziaria (1993) e l’autonomia didattica (1999-2000).
          Il progetto riformatore, lungi dall’essersi concluso, negli ultimi anni è stato affinato e precisato. Si considerino, senza scendere a livello di dettaglio, i provvedimenti ministeriali in tema di:
• nuovo modello di finanziamento dell’università, con riguardo al FFO e alla logica sottostante;
• programmazione triennale delle risorse umane;
• reclutamento del personale docente e tecnico amministrativo;
• valutazione della ricerca;
• valutazione della didattica e requisiti minimi.
Non sempre, ancor più nella fase iniziale, i segnali del cambiamento sono stati chiaramente e sufficientemente decodificati. Sembra ormai fondato poter affermare che l’autonomia deve essere intesa non come esercizio di discrezionalità in assenza di regole, ma come opportunità, per quanto vincolata, nella ricerca di comportamenti più in linea con i migliori standard internazionali raggiunti e raggiungibili.
Le attività istituzionali della ricerca e della didattica, variamente articolate, rappresentano i perni principali della vita universitaria, anche se necessitano, per svolgersi in modo soddisfacente, di una visione strategica di respiro ampio, oltre che di apparati amministrativi di altissimo livello.
Il percorso di cambiamento intrapreso dall’università ha richiesto e richiederà adattamenti di tipo statutario, gestionale e organizzativo, che non sono da considerare definitivi, e per ciò stesso devono essere ripensati e rielaborati in funzione dell’apprendimento, sempre in una logica di miglioramento continuo. Il nostro Ateneo ha accettato la sfida ed ha iniziato a percorrere un sentiero virtuoso. Tutte le sue strutture interne, i docenti, il personale tecnico e amministrativo, gli studenti hanno ormai compreso che un mondo che cambia offre a tutti, nessuno escluso, opportunità per migliorarsi con un sicuro ritorno motivazionale e di soddisfazione.
Un fenomeno di grande interesse è in questo contesto l’apertura crescente  verso soggetti istituzionali esterni, nel campo della ricerca e della didattica.
La ricerca rappresenta da sempre un importante motore del progresso e permette di costruire un futuro sostenibile del Paese. L’attività di ricerca, sempre più reticolare e in cui più soggetti mettono insieme competenze complementari, si esercita in tanti ed eterogenei campi, aventi ognuno grandissima dignità e rilevanza sociale. È mio intimo convincimento che in tutti i campi del sapere, nessuno escluso, possa essere generata nuova conoscenza, anche se con modalità, tempi e fabbisogni differenziati di cui tenere conto. 
Sul versante della didattica si è assistito ad un crescente dialogo tra l’Ateneo e gli attori sociali che operano nel territorio di riferimento, come si evince, ad esempio, dalla partecipazione estesa alla progettazione e alla erogazione dell’attività formativa. Altrettanti progressi sono stati registrati nell’attenzione crescente dedicata dalle Facoltà alla qualità dei processi formativi, e ciò al fine di dare ai giovani una preparazione di eccellenza che li faccia competere senza complessi con realtà considerate, non sempre con fondamento, più avanzate, e che compensi e premi le risorse che le loro famiglie investono.
Il valore del cambiamento è stato interiorizzato anche dalla componente tecnico-amministrativa del nostro Ateneo che,  quando ha partecipato a progetti nazionali rilevanti, si è distinta anche nel confronto con altri Atenei per l’eccellente contributo e per la qualità delle risposte comportamentali.
È giudizio condiviso che la vita di un Ateneo è un processo in cui si alternano e a volte si sovrappongono attività di consolidamento dei risultati e di sviluppo strategico per tutte le sue componenti.
Nei prossimi anni occorrerà individuare nuove opportunità di crescita e di miglioramento, attraverso la meditata valutazione degli stimoli interni ed esterni e una forte capacità creativa nel dare soluzione ai problemi che di volta in volta si presentano. E questo non può che essere un lavoro corale, il solo che può sprigionare la tensione a posizionare sempre più in alto il livello di aspirazione di tutte le componenti dell’Ateneo e il suo grado di competitività.
Le linee guida di un’azione programmatica realistica e non illusoria per il prossimo triennio devono tenere conto di diverse priorità:
• la definizione di uno spazio adeguato, nell’ambito del quadro istituzionale e dell’organizzazione della vita universitaria, per la ricerca, che costituisce il fondamento e un fine primario della funzione universitaria;
• la corretta applicazione dell’autonomia didattica, processo tuttora in itinere che richiede sostanziali adeguamenti da parte del mondo accademico, degli studenti, delle pubbliche amministrazioni e del mondo del lavoro;
• il finanziamento del sistema universitario, che vede l’Italia ancora agli ultimi posti tra i Paesi dell’Unione Europea per investimenti in formazione e ricerca;
• un maggiore coinvolgimento nella formazione e nella ricerca del sistema produttivo italiano, che andrebbe invece incentivato anche attraverso strumenti finanziari;
• la rivisitazione e ottimizzazione dei rapporti tra Sanità e Università;
• l’internazionalizzazione del sistema universitario e il rafforzamento dei rapporti con i Paesi del bacino del Mediterraneo;
• il miglioramento delle condizioni di accesso all’Università (anche dal punto di vista del Diritto allo studio), e in particolare la determinazione di condizioni di equità e pari opportunità per tutto il territorio nazionale, specialmente per le regioni meridionali che partono da una condizione di obiettivo svantaggio;
• la valorizzazione delle specificità e varietà di tutte le strutture.
Dato il quadro di fondo a livello nazionale e la visione del modello di Università per il quale occorre impegnarsi, il documento programmatico che si offre alla valutazione dei docenti, del personale tecnico-amministrativo e degli studenti tiene conto delle priorità qui sinteticamente richiamate. Esso illustra  gli obiettivi e le azioni utili per la stabilizzazione dei risultati conseguiti e per l’ulteriore sviluppo del nostro Ateneo.

 

 

 

 

 

 

