Una direzione regionale attesa da tempo che ha chiuso i conti con la sconfitta delle Regionali e aperto, per la prima volta in maniera condivisa, un confronto in vista delle Politiche del 4 marzo. Il Partito Democratico siciliano che si è riunito ieri a Palermo dopo la debacle del 5 novembre, ha dato un mandato preciso al segretario Fausto Raciti: dialogare con i territori, rappresentati dai vari segretari provinciali, e presentare a Roma una lista di nomi da spendere sicuramente nei collegi uninominali (quelli dove a confrontarsi sarà un solo candidato per ogni coalizione). Più difficile inserirsi nelle scelte della direzione nazionale sui collegi plurinominali, competizione per cui si sono accese nei giorni scorsi le polemiche più forti, arrivate fin dentro la direzione regionale con i portavoce di Caltanissetta e Agrigento che ieri hanno ribadito il proprio netto disappunto per la scelta imposta da Roma di Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro Totò, leader di Sicilia Futura, come capolista nel collegio nisseno.
«Io credo che sugli uninominali ci sia molto margine per farci ascoltare dalla direzione nazionale – spiega Fausto Raciti a MeridioNews al termine della direzione – discorso diverso è sul proporzionale, perché lì si tiene conto di dinamiche nazionali, delle alleanze con altri partiti. Su quel versante possiamo provare a indicare un metodo, un modo di lavorare, ma non spetta a noi l’ultima parola». Prima, tra la relazione di apertura e le conclusioni, il segretario regionale aveva ribadito: «Non credo ai sondaggi, non penso che la partita dei collegi uninominali sia irrimediabilmente persa, è un tipo di competizione in cui conta la qualità delle facce. Vogliamo provare a lavorare a una proposta o decidiamo di demandare la discussione sulle liste alla direzione nazionale?».
Nei prossimi giorni Raciti incontrerà i segretari provinciali per accogliere e fare sintesi delle loro proposte. «Dobbiamo provare a metterci in condizione – ha aggiunto Raciti – di condurre una campagna elettorale che abbia alla base quello che è successo alle regionali in Sicilia ma con la consapevolezza che c’è una possibilità di riscatto. Metteremo il motore a mille». Ma è chiaro che la partita più calda resta quella sui collegi plurinominali dove, dietro i capilista su cui sarà Roma a scegliere, sono pochi i territori in cui si ambisce realisticamente al secondo seggio. «Sicuramente ci giochiamo maggiori chance nei collegi che assegnano più seggi», spiega Antonio Rubino, responsabile organizzativo del Pd.
A monopolizzare la discussione è stata ancora la protesta del Pd nisseno che minaccia di occupare la sede romana del Nazareno se verrà confermata la candidatura di Daniela Cardinale nella lista dem. «Abbiamo trovato positive le conclusioni di Raciti – spiega Renzo Bufalino, coordinatore dell’esecutivo provinciale del partito – si farà carico delle nostre richieste. Il nodo è semplice: bisogna chiarire cos’è Sicilia Futura. È una corrente o è un partito autonomo? Mi risulta che sia un partito autonomo, solo che alla vigilia delle Politiche puntualmente si comporta da corrente. Dal 2008 Daniela Cardinale monopolizza la nostra lista provinciale, è arrivato il momento che trovi spazio in un’altra lista, sicuramente nostra alleata, ma non nel Pd di cui lei non fa parte».
Una posizione che ha trovato il sostegno dei colleghi di partito di Agrigento, che con Caltanissetta forma un unico collegio plurinominale. Ma non tutti la pensano così. Secondo Franco Piro, ad esempio, componente della direzione, ex deputato nazionale e regionale, «è molto probabile che vi siano nomi anche di non siciliani nelle liste ed è molto probabile che queste ultime debbano accontentare anche gli altri tre movimenti che correranno con noi alle politiche. Il criterio della rappresentanza territoriale resta un’opinione. La condizione politica in qualche modo impone che sia Roma a mettere nomi nei collegi fortemente riconoscibili dall’elettorato, che hanno una funzione di trascinamento. In Sicilia ci sono realtà come Sicilia Futura e il Movimento 139 di Orlando, alleati del Pd che vogliono la loro rappresentanza. Se non si centralizza questa questione, chi decide? Stanno facendo tutti così – conclude – anche il M5s che ha voluto fare questa sorta di pupiata con le parlamentarie, che decidono in parte e solo sul proporzionale. Sull’uninominale deciderà tutto Di Maio».
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