Partiamo da una frase pronunciata da Lopez alla vigilia della partita: «Ci sono le premesse per fare una grande gara. In allenamento, durante la settimana, ho visto una squadra che ha reagito nel modo giusto alla mazzata subita contro il Cagliari». Saremmo curiosi di ammirare questo Palermo che ha osservato il tecnico nei giorni scorsi. Magari avrebbe perso lo stesso contro il Milan ma molto probabilmente sarebbe sceso in campo con un atteggiamento diverso da quello che hanno assunto ieri i rosa al Meazza. L’allenamento non è paragonabile al contesto di una partita vera. Tra il dire (a parole, gli addetti ai lavori credono ancora nella salvezza) e il fare (il ko per 4-0 non ammette repliche) c’è un gap enorme: il Palermo convincente delineato da Lopez sabato «fa a pugni» con l’immagine esibita ieri dal Palermo reale. Una squadra fragile (sia tecnicamente che mentalmente) e che, puntualmente, crolla nel momento in cui va incontro alla prima difficoltà.
I rosanero ieri non sono passati in vantaggio e magari qualcuno, ragionando per assurdo, avrà ipotizzato un’evoluzione degli eventi diversa da quella a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane. E invece il copione è rimasto invariato. Anche se la trama subisce delle modifiche, l’epilogo del film (il genere è l’horror per contenuti, scene ed effetti speciali) è sempre lo stesso: il Palermo ha perso di nuovo (quinta sconfitta consecutiva) e oltretutto ha tirato presto i remi in barca consegnandosi di fatto all’avversario senza opporre alcuna resistenza. Il Milan, intenzionato in vista del derby a riscattare il mezzo passo falso rimediato domenica scorsa a Pescara, è nettamente superiore e San Siro non è certamente il terreno ideale sul quale impostare il progetto-salvezza ma, anche in virtù degli input inviati da Lopez, era lecito aspettarsi molto di più dai rosanero. Soprattutto in termini di grinta e voglia di combattere anche perché il mancato successo dell’Empoli con il Pescara (1-1 il risultato del match disputato sabato al Castellani) paradossalmente lascia ancora aperto qualche spiraglio. Con un Palermo così debole, però, diventa inutile ragionare sulla distanza dal quartultimo posto. Il gap di otto punti dai toscani potenzialmente è ancora raggiungibile ma il vero problema consiste nel fatto che la squadra non dà segnali di vita e che, nonostante i buoni propositi, dà l’impressione di avere mollato.
L’aspetto più mortificante, in relazione al match contro i rossoneri, è la facilità con la quale la formazione di Montella ha archiviato la pratica chiudendo la gara dopo appena mezz’ora di gioco in virtù dei gol di Suso su punizione e Pasalic, agevolato da un errore in marcatura di Rispoli, responsabile anche in occasione del 3-0 firmato Bacca. Tutto troppo semplice per i padroni di casa. La gara è stata a senso unico e il Milan avrebbe potuto vincere con un punteggio ancora più largo se Fulignati, preferito ancora una volta a Posavec, non si fosse messo in evidenza con alcuni buoni interventi. Parate che hanno limitato il passivo rendendo un po’ meno umiliante la portata della sconfitta. Il modo in cui è maturato il ko rafforza la tesi di coloro che vedono il Palermo come un «intruso» in serie A. I giocatori hanno ancora il tempo per smentire i detrattori ma, a partire dalla gara interna contro il Bologna in programma sabato prossimo, dovranno necessariamente cambiare mentalità e (anche per una questione di orgoglio personale) dimostrare sul campo di avere tutte le carte in regola per giocare ancora nella massima serie avviandosi con dignità verso il finale di campionato.
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