“Maria Grazia è nata a Catania, città dove ha vissuto fino alla laurea in filosofia. Poi ha deciso di seguire il suo desiderio di realizzazione professionale e ha scelto di andare a lavorare per il giornale “Centocose” a Milano, riuscendo così ad ottenere il suo primo vero contratto. Ha iniziato a fare la giornalista, comunque, ancora prima di laurearsi, un po’ come freelance, un po’ a Telecolor. L’amore per lo studio, l’analisi, il racconto di alcune zone particolari del mondo, però, è nato quando è andata a lavorare per “Epoca”, perché è li che ha iniziato a scrivere reportage dalla Bosnia al Congo, dalla Sierra Leone alla Cambogia. É stata inviata come osservatore dell’Onu in Ruanda e infine è stata assunta dal Corriere, per il quale comunque già collaborava, e ha finito purtroppo tragicamente la sua vita in un agguato all’indomani dell’occupazione degli americani della città di Kabul. É stata un’esperienza di vita intensa, una grande tragedia, ma diciamo che è morta facendo quello che le piaceva fare.”.
Così Mario Cutuli racconta sua sorella Maria Grazia, la giovane giornalista catanese morta tragicamente (insieme ad altri tre colleghi) in un attentato vicino a Kabul il 19 novembre del 2001. Un racconto legato soprattutto al mestiere di giornalista, quello fatto dal fratello, ma d’altra parte come potrebbe essere diversamente?
Tante sono state le manifestazioni svolte in suo nome in questi anni, ma mai organizzate sotto un unico nome. Dallo scorso marzo, però, è stata costituita la “Fondazione Cutuli Onlus”che ha tanti soci promotori (RCS Quotidiani, Banca Nuova, Comune di Roma, Regione Siciliana, Confindustria Sicilia, Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Federazione Nazionale della Stampa (FNSI) e che, come ci racconta Mario Cutuli, presidente della Fondazione, ha un duplice scopo: “Da una parte la voglia di mettere ordine e riorganizzare tutto quello che è stato fatto in suo nome e quello che verrà in seguito, dall’altra il desiderio di continuare un percorso di ricerca e di studio tragicamente interrotto”. Sì, perché Maria Grazia ha lasciato tanti quaderni e tanti libri con appunti, annotazioni, documenti, “un capitale di idee” conservato meticolosamente dalla famiglia.
Due i progetti già avviati dalla Fondazione: il“Premio internazionale di giornalismo Maria Grazia Cutuli”, e il “Corso di Perfezionamento in Giornalismo per inviati in aree di crisi”.
Il premio, organizzato per la prima volta dalla Fondazione Cutuli con il Comune di Santa Venerina (comune dell’Etna in cui riposa la giornalista catanese) e le quattro Università siciliane (Catania, Enna, Messina, Palermo), e di cui si svolgerà la quarta edizione il prossimo sabato 22 novembre alle ore 18 presso la “Casa del Vendemmiatore” proprio a Santa Venerina, è diviso in sei sezioni: tre dedicate a giornalisti (categorie: stranieri, italiani, siciliani) e tre a neolaureati che hanno discusso una tesi su conflitti, marginalità e disagio (una è per le tesi di dottorato discusse in atenei della Ue, le altre due per lauree di primo e secondo livello in Italia). Il riconoscimento ha ottenuto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano acquisendo lo status di uno dei premi giornalistici più importanti in Italia.
Il giornalista israeliano Nahum Barnea e i giornalisti italiani Monica Maggioni e Vincenzo Marannano sono i vincitori dell’edizione 2008.
Nahum Barnea, editorialista del quotidiano Yedioth Ahronoth dal 1989 vince perché “continua a credere nel dialogo e a battersi per una soluzione negoziale del problema israeliano-palestinese nonostante abbia perso il figlio Yonatan nel febbraio del 1996 a Gerusalemme, in un attentato su un autobus provocato da un kamikaze palestinese” – afferma la motivazione della giuria, presieduta, quest’anno, da Piergaetano Marchetti, già presidente di Rcs Quotidiani.