2. Obiettivi e azioni

2.1 Autonomia didattica

Il modello di università, che deriva dalle precedenti normative, ha svolto un ruolo importante nella formazione della cultura e delle professionalità che hanno caratterizzato i passaggi storici decisivi della seconda metà del secolo scorso. Originariamente, esso corrispondeva a concezioni scientifiche, sociali e istituzionali che sono state progressivamente superate dal confronto con i processi evolutivi delle scienze e delle relazioni internazionali.
Un lungo processo di revisione dei sistemi di formazione, stimolato dalla rapida evoluzione delle scienze e delle tecniche di comunicazione della ricerca, accelerato dalla rapida obsolescenza delle conoscenze e dal vorticoso ritmo delle innovazioni tecnologiche, ha indotto la convinzione della necessità di passare a modelli formativi più elastici, caratterizzati dalla consapevolezza della rapida e costante evoluzione delle conoscenze in tutti i campi. Ciascun docente e, sempre più spesso, gli stessi studenti sperimentano, nell’ambito di durata di un corso di studio, il senso di “precarietà” delle conoscenze.
La riforma del 1999, che ha dato luogo all’introduzione del sistema “3+2” e alla straordinaria crescita delle attività formative successive alla conclusione del ciclo di studi di base, nasce anche dalla necessità di incrementare e differenziare la formazione di base e dalla esigenza di aggiornare le conoscenze lungo tutto l’arco della vita.
L’autonomia didattica, se ha determinato indubbiamente nuove opportunità per gli Atenei, ha generato però notevoli difficoltà per l’applicazione di un modello radicalmente differente da quello tradizionale di riferimento per generazioni di docenti, per le strutture universitarie e per la stessa società.
Le nuove regole comportano l’assunzione di nuove responsabilità per gli Atenei, che possono diversificare e articolare in modo flessibile l’offerta formativa, rendendo nel contempo indispensabile il processo di monitoraggio e di valutazione. L’autonomia didattica rimane però una vuota affermazione se non supportata da risorse finanziarie adeguate alla sua concreta e corretta applicazione.
L’autonomia è un processo ancora in divenire e in quanto tale non privo di ostacoli e di contraddizioni: l’introduzione della nuova normativa non poteva essere di per sé sufficiente per la costruzione di un nuovo modello formativo, abolendo d’un tratto i retaggi di una cultura centralistica.
In questi primi anni di sperimentazione, il mondo accademico ha certamente maturato la consapevolezza che l’autonomia non può e non deve essere utilizzata per incrementare il numero dei corsi di laurea, determinando a volte gravi difficoltà organizzative e un impegno straordinario dei docenti. Gli studenti, al tempo stesso, non devono guardare all’articolazione di una formazione costituita da percorsi più brevi come ad una mera semplificazione degli studi, poiché le lauree triennali devono comunque assicurare un bagaglio di conoscenze non negoziabile e che sia propedeutico a processi di formazione che durano per tutta la vita. È necessario procedere ad una revisione prudente e responsabile dell’offerta didattica, anche alla luce delle nuove normative e, soprattutto, delle reali prospettive culturali e professionali che ciascun corso può offrire.
Insieme alla riflessione sulla sperimentazione dei percorsi formativi di base (“3+2”), è necessario affrontare le tematiche relative alle attività di formazione successive alla laurea: dottorato, master, scuole di specializzazione. L’Ateneo ha realizzato, in questi ultimi anni, oltre a numerose e qualificate attività di dottorato, progetti di formazione di terzo livello  (scuole di specializzazione, master, corsi di perfezionamento e di aggiornamento, ecc.), rispondendo positivamente alla sempre più insistente richiesta che viene dalla società e dalle istituzioni. La prima fase ha visto tutte le Facoltà fortemente impegnate nello sviluppo di iniziative di grande interesse e di collaborazioni con qualificate istituzioni pubbliche e private. È necessario, ora, razionalizzare l’offerta formativa di terzo livello, recuperare esperienze importanti di scuole di specializzazione (richiedendone al Ministero dell’Università e della Ricerca il riconoscimento), procedere verso la formazione di aggregazioni volontarie di strutture formative di terzo livello previste e incentivate dalla legge.
Le amministrazioni pubbliche, il mondo delle professioni e il mondo della produzione devono assumere un’ulteriore consapevolezza delle potenzialità di cui sono portatrici le nuove figure professionali formate dalle Università.
      In relazione alle problematiche sopra evidenziate, sarebbe opportuno promuovere iniziative tendenti a razionalizzare e a qualificare maggiormente l’offerta formativa del nostro Ateneo attraverso:
• verifica dell’offerta formativa mediante l’analisi dei risultati conseguiti con i corsi di studio attivati;
• eventuale ridefinizione dei percorsi formativi, anche attraverso l’apporto di correttivi finalizzati a rendere congruenti obiettivi dei corsi di studio e articolazione didattica;
• approfondimento, per quanto riguarda in particolare  le lauree specialistiche e i master, dell’esatto rapporto tra profili professionali e processi formativi, in una prospettiva dinamica, fra attività di ricerca e progettazione dei percorsi culturali, fra tempi di studio e tempi di consolidamento delle conoscenze;
• attivazione di nuovi corsi di laurea interfacoltà ed eventualmente interateneo;
• potenziamento e promozione di corsi di laurea internazionali;
• rafforzamento delle attività di orientamento per le matricole, anche attraverso iniziative concertate con i Centri Servizi Amministrativi (ex Provveditorati agli Studi);
• valutazione della possibilità di formare manager didattici (figura solo parzialmente sperimentata con il progetto CampusOne);
• rafforzamento delle attività di tutorato finalizzate al superamento delle difficoltà organizzative degli studenti e dell’impatto conseguente al passaggio dalla scuola secondaria superiore all’università;
• rafforzamento dell’impegno per la formazione continua, anche d’intesa con gli ordini professionali e le associazioni di categoria, e potenziamento dei percorsi di specializzazione post-lauream, in particolare quelli che concernono la formazione dei futuri docenti delle scuole, con l’ulteriore coinvolgimento delle stesse istituzioni scolastiche del territorio;
• incentivazione dell’inserimento dei giovani nell’Università attraverso corsi di dottorato, valutazione della possibilità di istituire dottorati professionalizzanti specificamente finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro, promozione della partecipazione di studenti stranieri ai corsi di dottorato.
Tali punti programmatici richiedono un impegno collegiale volto a riaffermare, in un Ateneo di circa 70.000 studenti e con un bacino di utenza che si estende al Mediterraneo, il ruolo centrale della responsabilità fondata sulla democrazia della diffusione e della condivisione dei saperi.

 

2.2 Ricerca

L’organizzazione della ricerca impone una strategia che tenga conto del quadro delle regole normative e delle caratteristiche di contesto e, al tempo stesso, della dimensione internazionale della ricerca e delle sue ricadute, sia sul piano dell’approfondimento teorico, che sul piano delle implicazioni sociali ed economiche nel panorama italiano ed europeo.
Nella distribuzione delle risorse per la ricerca scientifica sono evidenti squilibri territoriali (nord-sud) e fra le diverse aree scientifiche, con una non equilibrata tendenza ad assegnare risorse a istituzioni private di ricerca. Senza un forte incremento di finanziamenti per la ricerca, si rischia di trasformare le Università in strutture di solo insegnamento superiore.
La ricerca attuale, rispetto al passato, richiede impegni molto più rilevanti, sia per la dimensione dei finanziamenti necessari per ciascun grande progetto che eccede, quasi sempre, le capacità di un singolo Ateneo, sia per la qualità dei prodotti stessi della ricerca che vanno a misurarsi, su un piano sempre più spesso multidisciplinare, in ambito europeo e mondiale, con strutture tradizionalmente molto competitive.
Si rende necessario adottare una logica di network, nella quale si distribuiscono e si integrano le potenzialità, si mettono in comune le risorse e le competenze, si potenziano gli scambi e le sinergie all’interno di reti di ricercatori di grande prestigio, al fine di giungere a risultati di eccellenza, come del resto l’Università di Catania in questi anni ha potuto sperimentare attraverso il coinvolgimento di propri docenti e di proprie strutture in programmi internazionali che prevedono anche la costituzione di reti di centri di eccellenza.
È necessario utilizzare una metodologia che stimoli a perseguire una seria e costante autovalutazione del livello scientifico raggiunto, nella costante prospettiva della valutazione nazionale e internazionale.
L’Ateneo dovrà nel prossimo triennio operare una importante scelta di campo a sostegno della ricerca attraverso iniziative tendenti a:
• effettuare un consistente reperimento di risorse finanziarie per un piano straordinario della ricerca scientifica. Gli enti locali, la regione, organizzazioni sociali e categorie organizzate di imprenditori e di utenti devono essere coinvolti in un piano a medio-lungo termine di potenziamento delle attività di ricerca di base e applicata, e di sviluppo di nuove tecnologie. Le numerose iniziative di partenariato, già avviate e sperimentate nel nuovo rapporto  con le più significative realtà istituzionali, sociali ed economiche, vanno potenziate all’interno di un progetto organico e integrato;
• rafforzare i rapporti di collaborazione scientifica con l’Unione Europea, con le istituzioni statali, con la Regione Siciliana e con le istituzioni locali nonché con le imprese e il mondo della produzione;
• avviare le necessarie azioni anche di tipo amministrativo per cogliere le opportunità offerte dal VII Programma quadro (2007-2013) per la ricerca europea;
• avviare, d’intesa con gli altri atenei italiani, con la CRUI, con il CUN, con l’Interconferenza dei Presidi e con tutti gli altri organismi che operano all’interno del mondo accademico, ogni utile azione e iniziativa affinché il Governo centrale metta a disposizione nuove risorse finanziarie per la ricerca scientifica;
• supportare e incentivare le attività di brevettazione di origine universitaria, anche con specifiche politiche di sensibilizzazione e di formazione, studiandone le modalità di valorizzazione sul mercato;
• rafforzare ed ampliare l’Ufficio Ricerca di Ateneo, nonché il servizio preposto all’informazione sulle opportunità di partecipazione e compartecipazione alle iniziative scientifiche nazionali ed  internazionali, curando un raccordo costante con l’Ufficio Relazioni Internazionali;
• fornire supporti, incentivi e strumenti ai docenti per sviluppare rapporti di collaborazione con istituzioni internazionali e migliorare l’inserimento nelle reti di ricerca europee;
• favorire la realizzazione di programmi di ricerca multidisciplinari su temi di rilevante impatto sociale;
• operare per incrementare le risorse istituzionali destinate alla ricerca favorendo anche l’apporto dei giovani attraverso l’incremento del numero di borse di dottorato, assegni di ricerca,  contratti di ricerca a termine;
• promuovere una politica per favorire donazioni private per la ricerca;
• monitorare la produzione scientifica e il suo rapporto con le risorse disponibili sulla base di un modello partecipativo e responsabile di organizzazione delle strutture interne di autogoverno della ricerca, anche al fine di incentivare e promuovere l’impegno dei singoli e dei gruppi di ricerca.
L’insieme combinato di queste azioni potrà servire per stimolare l’utilizzazione delle opportunità esistenti in ambito europeo e nazionale e la valorizzazione delle numerose e qualificate energie e risorse dell’Ateneo di Catania.

