Un uomo si sporge da una finestra e urla: «Rosa’! Qua sono, qua sono… quella già lavora! Mi senti? Quella già lavora, quella ragazza… l’hanno chiamata!». La scena non è presa da un film neorealista, ma si svolge realmente nella tarda primavera di tre anni fa a Castelvetrano. In via Tagliata. Qui ha sede la segreteria politica di Giovanni Lo Sciuto, all’epoca dei fatti deputato alfaniano del Nuovo centrodestra e oggi in carcere con l’accusa di avere creato una loggia segreta all’ombra degli ambienti massonici che si muovono nel centro del Trapanese.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’entusiasmo di Lo Sciuto, nei confronti del quale nei prossimi giorni si pronuncerà il Riesame, sarebbe scaturito dall’essere riuscito a fare rinnovare il contratto di una giovane nel centro dialisi di Marsala gestito dalla Diaverum, colosso del settore con strutture ben oltre i confini regionali. La lieta novella viene comunicata a Francesco Orlando, funzionario dell’Inps e ritenuto anello fondamentale nella catena corruttiva ideata da Lo Sciuto per costruire il consenso da sfruttare in tempo di elezioni. Lo stesso Orlando, in cambio dell’agevolazione delle pratiche per il riconoscimento di pensioni di invalidità a persone vicine a Lo Sciuto, avrebbe chiesto e ottenuto benefici. Da regalie varie alla sanatoria di un esercizio commerciale, fino alla sistemazione di persone care. Come, appunto, la donna che ambiva ad avere rinnovato il contratto a tempo determinato presso Diaverum.
Per far sì però che il piano andasse in porto, ci sarebbe stato il bisogno di incontrare la disponibilità della società privata. Una nodo che – stando agli atti dell’inchiesta Artemisia – si sarebbe sciolto con naturalezza: Diaverum, infatti, avrebbe a sua volta cercato di entrare in contatto con Lo Sciuto, per sottoporgli un progetto da sostenere all’interno della Regione. Volto della società in Sicilia è Francesco Messina Denaro, conosciuto come Gianfranco. L’uomo, 57 anni, è cugino di secondo grado del boss latitante di Castelvetrano. Il suo nome è finito al centro delle cronache nell’ottobre di due anni fa, quando è stato arrestato dalla guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta Bloody money, con l’accusa di essere tra i promotori di un’associazione a delinquere che puntava, con la compiacenza di alcuni medici, a sottrarre pazienti alle strutture pubbliche in favore dei centri privati controllati da Diaverum. Per questi fatti, Gianfranco Messina Denaro è attualmente sotto processo a Catania.
I contatti tra Lo Sciuto e Messina Denaro risalgono ai mesi precedenti all’arresto del secondo. A fare da tramite per un periodo sarebbe stato il cognato dell’onorevole, dal canto suo interessato a usufruire della vicinanza di Orlando a Lo Sciuto per ottenere una pensione di invalidità più corposa rispetto a quella a cui avrebbe avuto diritto. Stando a quanto ricostruito dai carabinieri del Roni, l’incontro con Messina Denaro viene organizzato a inizio maggio. Il responsabile per la Sicilia di Diaverum avrebbe comunicato l’intenzione di andare a trovare Lo Sciuto non nella segreteria politica di Castelvetrano, ma a Menfi, nel presidio territoriale d’emergenza (Pte), la struttura sanitaria pubblica dove l’onorevole, di professione medico, lavora. «Giovanni, ti viene a trovare perché sta andando a Ribera. Ti viene a trovare all’ospedale là a Menfi, capito? Dalle 7.30 in poi», dice il cognato di Lo Sciuto. Quest’ultimo, dal canto suo, più di una volta avrebbe cercato di dissuadere il parente a parlare della vicenda Diaverum al telefono. «Per quanto riguarda quel picciotto, per telefono non ci devi parlare di queste cose», lo avverte il deputato regionale.
La diffidenza di Lo Sciuto, in un primo momento, lo porta a negare di avere incontrato Messina Denaro. Anche se la bugia dura appena qualche giorno. Una settimana dopo, infatti, Lo Sciuto e il cognato si incontrano e, dopo qualche resistenza, ammette il faccia a faccia. Durante l’incontro si sarebbe concordato l’aiuto reciproco: Diaverum avrebbe assunto la giovane indicata dal funzionario dell’Inps Orlando, mentre Lo Sciuto avrebbe dato al progetto del centro dialisi quell’appoggio politico di cui avrebbe avuto bisogno. Al punto che Messina Denaro ne avrebbe precedentemente parlato «con un altro deputato di Catania», del quale tuttavia non si fa il nome.
L’inchiesta non fa luce sul tipo di progetto che la società privata avrebbe voluto portare avanti grazie a Lo Sciuto, né tanto meno sull’esito. Anche perché, di lì a pochi mesi, Messina Denaro sarebbe stato arrestato.
La procura ha chiesto al gup di Palermo Lorenzo Chiaramonte il rinvio a giudizio dei presunti mandanti…
Una neonata è morta ieri subito dopo il parto nell'ospedale Garibadi-Nesima di Catania. A dare la…
Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti rende noto che oggi, alla presenza del ministro…
Una dimostrazione davanti a bambini e bambine dell'asilo e della scuola primaria, con colpi di…
Rinviati a giudizio con l'accusa di depistaggio. Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e…
Avrebbe accoltellato un 19enne perché quest'ultimo ha offerto una sigaretta alla sua fidanzata. Un 16enne…