Il Pdl ha votato Leoluca Orlando? Vero. Per ‘abbattere’ Lombardo e incasinare il Pd

Dopo avere scoperto e lanciato Massimo Costa, il presidente dell’Ars, Franceco Cascio, scopre l’acqua calda. Scopre, addirittura, che ‘pezzi’ del Pdl avrebbero votato per Leoluca Orlando sindaco di Palermo. E come ci è arrivato? Sicuramente in quanto lettore di Arthur Conan Doyle. Perché, dobbiamo ammetterlo, ci voleva quello che nella Palermo degli anni ’70 si chiamava “l’arte di pinna” per arrivare a una conclusione del genere. Bisogna essere veramente ‘intelligenti’. Noi lo abbiamo scritto chiaramente.

E’ vero, mezzo Pdl di Palermo, e forse più, avrà votato per Orlando. E’ probabile che molti dirigenti del Pdl del capoluogo siciliano non solo non hanno dato indicazioni sul sindaco ai propri elettori, ma abbiano addirittura detto: “Beh, se volete votate pure per Orlando”. Ma è veramente così difficile capire il perché?

A non immaginare un esito del genere è stato, senza dubbio, il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini. Non lo ha capito all’inizio, quando, insieme con il presidente della Camere dei deputati, Gianfranco Fini, ha ‘incoronato’ Massimo Costa candidato a sindaco di Palermo. A pochi giorni dal voto, però, Casini ha capito tutto. E infatti, come riportato sul nostro giornale (parole tratte da un bell’articolo su La Stampa di Torino), il leader dell’Udc ha dichiarato: “Al primo turno vincerà Orlando”. Lasciando chiaramente intendere che lo stesso Orlando avrebbe vinto anche al ballottaggio. Previsione azzeccata.

Non lo ha invece capito il numero uno del Pdl, Angelino Alfano. Che i suoi amici di partito siciliani, cinicamente, hanno lasciato a guardia del ‘bidone’. Eravamo presenti, due domeniche fa, al Politeama di Palermo, alla grande manifestazione indetta dal Pdl, dall’Udc e da Grande Sud. E a Pippo Fallica, il simpatico parlamentere nazionale di Grande Sud, da sempre braccio destro di Miccichè, chi scrive ha detto: “Pippo, vedi che questa vlta non avete dove andare”. Pippo Fallica se lo dovrebbe ricordare.

Non è stato molto lungimirante nemmeno Giampiero D’Alia. Anche lui, per uno dei misteri della politica, pensava, fino a due domeniche fa, che Massimo Costa ce la potesse fare. Quanto meno ad arrivare al ballottaggio. Errore tragico. Per un motivo molto semplice: perché votando Orlando, e facendolo contribuendo a farlo ‘volare’, in realtà i pidiellini di Palermo affossavano il governo regionale di Raffaele Lombardo. Perché, attualmente, l’unico uomo politico che non vanta ‘crediti speciali’ verso Lombardo è proprio Leoluca Orlando. Nemmeno il Pdl dell’Ars è ‘vergine’ verso Lombardo.

Votando Orlando – domenica, ieri e anche al ballottaggio – il Pdl incasina il governo Lombardo e il Pd. E’ un gioco al massacro. Ma ha una sua logica. Tremenda. Machiavellica quanto si vuole. Ma terribilmente logica. Tant’è vero che la reazione di Lombardo è stata rabbiosa. Non a caso, proprio contro Orlando. Rabbiosa e scomposta. E anche ingenua. Tipica di chi, come Lombardo, non conosce bene le cose di Palermo.

Massimo Costa è stato l’agnello sacrificale. E il presidente dell’Ars, Cascio, il mezzo per arrivare all’agnello da sacrificare. Un gioco a incastro. Chi pensava di avere fregato gli altri è rimasto fregato.

Lo confessiamo: siamo rimasti stupiti dalla polemica, un po’ in ritardo, su Giovanni Falcone. Non ce l’aspettavamo. E forse – anzi ne siamo sicuri – non se l’aspettavano nemmeno i dirigenti del Pd. Soprattutto quelli di estrazione comunista. Perché se la storia dei ‘cassetti’ è sgradevole, ancora più sgradevole – molto sgradevole – è la ‘promozione’ di Antonino Meli al posto di Giovanni Falcone. Voluta dal Consiglio superiore della magistratura. Perché ricordare queste cose? Per mettere in ulteriore difficoltà gli ex comunisti?

In politica bisogna sapere accettare le sconfitte. Alfano ha capito – un po’ in ritardo, per la verità – come stanno le cose a Palermo. E tace. La stessa cosa farebbero bene a fare altri.  Spiace ammetterlo, ma la mossa del Pdl, benché mezza suicida, è stata astuta. E sarà ancora più astuta al ballottaggio. L’unico in grado di sovvertire il quadro politico regionale è Orlando sindaco di Palermo. E Orlando sarà sindaco del capoluogo siciliano non solo per questo, ma anche per questo. Non è con l’isteria che, in politica, si risponde ai propri avversari.

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Giulio Ambrosetti

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