2.3 Valutazione delle attività universitarie

La valutazione costituisce la dimensione valoriale della stessa autonomia. Per tale motivo negli ultimi anni si è sempre più affermata la tendenza a sottoporre a valutazione le attività didattiche, di ricerca e di organizzazione degli Atenei. In tale contesto è da apprezzare il lavoro svolto a livello centrale dal CNVSU  e dal CIVR. A livello di Ateneo un impegno rilevante nell’affermare la cultura della valutazione è stato profuso dal Nucleo di Valutazione.
Nei prossimi anni la valutazione degli Atenei assumerà una valenza ancora più forte. In tale prospettiva è già stata presentata la proposta di istituzione di un’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario indipendente dagli organi ministeriali. Tale Agenzia, la cui costituzione appare non semplice, dovrà tra l’altro stabilire i criteri per la valutazione delle attività universitarie, i cui risultati potrebbero condizionare una quota dei finanziamenti statali.
Considerando inevitabile e opportuna l’adesione al sistema di valutazione nazionale che sarà sempre più stringente, l’Ateneo dovrà potenziare il proprio sistema di autovalutazione, prevedendo anche organi autonomi per ciascuna struttura o gruppo di strutture, secondo schemi formulati dagli Organi di Governo, allo scopo di individuare punti di forza e punti di debolezza e soprattutto per mettere a punto le necessarie azioni di sviluppo e promozione. L’autovalutazione dovrà essere realizzata evitando il rischio che tale sistema venga percepito come un sistema di controllo e caratterizzandolo invece come meccanismo di sostegno allo sviluppo e al miglioramento.
Gli Organi di Governo dell’Ateneo, anche utilizzando i risultati che dovrebbero emergere dal processo nazionale di standardizzazione dei sistemi di valutazione, dovranno guidare tale attività in una logica “dinamica” e “relativa”: ciascuna struttura dovrà essere considerata e valutata anche per le capacità di sviluppo dimostrate rispetto alle condizioni di partenza e alle risorse disponibili.
L’Ateneo potrebbe, inoltre, dar vita ad un sistema di incentivazioni  per migliorare i risultati delle strutture periferiche in termini di funzionamento, didattica e ricerca. 

 

2.4  Autonomia statutaria e regolamenti

La concezione stessa di autonomia impone una normazione statutaria d’Ateneo nella quale siano inserite e contemplate le soluzioni più opportune di autogestione e strutturazione istituzionale, così come le regole fondamentali di tutela e promozione delle posizioni dei singoli e della intera comunità accademica.
 Il nostro Statuto, a più di un decennio dalla sua formulazione, necessita di essere rivisitato per fare tesoro delle esperienze maturate, e per recepire le innovazioni che emergono dalle recenti riforme e dal parallelo e rapido sviluppo del rapporto territorio-università.
Alla luce dei più recenti mutamenti socio-istituzionali, è necessario dunque realizzare una riforma dello Statuto e dei regolamenti specificamente improntata alle forme partecipative, ai meccanismi decisionali degli Organi Collegiali, alle forme di governo e di gestione (in rapporto alle strutture didattiche e ai Dipartimenti), all’evoluzione del corpo docente, del personale tecnico-amministrativo e del corpo studentesco, alla nuova dimensione territoriale “a rete” dell’Università. E’ necessario che tale importante fase di revisione coinvolga tutte le componenti della nostra comunità universitaria, a garanzia di una costruzione democratica, innovativa e condivisa, in linea con le sfide che attendono l’Università europea nel terzo millennio.
Lo Statuto e i regolamenti costituiscono la fonte principale di libertà e di innovazione organizzativa dell’Ateneo; occorre definirli con accortezza per garantire la più efficiente ed efficace azione di governo, e per affermare in concreto la funzione positiva e costruttiva dell’autonomia dei docenti e dell’istituzione, la ricchezza della partecipazione della componente tecnico-amministrativa, l’apertura e la sensibilità nei confronti del mondo studentesco.
In particolare, sarà necessario affrontare, in modo originale e rispondente alle effettive esigenze dell’Ateneo, il rapporto fra  strutture di articolazione della didattica e Dipartimenti. Il disegno di “governance” contenuto nella 382/80 deve essere aggiornato e razionalizzato in considerazione della nuova dimensione e articolazione del nostro Ateneo.
La rappresentanza del personale tecnico-amministrativo e degli studenti in seno agli organi accademici deve essere adeguatamente valorizzata e potenziata. Deve inoltre essere adeguatamente incrementato il peso del personale tecnico-amministrativo per l’elezione del rettore. Vanno riviste  le modalità di elezione dei rappresentanti delle aree scientifiche al Senato Accademico.
I corsi di studio, rivisti e riordinati in base ai principi contenuti nel D.M. 270/04, dovranno acquisire una responsabilità più incisiva nel governo della didattica.
I centri di ricerca dovranno essere maggiormente valorizzati.
Il regime di contabilità dovrà essere rivisto e reso più funzionale alle esigenze di efficienza della didattica e della ricerca.

