Amarcord, celebre film del 1973 diretto da Federico Fellini, è un titolo che può essere attualizzato e riadattato, a seconda delle circostanze, alla realtà calcistica. In relazione alla gara Palermo-Bologna, l’elemento autobiografico che domina la pellicola è associabile ai vissuti di Sandro Vanello, centrocampista con un passato sia in Sicilia sia in Emilia-Romagna negli anni Settanta. Il match odierno del Barbera significa amarcord per l’ex mezzala classe 1948. Una figura che, da un certo punto di vista, presenta delle analogie con il presidente rosanero Baccaglini per la sua atipicità in un mondo pieno di cliché e immagini standardizzate e per la sua capacità di rompere gli schemi.
Vanello, proveniente da una famiglia benestante e laureatosi in architettura con la votazione di 105/110 proprio nel capoluogo siciliano, a Palermo ha trovato la sua dimensione ideale: «Ricordo con grande piacere l’esperienza vissuta in Sicilia – ha dichiarato ai microfoni di Meridionews il sessantanovenne friulano – è stata un’esperienza diversa da quella di Bologna, realtà piacevole e godereccia (si trasferì sotto le due torri dopo l’avventura rosanero e in rossoblù giocò 26 partite in due diversi segmenti temporali, ndr) ma che adesso è irriconoscibile come afflato e come anima. I tempi sono cambiati. A Palermo ho coltivato tante amicizie. Speciale quella con Giacomino Sinagra maturata nel suo negozio di abbigliamento in via Ruggiero Settimo. Mi sento spesso con lui e tornare in vacanza a Palermo è nei miei programmi».
Con la maglia rosanero, il Professore ha giocato dal 1970 al 1975 (quattro campionati in serie B e uno in A con uno score complessivo di 151 presenze e 12 gol) conquistando una promozione nella stagione 1971/72 e raggiungendo la finale di Coppa Italia persa a Roma ai calci di rigore nel 1974 proprio contro il Bologna. Erano tempi diversi. La Favorita, che adesso è diventata terra di conquista per tutti, era prima una specie di fortino. Un microcosmo in cui pubblico e squadra formavano un unico blocco: «Anche se non vivo a Palermo so che adesso gli scenari sono cambiati e che, complici ovviamente i risultati negativi, tra la squadra e la gente c’è una spaccatura. Noi giocatori ci sentivamo palermitani – ha ammesso – il coinvolgimento e la partecipazione nella vita della città erano aspetti fondamentali che adesso si sono persi».
Un successo nella gara odierna contro i felsinei potrebbe, in vista del rush finale, ridurre il gap tra la squadra e il popolo rosanero: «La situazione che sta vivendo il Palermo è complicata – riconosce Vanello – i rosanero e il Bologna avranno motivazioni diverse, ma gli emiliani non regaleranno nulla e i padroni di casa, che in ogni caso dovrebbero essere spinti dalla voglia di mettersi in mostra a prescindere dai risultati, faticheranno per conquistare l’intera posta in palio. Io, però, sono convinto che riusciranno a vincere e a togliersi finalmente una soddisfazione». La cura Bortoluzzi, dunque, potrebbe sortire effetti positivi: «So benissimo che quando c’è un cambio di allenatore scatta qualcosa nella testa dei giocatori, anche a livello inconscio. Il Bologna è una buona squadra, motivo per cui – conclude – un successo avrebbe un certo valore nell’ambiente rosanero e aiuterebbe il gruppo in termini di autostima e consapevolezza dei propri mezzi».
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