Perché le isole Canarie possono essere fuori della linea doganale europea, e quindi avere una fiscalità di vantaggio, e la Sicilia no? Perché alcune regioni a statuto speciale europee sono felicemente fuori dall’Ue, e la Sicilia no?
“Perché a rappresentare la Sicilia nelle trattative con gli altri Paesi europei c’è stata l’Italia”. Va dritto al cuore del problema il professor Massimo Costa, docente di economia aziendale all’Università di Palermo e tra i massimi esperti in tema di Statuto autonomistico siciliano. Sabato mattina a Catania, nell’ambito di un convegno dedicato alla storia dell’Autonomia organizzato dal Mis, Movimento per l’indipendenza della Sicilia, ha regalato alla platea un’analisi dettagliata di tutte le nefaste conseguenze economiche che pesano sulla Sicilia a causa della mancata attuazione dello Statuto autonomistico. E se questo è successo, è perché a differenza di altri Stati, quello italiano ha deciso, per ragioni politiche ed economiche che nulla hanno avuto a che vedere con il benessere dei siciliani, che era meglio ignorarlo.
(Questo il video del convegno:http://www.ustream.tv/recorded/21324054)
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Lo dimostra,ad esempio, il caso dell’articolo 37 dello Statuto, secondo cui le imposte delle aziende che producono nella regione dovrebbero rimanere sul suo territorio. E invece no, se le prende lo Stato italiano. Caso emmblematico sono le raffinerie, che inquinano qui, ma pagano le imposte dove hanno la sede legale. Ma anche le banche “Ogni anni 700 milioni di Ires delle banche che operano qui volano fuori dalla Sicilia” ha ribadito il professor Costa.
“Già la Danimarca, che conta due regioni a statuto speciale, lí si chiamano Contee, le ha viste uscire entrambe, una dopo laltra, dallUnione. La Groenlandia, che è rimasta PTOM, cioè appartenente ai paesi e territori doltremare, associati allEuropa con un regime di scambi post-coloniale, o forse dovrebbe dirsi neocoloniale, piú o meno come le ex-colonie europee, oggi chiamate ACP (paesi dellAfrica, Caraibi e Pacifico). Ma anche le Faer Oer” ha spiegato Costa “che sono uscite del tutto e senza tanti complimenti. Ci sono le Isole del Canale e lIsola di Man, formalmente piccole corone in unione personale con il Regno Unito, di fatto sue piccole regioni a statuto speciale, che nellEuropa non sono mai entrate, come Gibilterra, del resto. E si potrebbe continuare: ci sono le regioni ultraperiferiche, che stanno dentro ma solo a metà, come le Canarie ad esempio, che sono fuori dalla linea doganale europea; poi ci sono eccezioni fiscali di ogni sorta, per regioni insulari come la Corsica, o di montagna come il Galles, o transfrontaliere o artiche. A quanto pare lunica regione derelitta per cui non è possibile alcuna deroga in modo assoluto sembra essere proprio la Sicilia”.
Ma perché? “Abbiamo affidato la gestione dela nostra Autonomia ai partiti centrali” ha sottolineato a Catania il professor Costa. Come a dire, abbiamo affidato la pecora al lupo. ” La mia idea” ha continuato il docente universitario “è che non ha senso parlare di sopravvivenza economica (e quindi anche sociale, culturale, demografica, etc.) della Sicilia ovvero di applicazione dello Statuto dentro questa Europa. In questa Europa sottolineo, dentro questa Europa, e non quella che poteva avere in mente Altiero Spinelli o quella che ci hanno raccontato da ragazzi, non è possibile alcuna autonomia regionale per la semplice ragione che non è possibile neanche alcuna autonomia statale, né alcuna democrazia. Solo se avessimo uneconomia da esportazione di prodotti finiti siciliani in Europa. Oggi abbiamo soltanto uneconomia di rapina. Le nostre risorse, in buona sostanza, sono degli altri, che le comprano a quattro soldi. Domani dovrebbero pagarle. Non possono fare a meno delle nostre risorse energetiche né della nostra posizione geografica. E anche a beni culturali e ambientali, se li sfruttiamo bene, siamo messi proprio bene. Siamo in una posizione di forza e di monopolio, ma dobbiamo essere al di fuori del raggio dazione della Commissione, della BCE e di altri strozzini di professione”.
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