2.5  Risorse umane

La volontà di investire globalmente nel “capitale umano” del nostro Ateneo, nelle sue differenti ma complementari declinazioni, costituisce un elemento qualificante di questo programma di governo.
I docenti rappresentano indubbiamente una componente essenziale del sistema, in relazione soprattutto alle missioni della ricerca e della didattica. Sarà compito dell’Amministrazione universitaria promuovere tutte le iniziative che mettano i docenti in grado di svolgere questi impegni nelle condizioni più agevoli, anche attraverso meccanismi incentivanti e premiali legati alla qualità dell’attività didattica e della produzione scientifica e dell’interscambio di quest’ultima, non soltanto in ambito accademico, ma anche in seno alla società civile.
Il contributo del personale tecnico-amministrativo risulta di interesse assolutamente rilevante  per realizzare un significativo miglioramento del funzionamento dell’Ateneo. Pur in presenza di disposizioni finanziarie e legislative che penalizzano le Università italiane, dobbiamo essere in grado di attivare quei meccanismi interni che valorizzino concretamente il ruolo del personale tecnico e amministrativo, attraverso il giusto riconoscimento delle funzioni, la promozione di una formazione professionale adeguata all’innovazione normativa, tecnologica e relazionale, e la ulteriore razionalizzazione organizzativa. È necessario seguire le trasformazioni dei compiti e assicurare le dovute gratificazioni, anche economiche, in relazione alle capacità e all’efficienza assicurate a ciascuna struttura d’Ateneo e in proporzione all’efficacia dei servizi  erogati agli utenti.
La “società della cultura” trova ovviamente il suo humus nella “generazione in formazione”, ossia nei nostri  studenti. Il nostro impegno è quello di fornire loro occasioni sempre più concrete e variegate di crescita culturale e professionale, in linea con le loro aspettative ed aspirazioni e al tempo stesso con i rapidi cambiamenti del mercato del lavoro e della società . Dobbiamo cioè essere in grado anche di saper “leggere i loro sogni”, oltre che i loro bisogni, mettendo a disposizione le strutture e le competenze che siano in grado di interpretare e guidare con fiducia questo cammino, recuperando l’antico e proficuo rapporto tra maestri e allievi, puntando inoltre sul contributo di docenti e lettori di lingua straniera, per garantire loro quel bagaglio di conoscenze trasversali ormai indispensabili in una società sempre più aperta alla dimensione internazionale.
In relazione a quanto già osservato, si provvederà a sostenere e favorire iniziative a favore dei docenti, del personale tecnico-amministrativo e degli studenti finalizzate a:
• promuovere l’istituzione di un doppio canale per la ripartizione delle risorse da destinare al reclutamento e alle politiche di promozione per la funzione docente e per la funzione  tecnico-amministrativa;
• potenziare il reclutamento dei ricercatori attraverso l’assegnazione alle Facoltà di un significativo numero di “punti-organico”, reperendo le risorse necessarie ad “anticipare” le disponibilità finanziarie collegate ai futuri pensionamenti, anche al fine di evitare “svuotamenti” e “reclutamenti” concentrati in una sola fase temporale;
• porre le condizioni per garantire che lo sviluppo di carriera di ricercatori e professori possa realizzarsi nell’Ateneo al fine di assicurare la continuità scientifica e didattica e consolidare altresì il ruolo delle Scuole universitarie catanesi nell’ambito nazionale e internazionale;
• valorizzare il ruolo dei lettori madrelingua  in linea con le direttive europee;
• promuovere un piano di dotazione delle risorse umane fra le Facoltà, sulla base di criteri oggettivi e concertati, in vista di un rafforzamento tipologico delle stesse;
• evitare disparità tra le medesime categorie di docenti che in atto godono di differenti trattamenti economici, anche attraverso forme transattive compatibili con la normativa vigente e nei limiti assegnati all’autonomia;
• investire nel potenziamento dei servizi tecnici e tecnologici per garantire standard migliori e adeguati alla complessità e all’articolazione dell’Ateneo;
• garantire la tempestività dell’applicazione del Contratto collettivo di lavoro di secondo livello (decentrato) e incentivare la riqualificazione del personale tecnico-amministrativo;
• promuovere – sempre nel rispetto dell’autonomia e dell’efficienza delle strutture – il riequilibrio nella distribuzione del personale tecnico-amministrativo tra amministrazione centrale e livello periferico;
• garantire la sostituzione del personale tecnico-amministrativo in quiescenza;
• adeguare la dotazione del personale tecnico-amministrativo alle esigenze delle strutture dell’Ateneo;
• ridurre il precariato storico;
• favorire la consultazione programmatica con il personale tecnico-amministrativo, attraverso l’attivazione di apposite commissioni;
• rafforzare le iniziative di Ateneo finalizzate al Diritto allo studio nelle sue varie accezioni e applicazioni (borse di studio, prestiti d’onore, collaborazioni part-time, tutoraggi, sostegni agli studenti con disabilità, coinvolgimento delle associazioni studentesche nei progetti d’Ateneo, ecc.), in sinergia con gli enti preposti, in modo da garantire piena opportunità di successo formativo agli studenti capaci, meritevoli e bisognosi, sulla scorta dei diversi programmi già attuati in questi anni e dei suggerimenti avanzati dagli stessi rappresentanti degli studenti;
• investire maggiori risorse  a sostegno dei programmi di interscambio, sia europeo sia con i Paesi del Mediterraneo e con quelli tecnologicamente avanzati, affinché un numero crescente di studenti possa prendervi parte, in una logica improntata a circolarità ed accoglienza;
• regolamentare le carriere e organizzare idonee modalità di erogazione delle attività formative per gli studenti non impegnati a tempo pieno;
• promuovere l’utilizzazione della tecnologia e-learning come sistema di supporto alla didattica tradizionale  e potenziare i supporti alla didattica (laboratori, biblioteche, centri di documentazione, Internet point, ecc.) per soddisfare le esigenze degli studenti;
• potenziare i servizi (trasporti, residenzialità, ecc.) per migliorare la qualità della vita degli studenti anche nelle sedi decentrate, attraverso il coinvolgimento fattivo dell’ERSU e degli enti locali.

2.6  Infrastrutture

L’attività edilizia intrapresa dall’Amministrazione  in questi ultimi anni ha riguardato tutte le Facoltà; ha permesso l’acquisizione e la realizzazione di nuovi edifici sia nel centro storico che nell’area della Cittadella Universitaria; ha consentito di dotare l’Ateneo di strutture che permettono oggi di erogare migliori servizi agli studenti, garantendo nel complesso adeguati spazi per lo svolgimento dell’attività didattica e di ricerca, attraverso laboratori, biblioteche, studi, aule informatiche, uffici, spazi a verde e parcheggi.
All’Amministrazione che guiderà l’Ateneo nel prossimo triennio  spetterà il compito  di onorare e  dare concreta attuazione agli impegni assunti e già deliberati dagli Organi Accademici, di condurre a termine, in maniera rapida ed efficace, tutte le realizzazioni ancora in corso, che rientrano in un progetto complessivo che ha forti rapporti con l’evoluzione urbanistica della città di Catania. Al tempo stesso occorrerà rilevare i fabbisogni non ancora soddisfatti per dare una risposta adeguata e definitiva ai problemi di alcune Facoltà. Si è infatti profondamente consapevoli che non è possibile realizzare alcun progetto di innovazione, di ricerca e di didattica, senza sedi adeguate e strutture tecniche funzionali, consone al contesto e all’immagine che l’Ateneo di Catania intende offrire e proporre alla comunità nazionale ed internazionale.
In quest’ottica, ad esempio, è auspicabile assicurare spazi più adeguati anche alla Scuola Interuniversitaria Siciliana di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SISSIS), che costituisce un importante punto di riferimento per la formazione dei futuri insegnanti e ha un forte impatto sul mondo esterno all’Università.
Al tempo stesso, va perseguito il rapido completamento del Policlinico, nell’ottica di costruire una struttura didattica, di ricerca e assistenziale che divenga un punto di riferimento nella sanità siciliana e nazionale.
Con riferimento ad un’altra tipologia di infrastrutture, occorre prevedere investimenti straordinari in aule, laboratori, tecnologie informatiche, in linea con gli indirizzi più moderni di erogazione della didattica, di amministrazione e di riqualificazione dei processi di riorganizzazione dei servizi.

