Il mistero del lucchetto alla Palestra popolare etnea L’Agenzia del Demanio: «Non lo abbiamo messo noi»

Un lucchetto per sbarrare il portoncino di accesso della Palestra popolare etnea. È l’amara sorpresa che allenatori volontari e sportivi hanno trovato giovedì nei locali al civico 6 di via Coppola, nel centro storico della città di Catania. Lo spazio di proprietà dell’Agenzia del Demanio – che si trova all’interno di un condominio tra i quartieri Civita e San Berillo – dopo essere stato utilizzato come casa di prostituzione, da diversi anni è stato trasformato in un presidio di sport gratuito e aperto a tutti. Di fronte alla chiusura gli attivisti hanno deciso di occupare simbolicamente gli uffici del Demanio di via Monsignor Domenico Orlando. «Lì ci hanno negato ogni responsabilità sul lucchetto e – spiegano a MeridioNews – ci hanno anche ribadito la disponibilità per un incontro in cui discutere della gestione dei locali». L’estraneità del gesto è stata confermata a questa testata anche dalla sede centrale dell’Agenzia del Demanio: «Non siamo stati noi a mettere quel lucchetto – affermano – e non sappiamo chi sia stato».

L’immobile, rimasto abbandonato per lungo tempo, è diventato la sede di una palestra popolare che ha accolto bambini, giovani e adulti. È lì che ha preso vita anche l’esperienza della San Berillo Calcio junior, la squadra di calcio multietnica che ha fatto di piazza Carlo Alberto il proprio campo da gioco. «Prima d’ora non era successo nessun episodio particolare e non abbiamo idea di chi si stato a sbarrare l’ingresso con quel lucchetto – dicono gli attivisti – Quello che è certo è che continueremo a indagare per capire chi siano stati gli autori di questo gesto che, comunque, non mette un punto al nostro progetto». 

Negli ultimi anni, tra gli attivisti e gli uffici demaniali c’erano già state diverse interlocuzioni per regolazione la situazione della gestione di quegli spazi. «L’immobile è stato occupato abusivamente e noi questo non possiamo tollerarlo – spiegano a MeridioNews dalla sede centrale dell’Agenzia del Demanio – non solo per il principio del ripristino della legalità ma anche per questioni legate alla sicurezza». Già nel gennaio del 2018, infatti, dal demanio era stata presentata una querela contro ignoti al comando dei carabinieri per l’occupazione dell’immobile e una segnalazione era stata inoltrata anche alla procura di Catania

«In quel caso, la procura ci aveva dato il nominativo della persona che si occupava delle attività – ricostruiscono – Ci siamo messi in contatto e ci siamo resi disponibili a regolarizzare la situazione tramite un contratto e dietro il pagamento di un canone». Dopo diverse interlocuzioni e un sopralluogo per capire lo stato dell’immobile, «dall’altro lato – dicono dal Demanio – non c’è stato nessun tipo di volontà di proseguire su questa strada». A gennaio scorso, poi gli uffici demaniali hanno fatto istanza al Comune di Catania per provvedere a sospendere le utenze. «Subito dopo – aggiungono – abbiamo anche dato l’incarico all’avvocatura dello Stato di intraprendere le azioni necessarie per il recupero del bene». 

Adesso, le interlocuzioni potrebbero essere riattivate. «A bloccarle – precisano gli attivisti – è stata soprattutto la pandemia. Ci eravamo già incontrati e il discorso è ancora in corso. Noi – aggiungono – siamo interessati a svilupparlo concordando alcune condizioni e pensando pure agli aspetti burocratici della questione». Le attività sportive, intanto, sono andate avanti e «le utenze non sono state staccate perché siamo in regola con i pagamenti delle bollette anche grazie al contributo di diversi residenti del quartiere», spiegano gli attivisti. Adesso, oltre al mistero del lucchetto, resta anche l’incertezza sul futuro utilizzo del bene. «Ci sono tanti immobili abbandonati in attesa di essere riqualificati per i quali non sempre si riesce a trovare una destinazione – affermano dalla sede centrale dell’Agenzia del Demanio – Molte volte non si fa in tempo a fare dei progetti perché, appena rimangono liberi, vengono occupati. Al momento – concludono – sul bene di viale Coppola non c’è una progettualità perché la priorità è stata restituirlo alla legalità». 

Marta Silvestre

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