Il Natale rosanero e i sogni dei tifosi palermitani Tra l’alter ego di Santana e i dubbi sull’allenatore

Letterina natalizia, colorata di rosanero, destinata a Babbo Natale. Mittente il tifoso palermitano. «Caro Babbo Natale – c’è scritto idealmente in questa missiva – quest’anno, sotto l’albero, vorrei trovare come regalo un intervento della società sul mercato e, in particolare, un attaccante che possa sostituire l’infortunato Santana». Il Babbo Natale a cui è indirizzata la cartolina è l’immagine archetipica della dirigenza, chiamata a uno sforzo durante la finestra invernale per dare un segnale di forza alle dirette concorrenti, in particolare al Savoia che nei giorni scorsi si è rinforzato acquistando dal Giugliano l’attaccante De Vena, e alzare il livello di competitività della squadra. Non si tratta di fare qualcosa solo per il gusto o la volontà di accontentare la piazza. Agire in questo modo, anzi, potrebbe essere anche controproducente partendo dal presupposto che spesso le reazioni del popolo sono umorali e condizionate dai risultati del momento.

Attivarsi per puntellare l’organico, in questo caso, è al di là della vox populi una necessità segnalata dal campo. E’ il campo che parla, a prescindere dagli input della gente che ha bisogno costantemente di stimoli e di garanzie, e proprio il rettangolo di gioco in occasione delle ultime uscite coincise con una involuzione della capolista ha detto che, soprattutto in attacco, il Palermo ha bisogno di nuovi innesti. Ecco perché il desiderio natalizio dei sostenitori rosanero, alimentato dalla consapevolezza di dovere colmare il gap lasciato dal lungo stop del capitano e di dare un ulteriore impulso a una compagine che nonostante la rimonta del Savoia è ancora prima in classifica e dunque artefice del proprio destino, non è un capriccio. E’ una richiesta che tiene conto del dato di realtà. Una segnalazione legittima da parte di una tifoseria che, oltretutto, meriterebbe anche un bel regalo (il che, però, non significa che il tifoso debba sentirsi autorizzato a pretendere senza dare nulla) come premio alla dignità e alla civiltà con cui ha assorbito quest’anno molte delusioni tra cui la mortificazione della scomparsa della squadra dal calcio professionistico.

Esplorando per le vie della città e tramite i social lo stato d’animo della tifoseria ci si rende conto che sono diversi i doni che i fedelissimi rosanero vorrebbero scartare sotto l’albero di Natale. C’è chi nonostante il primato in classifica vorrebbe un nuovo allenatore (Pergolizzi, che essendo palermitano deve sopportare un carico maggiore in termini di pressioni e aspettative, non ha ancora fatto breccia nel cuore dei suoi concittadini), chi una maglia più accesa facendo riferimento alla tonalità di un rosa, quello della nuova divisa che ha esordito a Castrovillari, considerato troppo pallido dalla maggior parte degli utenti. Nel contenitore dei bigliettini relativi alle varie richieste della gente, però, ce n’è uno che abbraccia la volontà di tutti i tifosi. In grassetto e a caratteri cubitali c’è scritto: progetto. Una parola che non può essere scissa dal salto di categoria (Ricciardo, di recente, ha detto giustamente che qualsiasi altro traguardo diverso dalla promozione in C è un fallimento) e che misura con precisione le capacità operative della società.

Il Palermo targato Mirri-Di Piazza, al quale va riconosciuto al di là della classifica e delle fatiche sostenute ad agosto in pochi giorni dal tandem Sagramola-Castagnini il merito di avere svolto finora un buonissimo lavoro in termini di costruzione di una certa immagine e di inserimento del marchio rosanero nel tessuto cittadino, non può e non deve vivere di rendita. La gente, in un momento caratterizzato a livello ambientale da un evidente calo di entusiasmo dopo l’iniziale innamoramento, vuole fatti e la dirigenza è chiamata a rispondere in maniera concreta dimostrando di avere i mezzi e gli strumenti (budget con cui operare sul mercato e risorse economiche) per confermare la bontà del piano d’azione illustrato in estate durante la fase di insediamento e legittimare le ambizioni di un’intera città.

Antonio La Rosa

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