2.7  Rapporti con il territorio e decentramento

Il consolidamento dei rapporti tra il mondo della ricerca e il tessuto industriale di riferimento fornisce un contributo decisivo allo sviluppo del territorio e alla sua competitività attraverso il processo di trasferimento tecnologico che, oltre a facilitare lo sfruttamento  dei risultati della ricerca, stimola l’introduzione di innovazione nelle economie locali.
Il nuovo ruolo delle università, quali centri di raccordo ed interazione costruttiva tra mondo della ricerca scientifica e formazione da un lato e mondo della produzione dall’altro, conduce sempre di più verso lo sviluppo del dialogo con il sistema industriale in tutti i suoi variegati aspetti. Ciò significa progettare azioni che moltiplichino le occasioni e i rapporti di collaborazione al fine di incentivare il contributo scientifico, di ricerca e di formazione da parte dell’Ateneo, la concertazione territoriale con gli enti locali e le forze produttive, la progettazione e realizzazione di servizi qualitativamente elevati per la Pubblica Amministrazione e la collaborazione tecnica qualificata con strutture pubbliche e private.
Una dimensione strategica per il nostro Ateneo diventa dunque la capacità di disporsi entro logiche di “networking istituzionale”, per razionalizzare e focalizzare le risorse disponibili e proporsi come luogo di produzione del sapere, dell’innovazione e della conoscenza.
Occorre quindi rafforzare l’orientamento volto  a:
• proporre quale strategia centrale per il territorio la valorizzazione del capitale intellettuale, dell’innovazione  e del trasferimento tecnologico;
• rafforzare la sinergia con imprese nazionali ed internazionali, attraverso contratti di ricerca e commesse esterne con valenze strategiche a lungo termine, legate alle vocazioni del territorio ;
• stimolare e agevolare la generazione di nuove imprese di matrice accademica, potenziando il ruolo degli incubatori universitari, quali facilitatori dei processi di spin-off;
• potenziare il dialogo con il mondo del lavoro, specialmente nel campo della formazione successiva alla laurea, puntando su una fitta rete di relazioni tra imprese, ordini professionali, organizzazioni di categoria, istituzioni di promozione delle attività economiche e di sostegno allo sviluppo;
• investire sempre più nella realizzazione di progetti di stage e tirocinio, a vantaggio dei laureandi e dei neolaureati dell’Università di Catania, al fine di offrire ai giovani ambiti utili ed esperienze idonee nel campo delle relazioni di lavoro.
Tale processo di interscambio può essere agevolato attraverso le strutture di Ateneo dedicate a questo scopo.
Il rapporto con il territorio ha visto la realizzazione di nuove attività didattiche e di ricerca in quelle aree una volta sprovviste di sedi universitarie. Nelle province di Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa, grazie al rapporto con i Consorzi e con le istituzioni locali, si sono costituite vere e proprie realtà universitarie, che hanno portato allo sviluppo di attività di sostegno agli studi e alla vita stessa degli studenti di quelle province.
Tenendo conto dei risultati finora conseguiti, occorre perseguire:
• un dialogo costruttivo e continuo con i Consorzi universitari e con le istituzioni locali anche al fine di istituire nuovi posti di ruolo;
• la individuazione di idonee soluzioni alle problematiche sorte in questi anni in particolar modo nel polo di Enna;
• un monitoraggio delle attività formative avviate nel recente passato, al fine di  razionalizzare la proposta formativa;
• una scrupolosa valutazione di nuove proposte in relazione ai profili di utilità sociale, serietà organizzativa e interesse culturale;
• il potenziamento delle iniziative di ricerca, legate alle vocazioni del territorio, che affianchino le attività didattiche, per le quali bisogna individuare luoghi, strutture idonee e risorse aggiuntive.

2.8  Medicina universitaria

Un programma di governo dell’Ateneo non può prescindere dal prestare un’attenzione specifica alle problematiche della medicina universitaria, peculiari e significativamente diverse dalle altre.
           Confondere le problematiche della Facoltà di Medicina e Chirurgia con quelle della Sanità significa ignorare la complessità culturale e la ricchezza scientifica dei docenti e del personale tecnico-amministrativo, appiattire la missione didattica e scientifica dei docenti e del personale tecnico-amministrativo ad un ruolo subalterno alle funzioni assistenziali.
           La Facoltà di Medicina e Chirurgia rappresenta una delle più antiche realtà dell’Ateneo e, sin dalla sua fondazione, ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo della ricerca sia nelle varie aree scientifiche di diretta pertinenza, sia in altre importanti aree culturali. L’obiettivo fondamentale da perseguire oggi è quello di garantire libertà di ricerca e di insegnamento, al di fuori di ogni condizionamento esterno. In questa prospettiva, non si può fare a meno di ricordare che la funzione assistenziale è un complemento essenziale delle due funzioni proprie e specifiche della Facoltà e che la gestione delle attività connesse è compito specifico, autonomo ed esclusivo della stessa Facoltà.
           Fare chiarezza sulle funzioni  della ricerca e della didattica da un lato, e dell’assistenza dall’altro, serve per impostare correttamente le linee programmatiche e le strategie adeguate, per stabilire un rapporto chiaro e costruttivo con le istituzioni della Sanità, per rivendicare criteri di finanziamento da parte del SSN delle attività assistenziali e scelte di collaborazione che rispettino la dignità della funzione docente, l’autonomia della ricerca, la priorità della funzione scientifica delle strutture universitarie rispetto alle strutture sanitarie.
           Il finanziamento delle attività sanitarie deve in ogni caso tener conto della funzione collettiva e pubblica della ricerca e della formazione che nel loro ambito si svolge. Sul piano della definizione dei rapporti di utenza, infatti, non è possibile trattare una struttura sanitaria di ricerca e di didattica come una qualunque struttura ospedaliera.
Fin troppo spesso, il rapporto con le istituzioni del SSN ha trascurato tali valori e ha mortificato la funzione universitaria. Dobbiamo presentarci al confronto e al dialogo con l’interlocutore istituzionale con la forte consapevolezza della qualità e del ruolo pubblico della nostra Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Il modello gestionale vigente è in corso di revisione in sede legislativa ed è assolutamente necessario che l’Ateneo faccia sentire la sua voce nelle sedi in cui si elabora la riforma per ottenere i dovuti riconoscimenti all’opera ed alla funzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia, dei suoi docenti e del suo personale tecnico-amministrativo.
      In relazione a tale quadro, l’impegno dell’Amministrazione dovrà essere rivolto a:
• valorizzare le competenze e le risorse  della Facoltà di Medicina e Chirurgia per concorrere collegialmente alla migliore gestione possibile delle strutture assistenziali in cui si svolgono le funzioni di didattica e di ricerca;
• affermare sempre più il ruolo e la dignità dei singoli docenti che svolgono attività assistenziali e di tutto il personale tecnico e amministrativo che consente il funzionamento delle strutture;
• operare per non interrompere un trend di investimenti e di iniziative che ha registrato un grande sforzo per garantire  sviluppo a tutte le aree;
• definire criteri di finanziamento delle strutture, delle attrezzature e dell’organico da parte del SSN che rispettino anche il ruolo di alta ricerca e di formazione della medicina universitaria;
• stabilire rapporti chiari con il SSN sul piano della gestione nei modi e nelle forme previsti dalla legge per le singole forme istituzionali (Policlinico, Azienda Ospedaliera Universitaria Vittorio Emanuele II, Aziende ospedaliere e sanitarie locali), rivisitando il protocollo d’intesa con la Regione Siciliana;
• ribadire e consolidare la responsabilità, l’autonomia e la centralità della Facoltà di Medicina e Chirurgia nella gestione dell’attività assistenziale;
• esigere dagli Organi competenti l’applicazione del criterio di riserva del 50% dell’attività dei docenti alla didattica e alla ricerca nella immediata riformulazione delle dotazioni organiche;
• riconoscere e valorizzare le professionalità e le competenze in ambito assistenziale e attribuire le conseguenti indennità (posizione, risultato, responsabilità, specificità, indennità, esclusività, RIA,ecc.);
• garantire il trattamento economico secondo i criteri di legge;
• applicare immediatamente gli istituti e i trattamenti del secondo biennio contrattuale;
• completare le infrastrutture avviate;
• consolidare e rafforzare, in collaborazione con il Consorzio Universitario e con le Aziende Ospedaliere, la presenza della Facoltà di Medicina e Chirurgia nella sede di Ragusa, contribuendo in tal modo alla costituzione di un polo didattico e di ricerca nel rispetto degli impegni già assunti dall’Ateneo e con l’obiettivo di contribuire alla crescita della  stessa Facoltà.

