Pizzo sì, pizzo no, pizzo forse. Diventa argomento di una dura polemica il tema delle estorsioni, vere o presunte che siano, agli imprenditori palermitani. Ad accendere la miccia le dichiarazioni rilasciate a un quotidiano da Giuseppe Todaro delegato per la Legalità di Confindustria Palermo e componente di Addiopizzo secondo il quale «il 90 per cento dei commercianti del cosiddetto salotto buono paga il pizzo». Una dichiarazione che ha provocato l’immediata e decisa replica di Roberto Helg: «Da presidente di Confcommercio Palermo mi sento di smentire categoricamente e mi rifiuto di credere che le forze dell’ordine diano a Giuseppe Todaro notizie così riservate».
Quindi il siluro: «Confcommercio, nella zona indicata, è l’associazione di riferimento e conosce bene i propri associati – aggiunge Helg – Se l’amico Todaro ci darà i nomi che dice di conoscere, agiremo di conseguenza come facciamo da anni: contattando l’imprenditore per convincerlo a collaborare con le forze dell’ordine e, in caso di un suo rifiuto, sospendendolo dall’associazione, com’è ormai prassi consolidata. Penso ancora che Giuseppe Todaro non sia stato capito, diversamente, sarei costretto a pensare a un mero desiderio di ribalta su un quotidiano locale».
In effetti, la dichiarazione di Todaro, per certi versi, è davvero sorprendente. Il salotto buono di Palermo, come tutti sanno, è ormai una stanza quasi vuota: la crisi ha fatto una vera e e propria strage nel commercio, tantissimi negozi, inclusi i brand storici emblema di una economia fiorente che nel capoluogo siciliano non c’è più, hanno chiuso i battenti. Chi è rimasto, stenta a sbarcare il lunario e non può certo essere fonte di arricchimento per gli estortori. Un fatto questo confermato dai magistrati. Il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato, ad esempio, nel giorno dell’operazione Vai e Vieni dello scorso ottobre, lo ha detto a chiare lettere: le estorsioni non sono più tanto convenienti per la criminalità che è tornata a concentrarsi sul traffico di droga.
Eppure Todaro è convinto di quello che dice e, da componente di Addiopizzo, gode sicuramente di un osservatorio privilegiato. Secondo alcuni, pure troppo privilegiato. Il riferimento è a quella galassia di associazioni antiracket che vivono di contributi pubblici e che, in qualche caso, hanno contribuito a costruire le carriere (e le fortune) dei loro esponenti.
Dubbi che si moltiplicano alla vigilia dei nuovi bandi Pon che garantiranno risorse per i progetti pro legalità e che chiaramente, riguarderanno le città dove il pizzo fiorisce.
La verità è che in Sicilia, ormai lo scetticismo regna sovrano anche quando si parla di questo tipo di organizzazioni dove abbondano i professionisti dell’antimafia così come quelli dell’anti racket.
Sia quel che sia, a difendere Todaro ci pensa Alessandro Albanese, presidente degli industriali di Palermo: «Confermo in pieno e sostengo le parole di Todaro che condivido – dice Albanese all’Adnkronos – Ribadisco che gli uomini di Confindustria non hanno bisogno di ribalte e siamo consapevoli che le cose vadano fatte con un fronte comune, che noi abbiamo sempre auspicato. Le sue parole vanno comunque contestualizzate; fa riferimento a una indagine in particolare sul salotto buono di Palermo. Molti commercianti non hanno ammesso di pagare il pizzo. Non è un attacco ma sono dei dati su un’indagine che c’è stata».
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