L’italiana Monica Maggioni sarà premiata, invece, “per l’abilità di trasformare i suoi reportage in storie avvincenti, sia che racconti la guerra in Iraq o il conflitto israeliano-palestinese, sia che ci accompagni tra le pieghe della politica e della società americana” e “l’emergente” giornalista siciliano Vincenzo Marannano perché “si è particolarmente distinto con i suoi articoli sulla mafia e sui vizi del potere in Sicilia, pubblicati sul mensile “S”, il magazine che dalla fine del 2007 approfondisce i temi legati alla lotta alla mafia”.
I vincitori della sezione tesi di laurea sono Francesco Marone, Francesca Ghirardelli per la laurea specialistica e Chiara Durano per la laurea triennale.
Francesco Marone, dottore di ricerca in scienza politica all’Università degli Studi di Pavia, vince il Premio per la miglior tesi di laurea di dottorato, dedicata ad un’analisi della violenza terroristica tramite attacchi suicidi, con specifico riferimento al caso palestinese, perché l’autore è stato in grado di considerare tali attacchi “strumento di una strategia politica, utilizzato oculatamente attraverso la valutazione dei costi e dei benefici delle singole azioni, anziché semplicemente come espressioni di fanatismo e odio per il nemico dettati da motivazioni religiose o ideologiche”.
Francesca Ghirardelli, Laurea Specialistica in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, si aggiudica il riconoscimento con la sua tesi che esamina il funzionamento degli uffici esteri dell’Ansa e si sofferma sulla descrizione dettagliata delle fonti (attive e passive) utilizzate dall’Agenzia in Algeria. Chiara Durano, infine, Laurea Triennale in Media e Giornalismo presso l’Università degli Studi di Firenze, si aggiudica il premio per la miglior tesi di laurea triennale sulla Tv araba Al Jazeera. La motivazione della giuria: “La tesi, oltre a presentare una interessante riflessione sulla storia dell’emittente televisiva, analizza e valuta, con metodo maturo e chiarezza espositiva ben superiori a quanto richiesto per le lauree di primo livello, il ruolo culturale di Al Jazeera nel complesso mondo arabo e nell’ambito dei processi evolutivi delle relazioni politiche e di formazione di ruoli guida”.
”Ogni anno mi sembra che Maria Grazia venga dimenticata e invece, proprio nell’anniversario della sua morte, la città si risveglia e vengo riconosciuta e salutata con affetto da tante persone. Grazie a voi, grazie ai giornalisti che l’hanno conosciuta, che le vogliono ancora bene perché siete voi che fate bella Maria Grazia”, ha affermato ieri alla presentazione del Premio la mamma della reporter, Agata D’Amore.
E perché i giovani che vogliono intraprendere la difficile strada del “giornalismo di guerra” siano preparati adeguatamente, è nato il Corso di Perfezionamento in Giornalismo per inviati in aree di crisi”. Il progetto (che si sta svolgendo dal 6 ottobre per tre mesi tra la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Tor Vergata di Roma, il Libano e Stromboli) è nato con l’obiettivo di promuovere la cultura giornalistica, un’effettiva libertà di stampa e la completezza dell’informazione e di creare le condizioni per una maggiore sicurezza dei giornalisti e degli operatori della comunicazione che svolgano la loro attività in zone di guerra, aree instabili politicamente o colpite da gravi calamità naturali.
Ma le iniziative per fare vivere il ricordo di Maria Grazia non finiscono qui. E’ in vendita sul sito del Corriere della Sera Store un libro con i suoi articoli per Rcs “Il cielo degli ultimi” con allegato il documentario “Il prezzo della verità” (di cui vi proponiamo il trailer in apertura) di Laura Silvia Battaglia, Matteo Scanni e Armando Trivellini. Costa 19 euro e 90 e il ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione.
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