2.9  Rapporti con le altre università siciliane

         La posizione geografica della Sicilia invita ad una collaborazione sempre più intensa delle Università dell’Isola nella prospettiva unitaria di un “contenitore culturale” in grado di attrarre capitale umano, di esportare modelli scientifici e culturali, di affermare la propria identità nel contesto nazionale ed internazionale.
          Tale collaborazione deve riguardare in particolare la realizzazione di un Politecnico del Mediterraneo e di un Polo umanistico del Mediterraneo.
La realizzazione di una struttura politecnica, già prossima alla concreta attuazione, ha significativi riferimenti nella legislazione regionale e nella programmazione conseguente, e si incentra sullo sviluppo di una struttura a rete regionale fra tutte le università siciliane. Sarà necessario lavorare con tutte le aree scientifiche interessate, non dimenticando che la storia universitaria ha già attribuito ai Politecnici tradizionali funzioni, competenze e compiti ben più ampi di quelli originari di formazione tecnologica superiore.
Oltre alla struttura politecnica, occorrerà approfondire l’idea di realizzare un polo delle competenze umanistiche, che non può ridursi, ovviamente, alla gestione coordinata delle aree umanistiche tradizionali. Di fronte al rischio di parcellizzazioni, è necessario sviluppare una riflessione sulla stessa organizzazione istituzionale dei nuovi saperi di area umanistica.  La formazione di un polo di competenze umanistiche potrà contribuire ad attrarre risorse e potrà costituire, inoltre, una sfida alla ricerca di adeguate dimensioni organizzative  e alle pressanti istanze di innovazione culturale.
Altre iniziative da sviluppare con le Università siciliane potranno riguardare la realizzazione di: corsi di laurea interateneo; progetti che sviluppino la cooperazione fra gruppi di ricerca, strutture didattiche e uffici; interscambi di esperienze, di docenti e di studenti.

2.10  Internazionalizzazione

Il processo di internazionalizzazione  dell’Istruzione Superiore, considerato fino ad oggi prevalentemente un processo di mobilità studentesca, assume in una società globalizzata una dimensione costruttiva e fondamentale nel percorso formativo.
È necessario quindi “costruire” un corpo internazionale di studenti a tutti i livelli della formazione universitaria (dal primo livello fino alla formazione dottorale e alla formazione continua professionale) per rispondere alle esigenze competitive di un mercato culturale sempre più aperto e carente di risorse pubbliche.
Da questo deriva l’opportunità di una strategia d’Ateneo orientata ad una politica euromediterranea e aperta, al tempo stesso, ai Paesi tecnologicamente avanzati e/o a più forte tasso di crescita economica. Tale strategia dovrà essere pertanto finalizzata a “fare sistema” con i settori economici trainanti della società in cui l’Ateneo opera.
Il processo di Bologna sta definendo le linee principali dell’internazionalizzazione degli Atenei, e porterà come conseguenza che gli studenti si distribuiranno per diversi livelli di capacità di competere per il lavoro in ambito locale, regionale, nazionale, europeo o internazionale. In questo quadro, il processo di internazionalizzazione dell’Ateneo dovrà porre le basi per consentire a tutte le strutture ai diversi livelli di sviluppare la capacità di competere per i migliori studenti e per offrire ad essi i migliori servizi, formativi e non, possibili.
In questa prospettiva, l’Università di Catania ha  potenziato le attività dell’Ufficio relazioni internazionali e ha stimolato la partecipazione di studenti e docenti ai grandi Programmi europei (Erasmus, Socrates, Leonardo, ecc.).
L’internazionalizzazione della formazione è dunque un primo momento della politica d’Ateneo, che deve ovviamente aderire al sistema formativo italiano proiettandosi verso modelli formativi innovativi.
L’Università di Catania è stata in questi anni protagonista e promotrice di una grande operazione di collaborazione didattico-scientifica che ha visto riuniti insieme nel capoluogo etneo i ministri e i rettori di 13 Paesi dell’area euro-mediterranea.
Il privilegio assegnato al nostro Ateneo rappresenta un riconoscimento per le numerose iniziative da esso promosse in risposta alla richiesta proveniente da quegli stessi Paesi che hanno individuato nella nostra Università il riferimento utile e l’interlocutore più accreditato per dare vita ad iniziative di formazione e di scambio scientifico, necessarie a costruire le infrastrutture materiali ed immateriali indispensabili per la costituzione dell’area di libero scambio prevista per il 2010.
Le azioni per lo sviluppo dell’internazionalizzazione  dovranno essere pertanto orientate a:
• mettere a punto una strategia complessiva d’Ateneo per  potenziare e instaurare nuovi rapporti stabili con le istituzioni scientifiche straniere;
• portare a compimento le iniziative già avviate;
• inserire le diverse strutture dell’Ateneo in Reti internazionali universitarie per avere accesso più facilmente a risorse europee, e per sviluppare una sana competizione finalizzata alla crescita degli standards e della qualità dei servizi;
• promuovere la collaborazione con istituzioni universitarie e docenti stranieri per la realizzazione di corsi di laurea e dottorati di ricerca internazionali;
• incentivare i rapporti di collaborazione scientifica con istituzioni internazionali allo scopo di assicurare una sempre crescente proiezione internazionale della ricerca sviluppata nel nostro Ateneo;
• favorire anche con incentivi finanziari l’impegno dei docenti per cogliere le opportunità didattiche e di ricerca offerte dal contesto euro-mediterraneo, e per instaurare nuove partnership con istituzioni e colleghi di altri Paesi, predisponendo strumenti concreti di cooperazione;
• potenziare le azioni di sostegno e stimolo alla formazione all’estero dei dottorandi e alla effettuazione di periodi di permanenza di docenti presso università o centri di ricerca all’estero;
• favorire la mobilità del personale tecnico-amministrativo, finalizzata all’arricchimento delle competenze professionali attraverso la conoscenza diretta di “buone pratiche” sviluppate da Università di altri Paesi.
L’insieme combinato di queste azioni consentirà alla nostra Università di rafforzare il proprio ruolo baricentrico rispetto all’area euro-mediterranea e al tempo stesso di prepararsi, e di preparare la comunità, alla naturale evoluzione di una società sempre più improntata alla globalizzazione, nel rispetto delle culture, delle religioni, e trovando nuovi stimoli attraverso l’osmosi dei differenti livelli e contesti di conoscenza.

