È la città d’Italia con più progetti finanziati su infanzia e adolescenza. Eppure il mondo del sociale a Palermo resta scontento. E soprattutto la città annovera mille questioni sociali irrisolte: a dirlo in primis sono gli stessi operatori che ogni giorno affondano nelle viscere del capoluogo siciliano. Tra microcriminalità. povertà, senzatetto, mancanza di scolarizzazione, migrazioni e tanto altro ancora. Perché se è vero, ancor di più a Palermo, che (come cantava Giorgio Gaber) «il sociale è un calderone cerebrale dove sta dentro qualsiasi cosa», è altrettanto auspicabile che, per dirla con le parole dell’assessore alla Cittadinanza Solidale Giuseppe Mattina, «le politiche per l’infanzia e l’adolescenza siano trasversali, non possono essere gestite solo dal sociale».
Ecco perché l’incontro di questo pomeriggio alla chiesa di san Mattia (ex noviziato dei Crociferi), tra l’assessore Mattina e tutte le organizzazioni del terzo settore non poteva che essere infuocato. A dare la miccia era stato ieri lo stesso Mattina, che in un’intervista al Giornale di Sicilia aveva spiegato il paradosso tutto palermitano del sociale – tanti soldi e allo stesso tempo tanti disservizi – accusando il settore di troppa litigiosità. E gli operatori sono partiti proprio da quelle parole.
«Altro che città educativa. La condizione in cui vivono i bambini e le bambine nella nostra città – afferma Mariangela Di Gangi, del Laboratorio Zen Insieme – e soprattutto nei quartieri più svantaggiati, la scarsità di servizi destinati a loro e al loro benessere, unitamente alla quantità dei fondi a disposizione, merita che questo tema diventi prioritario e strategico nell’agenda del governo della città, costruendo le condizioni reali per un cambiamento duraturo, in grado di ridisegnare il modo in cui Palermo affronta persino il tema dell’inclusione sociale. Voglio essere ottimista e pensare che non è ancora troppo tardi. Ma occorre mettere questo punto in cima alle priorità e comportarsi di conseguenza».
Il punto più dirimente è la cronica mancanza di pagamenti agli operatori da parte del Comune di Palermo: ci sono almeno 140 comunità che attendono diverse mensilità, così come almeno 350 fornitori che vantano altrettanti debiti. «Non ho niente da chiedere – dice Serafina – Noi non siamo associazioni di volontariato, facciamo parte di imprese. E al nostro interno ci sono lavoratori, che come tali vanno pagati. Noi ti stimiamo, ma non hai potere politico per agire. E allora cercheremo altri interlocutori».
Alcune testimonianze più di altre rendono meglio le tante difficoltà del sociale, sempre più invischiato in feroci concorrenze l’uno verso l’altro in una corsa all’accaparramento dei fondi privati (soprattutto) e pubblici (sempre meno). «Ho una cooperativa sociale dal 2010 – racconta Rosanna Maranto – Non ho mai usufruito di finanziamenti pubblici, metto a disposizione tutto quello che faccio per i bambini che vengono dalle case famiglia ed erogo attività gratuite all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa. Io dò circa 23mila euro al Comune di Palermo ogni anno, e nessuno mi ha mai portato bambini. Eppure ho dialogato con l’assessore Mattina, con quello alla Cultura, con gli assistenti sociali. Collaboro con le scuole della Noce, della Zisa, che ancora si dicono sorpresi ogni volta che gli dico che quello che faccio con loro è gratuito. Mi sembra che tra di noi non si parli con la stessa lingua».
Uno degli interventi più forti è stato quello di suor Anna Alonzo, operatrice alla Guadagna al centro Arcobaleno. «Ho insegnato progettazione all’Università per 28 anni, quindi i progetti li so fare – dice – Eppure sono un’occupante, e in questi anni non ho mai avuto alcun finanziamento pubblico. Da noi ci sono 430 persone che frequentano decine di laboratori e 32 persone che dormono al centro. Mattina ha promesso ai proprietari di pagare l’affitto del primo piano, da utilizzare come dormitorio. Va bene, ma non può bastare. Quello che è certo che non si può lasciare ai ragazzi lo schifo della società. Per ogni territorio bisogna fare una mappatura dei bisogni e delle risorse in campo. Assessore, lei lo sa che alla Guadagna non c’è neanche un asilo nido?».
E, interpellato praticamente da tutti, l’esponente della giunta Orlando non si è tirato indietro. «Tutte le cose che avete detto sono legate tra loro – introduce Mattina – L’organizzazione della liquidazione dei pagamenti di tutto il settore delle attività sociali è bloccata per diverse motivazioni. Dal 10 luglio di quest’anno, e ancor di più dall’1 settembre, c’è un servizio ad hoc (si chiama ufficio Liquidazione, ndr) al quale sono state trasferite nuove persone, arrivate appositamente, e dalla prossima settimana ne arriveranno altre due». Di fatto le note discrasie tra l’assessorato e la ragioneria del Comune sembrano essere passate, almeno al momento. L’obiettivo è entro sette mesi di eliminare tutto l’arretrato, secondo quanto affermato dai nuovi dirigenti.
Restano però i malumori. Con lo spettro di una crescente privatizzazione del settore. Intanto Palermo può vantare 20 milioni di euro per il Piano Infanzia e Adolescenza, mentre da sole le comunità alloggio costano 19 milioni di euro (cifra ormai stabile da alcuni anni). Nel 2012 erano presenti oltre 700 minori italiani accompagnati, oggi i minori stranieri non accompagnati sono 42 e un’ottantina di neomaggiorenni da accompagnare all’autonomia entro i 21 anni. Si è passati cioè dai 1200 minori accolti con l’ex assessora Agnese Ciulla (presente all’incontro) agli attuali 500: un calo che si è riversato proprio sugli operatori sociali.
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