Il progetto di un catanese di suonare unnieddarè «Performance all’improvviso, così trasmetti amore»

Se il sogno di ogni musicista è quello di far arrivare ovunque la propria musica, Flaviano Pennisi, catanese, classe 1989, è decisamente sulla strada giusta. Con il suo Suonare unnieddarè project vuole non solo portare in ogni dove la sua arte, ma avvicinare a essa chiunque, suonando la batteria nei luoghi più disparati, dal lungomare di Ognina agli Archi della marina, giusto per citarne alcuni«Se suoni con una band in un pub vai a colpire un pubblico che va in quel posto proprio per ascoltare musica – dice a MeridioNews – Ma se ad esempio, suoni alle 6 del mattino nella storica pescheria di Catania, così come ho fatto, trasmetti l’amore per il ritmo a chi in quel momento non avrebbe mai potuto aspettarsi di vedere e sentire suonare una batteria».

Una passione, quella per la musica, e per la batteria in particolare, contagiata dalla famiglia sin da quando era in tenera età: «Con mio padre e mio fratello batteristi e mia sorella pianista ho cominciato già da piccolissimo a respirare musica e a sei anni a suonare». Anni di esperienza e di studio l’hanno condotto poi a maturare, una volta ventenne, l’idea del Suonare unnieddarè project, un progetto che già dal nome svela il suo intento e le sue origini: «Suonare è semplicemente ciò che faccio e che voglio arrivi a chiunque, unnieddarè, che vuol dire ovunque in dialetto siciliano». Da una parte le radici, dall’altra le speranze per il futuro: «Il project finale indica quel tocco di internazionale che vorrei dare a questo progetto, sperando di riuscire a suonare anche fuori dall’Italia, a Londra o ad Amsterdam, o in Ungheria magari».

Ma il suo progetto svela non solo una personale ambizione, ma anche una funzione sociale della musica: «L’obiettivo che mi sono prefissato è quello di avvicinare a questa meravigliosa arte e soprattutto i giovani – continua – perché sono fermamente convinto che la musica e lo studio di uno strumento trasmettano quella attenzione e quella disciplina che serve nella vita di tutti i giorni». Tolto il fatto che un adolescente che «decide di studiare seriamente uno strumento non avrebbe nemmeno il tempo di intraprendere cattive strade». Soprattutto nei quartieri considerati «difficili: il messaggio che voglio lanciare è che la musica è uno strumento di aggregazione – prosegue Flaviano – Unisce le persone. Bastano alcuni minuti di ritmo per ricevere un’accoglienza calorosa, una stretta di mano sincera, una partecipazione positiva».

Il suo tour improvvisato della Sicilia (e non solo) continua. E Flaviano Pennisi, senza volere anticipare le tappe del progetto – proprio per non tradire l’effetto sorpresa – lancia un invito: «Vorrei che anche altri colleghi musicisti partecipassero attivamente. La musica è soprattutto condivisione».

Chiara Chines

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