2.11 Scuola Superiore di Catania

Sul piano della sperimentazione di nuove strutture, condotta negli ultimi anni nel nostro Ateneo, una menzione particolare merita il processo di sviluppo e di consolidamento della Scuola Superiore di Catania.
La Scuola Superiore di Catania costituisce ormai un polo di eccellenza nel panorama nazionale, come si evince dai pareri del CNVSU.
L’alto profilo della formazione integrativa offerta dalla Scuola d’eccellenza del nostro Ateneo, unitamente a un elevato standard di vita residenziale, consente di inserire questa istituzione a pieno titolo tra le strutture che concorrono a formare la Rete nazionale delle Scuole Superiori.
L’impegno a potenziare ulteriormente e valorizzare i buoni risultati già conseguiti si potrà manifestare anche apportando alcune modifiche allo statuto del Consorzio Istituto Superiore di Catania.
Il processo di crescita della Scuola dovrà pertanto essere fondato su  percorsi didattici  interdisciplinari e innovativi utili a sviluppare un sapere d’eccellenza, distinto e non sovrapponibile con altre iniziative scientifiche e formative, che sia inoltre fruibile dal contesto territoriale locale, nazionale ed internazionale.
Per quanto riguarda la formazione post-lauream, va sicuramente sottolineata l’importanza dei corsi di master che vanno potenziati seguendo le indicazioni contenute nelle linee di sviluppo di politica internazionale dei diversi Ministeri interessati. In tal senso, può essere auspicabile rafforzare il comitato scientifico della Scuola con l’inserimento anche di personalità nazionali ed estere di chiara fama.

