Il Palermo suona la nona sinfonia. La composizione di quest’opera musicale è avvenuta a Nola, teatro in cui grazie ad un acuto del difensore Lancini al 10’ del secondo tempo con un tocco sugli sviluppi di una punizione, i rosanero hanno ottenuto il nono successo consecutivo. Che consente alla capolista di consolidare la vetta e mantenere il vantaggio di otto punti sulla seconda in classifica. Il suono emesso dalla squadra non è stato particolarmente armonioso facendo riferimento alla qualità o alla bellezza estetica di un gioco certamente rivedibile ma il prodotto finale del compositore è stato ugualmente efficace. Continuità e costruzione di un certo tipo di mentalità sono obiettivi che il gruppo ha centrato anche in terra campana contro una formazione rognosa e intenzionata a riscattare la sconfitta interna (0-3) di una settimana fa contro il Biancavilla.
È bastato un guizzo dell’ex centrale difensivo del Brescia, costretto nei giorni scorsi a convivere con un fastidio ad un ginocchio in seguito ad una botta, per vincere la partita e ottenere altri tre punti pesanti nell’economia della stagione. Tre punti simili a quelli conquistati in altre gare esterne come ad esempio con l’FC Messina o a Biancavilla, sfide che potevano tranquillamente finire in parità analizzando i contenuti emersi nell’arco dei 90 minuti e che invece la compagine di Pergolizzi è riuscita a vincere sfruttando soprattutto gli episodi. Il Nola, in merito alla sfida odierna disputata sul sintetico dello Sporting Club con dimensioni più strette rispetto allo standard, non avrebbe meritato di perdere se mettiamo sul piatto della bilancia alcune palle gol non sfruttate nel primo tempo (la più nitida al 20’ con Cappiello a tu per tu con il portiere Pelagotti) ma, al di là dell’innegabile supporto della dea bendata, non è un caso se il Palermo ancora una volta ha girato la ruota dalla propria parte. Significa che, a prescindere dalla componente fortuna, la squadra dal punto di vista mentale ha qualcosa in più rispetto agli avversari. Può viaggiare a fari spenti, come avvenuto oggi nel corso di un primo tempo giocato sotto ritmo e con un basso indice di pericolosità ad eccezione di una conclusione di Kraja da fuori area, ma al momento opportuno sa piazzare il colpo che sposta gli equilibri e determina il risultato.
Due, in questo contesto, le notizie che in particolare faranno piacere a Pergolizzi. La prima è che anche modificando l’ordine dei fattori il risultato non cambia in termini di solidità e affidabilità del collettivo: Mauri (sostituto in mediana di Martinelli rimasto in panchina a causa di alcune noie muscolari) e Sforzini, alter ego di Ricciardo bloccato da una contrattura, hanno fatto il loro esordio da titolari in campionato con la maglia rosanero e le risposte sono state tutto sommato positive al netto della condizione non ottimale del centravanti di Tivoli ancora macchinoso e spesso avulso dal contesto del gioco. La seconda notizia è la conferma che la squadra si è davvero calata nell’atmosfera della serie D. Ha saputo soffrire, si è messa l’elmetto nel momento in cui i bianconeri (oggi in maglia gialla) hanno puntato nella ripresa sull’agonismo e sugli scontri fisici e, spinta dalla carica di un centinaio di tifosi al seguito, è andata in trincea (significativa, in tal senso, la prova del difensore Crivello) senza alcuna paura.
La forza del Palermo, in superiorità numerica negli ultimi venti minuti in virtù dell’espulsione di Catavere, è anche questa: la capacità di cambiare profilo a seconda delle circostanze, di vestire i panni del borghese che fa valere la propria condizione, visibile soprattutto al Barbera su un terreno di gioco in cui è più facile sviluppare una manovra ariosa e valorizzare le qualità dei giocatori presenti in organico, e di indossare anche la tuta da operaio sporcandosi le mani in contesti come quelli di oggi a Nola in cui servono soprattutto umiltà e spirito di sacrificio.
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