2.12 Centri di servizio

In questi anni i Centri di servizio dell’Ateneo, pur fra numerose difficoltà dovute ai tagli dei finanziamenti alle Università, hanno visto accrescere il loro ruolo in relazione  a: orientamento universitario; accessibilità del patrimonio bibliografico e storico dell’Ateneo; servizi tipografici; servizi informatici e telematici agli studenti, ai docenti e al personale; divulgazione delle lingue straniere; formazione continua; sostegno agli studenti con disabilità; pari opportunità; attività sportive e ricreative; comunicazione. Questi Centri, che hanno permesso di arricchire notevolmente l’offerta complessiva dell’Ateneo, vanno ampliati e rafforzati, in termini di strutture, di personale e di progettualità, in modo da poter attingere anche a risorse ulteriori per l’attivazione di nuovi ed innovativi servizi che aumentino oltretutto l’attrattività dell’Università di Catania.
Il Centro Orientamento e Formazione dell’Università di Catania eroga un valido servizio di orientamento sia “in entrata” che “in uscita”, volto alla valorizzazione, sulla base delle attitudini individuali, dei percorsi di studio universitari, della formazione specialistica e degli sbocchi professionali.  Nell’ottica della valorizzazione delle specificità e delle richieste provenienti dalle imprese e dalla società civile, è auspicabile che il COF, a supporto delle Facoltà, promuova ulteriori e innovativi progetti di formazione avanzata e specialistica in linea con le sollecitazioni provenienti dall’Unione Europea, in grado di qualificare sempre più i giovani, preparandoli alla concorrenza, alla sfida di una società globalizzata e sempre più esigente.
L’Archivio d’Ateneo costituisce un indispensabile supporto al funzionamento della macchina organizzativa e amministrativa ed è memoria dell’Ateneo, fonte della comunicazione e della documentazione. L’Archivio ha sapientemente raccolto, conservato e valorizzato tutte le testimonianze documentarie della storia dell’Ateneo; necessita di una rinnovata azione di sostegno  per realizzare i suoi progetti e sviluppare al meglio le sue potenzialità. L’Archivio storico, frequentato da docenti, studenti, laureandi e studiosi della storia locale e dell’Ateneo, deve assumere quindi sempre maggiore valenza, ai fini della ricerca (l’archivio conserva fonti documentarie di prima mano), delle attività di valorizzazione culturale (mostre, convegni, pubblicazioni) e della didattica (lezioni e visite per gli studenti universitari e delle scuole superiori).
Il Centro Biblioteche e Documentazione con la realizzazione del Catalogo Unico on line ha consentito l’accesso e la fruibilità da parte della comunità universitaria – e non solo – del patrimonio posseduto dalle biblioteche, e ha messo a disposizione di docenti e studenti una vasta collezione di banche dati e riviste in formato digitale. Tale pregevole iniziativa merita un ulteriore incremento dell’offerta di strumenti bibliografici e informatizzati per la ricerca e l’insegnamento. Un maggiore coordinamento con le strutture decentrate, da potenziare ulteriormente, potrebbe sicuramente arricchire il servizio in termini qualitativi e quantitativi, stimolare e sostenere la collaborazione, già peraltro avviata, con le Biblioteche e con gli Archivi del territorio e della Regione al fine di cogestire, digitalizzare e offrire in consultazione la riproduzione di  manoscritti e opere  rare.     
La Tipografia è in grado di assumere la funzione di una vera e propria “azienda”. A tal fine è necessario rendere la gestione dei carichi di lavoro, del budget e del listino prezzi, più agile e flessibile anche dal punto di vista normativo. L’ipotesi di attrezzare la tipografia per il lavoro conto terzi, applicando criteri “aziendali”, non solo contribuirebbe a superare le lentezze burocratiche ma migliorerebbe la gestione economica. Gli studenti dovrebbero poter usufruire opportunamente del supporto tecnico per la stampa e la rilegatura delle tesi. Di tutti i servizi della tipografia dovrebbero ricevere costante comunicazione sia le strutture dell’Ateneo, comprese le sedi decentrate, sia le Istituzioni territoriali.
Il Centro per i Sistemi di elaborazione e le applicazioni scientifiche e didattiche ha sicuramente svolto un eccellente lavoro, progredendo in competenza ed efficienza a favore di tutte le attività dell’Ateneo. L’introduzione delle tecnologie dell’ICT nella macchina amministrativa costituisce da anni una concreta realtà. Molti processi amministrativi si svolgono con il supporto di procedure informatiche che li velocizzano e li rendono più efficaci ed efficienti. Occorre pertanto sviluppare ulteriormente tale processo di innovazione tenendo conto che l’utilizzo delle tecnologie ICT deve sempre essere orientato al perseguimento di obiettivi concreti per realizzare una migliore efficienza ed efficacia dei processi amministrativi, un risparmio sui costi e una qualificazione delle professionalità coinvolte. Nei prossimi anni sarà pertanto necessario  consolidare le iniziative già avviate per rendere omogeneo il sistema informativo di Ateneo e poter introdurre il controllo di gestione che diventerà obbligatorio per le Pubbliche Amministrazioni.
L’attività del Centro linguistico multimediale d’Ateneo deve essere opportunamente potenziata individuando efficaci forme di auto-gestione. Soprattutto negli ultimi tempi tale Centro si è significativamente aperto al territorio, promuovendo la diffusione delle lingue e delle culture straniere -anche attraverso la possibilità di far conseguire certificati di abilità linguistica- non solo ai nostri studenti ma anche a categorie professionali della comunità siciliana. Ciò deve essere ulteriormente sviluppato, se si valuta l’importanza che l’Ateneo  di Catania assegna alla formazione in campo linguistico in tutti i suoi momenti.
Il Centro di Aggiornamento Ricorrente per le Professioni (CARiP) è stato costituito con l’obiettivo di offrire un aggiornamento professionale continuo, di qualità e di riqualificazione, per chi opera in attività economiche “deboli”. Al fine di rendere efficace l’azione del Centro e di portare a regime la sua attività, sarà necessario stimolare un sempre maggiore coinvolgimento degli ordini professionali da un lato, e delle Facoltà dall’altro, in un’opera di integrazione con le strutture produttive del mondo del lavoro, con le organizzazioni di categoria e gli Enti locali, contribuendo alla creazione di strutture consortili che vedano l’Università svolgere un ruolo chiave dal punto di vista della certificazione della qualità e dell’offerta di competenze non altrove reperibili nel territorio. Sarà altresì importante la realizzazione di Conferenze di servizi con le associazioni industriali e con gli altri “stakeholders” coinvolti nel processo di sviluppo dell’aggiornamento continuo dei professionisti. Tutto ciò avrà ricadute positive sull’ottimizzazione delle attività formative tradizionali e sulla offerta formativa avanzata, in quanto capace di agevolare l’orientamento dello studente durante la formazione universitaria e di portare a sinergia le attività proprie del CARiP con quelle della Scuola Superiore, dei Corsi di Dottorato di Ricerca e dei Master di Primo e Secondo Livello.
Per quanto riguarda il Centro servizi per la disabilità, che in questi anni ha visto crescere notevolmente il numero dei fruitori, occorre continuare a realizzare le azioni di informazione e sensibilizzazione sui problemi relativi alla disabilità nei confronti dell’intera comunità universitaria, migliorando la circolarità tra le diverse strutture d’Ateneo, incentivando la partecipazione ai progetti nazionali ed internazionali e proseguendo in quelle iniziative che mirano ad abbattere le barriere architettoniche e quelle di integrazione sociale a favore del progresso culturale e della pari opportunità per tutti gli studenti. La realizzazione di un’ausilioteca, nella quale sussidi ed ausili, materiale educativo didattico e informatico possano contribuire ad una migliore definizione delle varie problematiche legate alla disabilità, appare in questa prospettiva un obiettivo rilevante. L’Ateneo dovrà assumersi anche un impegno economico contribuendo al cofinanziamento MUR, ampliando altresì la rete dei servizi e degli interventi educativi in collegamento con le istituzioni scolastiche e le agenzie educative del territorio, così come auspicato dal tavolo tecnico tra Ateneo, istituzioni territoriali ed associazioni di categoria. Sarà infine opportuno avviare una collaborazione con Enti, Centri specializzati, Case Editrici per la realizzazione di progetti di formazione, attività di consulenza e tutoraggio e la promozione dell’accessibilità alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione – attraverso, ad esempio, testi elettronici – per le persone con disabilità.
Una doverosa considerazione merita l’attività del Comitato Pari Opportunità dell’Ateneo che, dalla sua istituzione ad oggi, ha intensificato le sue iniziative in direzione di una lettura positiva delle differenze di genere e della promozione di culture contro la discriminazione, oltre che attraverso l’erogazione di servizi al fine di conciliare i ruoli professionali e familiari. Tali attività, svolte con grande impegno, dedizione ed efficacia, vanno sicuramente potenziate, ampliando la base dei soggetti coinvolti e utilizzando strumenti concreti a sostegno dell’inserimento lavorativo delle giovani generazioni, soprattutto nel momento in cui esse sono chiamate a ruoli legati alla famiglia  e in particolare alla cura dei figli, così come peraltro suggerito dalle direttive dell’Unione Europea.
Le meritevoli iniziative del Centro per le Attività Sportive e Ricreative dell’Ateneo hanno in questi anni contribuito alla creazione di un positivo senso di aggregazione con la comunità universitaria, coinvolgendo studenti, docenti e personale tecnico amministrativo in attività ludico-sportive, oltre che culturali di pregevole livello. Appare doveroso pertanto potenziare tali attività agonistiche e culturali, incentivando il coinvolgimento di tutta la comunità universitaria attraverso l’organizzazione di rappresentazioni teatrali, concerti, tornei sportivi (anche in collaborazione con le strutture del CUS), con iniziative interne all’Ateneo e scambi con le realtà nazionali ed euromediterranee. L’impegno e la partecipazione in manifestazioni sportive, musicali e teatrali contribuiscono indubbiamente a una valida crescita  dell’Ateneo.
Il rapporto con il territorio e con tutti gli utenti dell’Università, l’attività delle strutture e la loro più vasta accessibilità, la promozione di sempre più numerose e qualificate iniziative culturali, non possono prescindere dal supporto fattivo ed efficace di una moderna struttura di comunicazione, cui spetta il compito, sempre più rilevante, di garantire la “visibilità” dell’Ateneo, intesa non solo come “immagine”, ma soprattutto come strumento di trasparenza e di divulgazione delle iniziative e dei risultati conseguiti. A tal fine, è opportuno sostenere e potenziare le attività dell’Ufficio Comunicazione dell’Università, che in questi anni ha sviluppato competenze e know-how per assicurare il riscontro mediatico delle iniziative, in collaborazione con Facoltà, Dipartimenti e Uffici, e ha fornito prezioso sostegno in termini di capacità organizzativa e di coordinamento anche in relazione ad eventi internazionali promossi dai Ministeri e dalla Regione Siciliana.
 

3. Considerazioni conclusive

Il nostro Ateneo, ricco di professionalità e di competenze, ha una forte, diffusa e ben fondata aspirazione ad accreditarsi come “fucina delle eccellenze” nei diversi campi della ricerca, della formazione e dell’attività amministrativa.
 Sono certo che la comunità universitaria catanese saprà vincere questa sfida, collaborando al progetto di una Università che riaffermi e prosegua con successo le sue fondamentali missioni nella società, legate alla crescita dei giovani, all’affermazione del nostro sistema produttivo e culturale attraverso la ricerca, la divulgazione e l’applicazione dei suoi risultati.
Sull’impulso e con l’incoraggiamento di Colleghi docenti, di Amici che svolgono funzioni tecniche e amministrative e di Studenti, mi sono convinto a proporre la  candidatura all’elezione di Rettore con la speranza che la mia disponibilità e il forte spirito di collaborazione che mi viene manifestato possano contribuire a promuovere un progetto condiviso, a continuare nel percorso di crescita del nostro Ateneo, a sviluppare nuove iniziative per rispondere positivamente alle domande che quotidianamente vengono sottoposte al sistema universitario.
Mi impegno a mettere al servizio dell’Ateneo la mia conoscenza delle problematiche universitarie, che ho maturato in questi anni  come Preside della Facoltà di Agraria dell’Ateneo, come

Redazione Step1

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