Chiara Sfregola
Signorina
(Fandango, 2020 | 227 pagine, 16 euro)
Ho sempre amato le persone che cercano di cambiare cose, tradizioni e istituzioni dal di dentro, piuttosto che quelle che vorrebbero eliminarle. Ammesso che si tratti di
cose, tradizioni e istituzioni redimibili, certo, questo è il prerequisito. Forse perché riuscirci mi sembra assai più difficile che chiedere di cancellare tutto con un colpo di
spugna.
A questa schiera di riformatori e riformatrici coraggiose mi sembra appartenga Chiara Sfregola, già autrice della rubrica cult di LezPop Camera Single, che in Signorina prova addirittura a riformare l’istituto più conservatore e tradizionalista di sempre: il matrimonio. Con uno stile a metà tra Helen Fielding (Il diario di Bridget Jones) e la bella lingua italiana di Natalia Ginzburg, ma con il piglio e la verve di un manifesto femminista.
Questo libro è una piccola «storia del matrimonio» che però, essendo il matrimonio un’istituzione nata per sottomettere le donne (non storcete il naso eh, l’autrice lo dimostra che è così), finisce inevitabilmente con l’essere una «storia dei diritti delle
donne». E, quindi, un libro interessante anche se al matrimonio non siete affatto interessati. Anzi, persino se lo detestate. Non un libro per sole donne perché, se siete uomini e l’avete un po’ capita questa cosa che il matrimonio è nato per fregare le donne, magari vorreste anche scoprire il perché.
Negli anni passati, le donne sono riuscite a cambiare se non tutto, perlomeno molto del matrimonio: infatti, se ci pensiamo un attimo, ci accorgiamo che sono state le loro conquiste – il divorzio, l’aborto, la parità rispetto al coniuge – a renderlo profondamente diverso da ciò che era, e a fare in modo che sia, se non altro in questa parte di mondo, una scelta libera per tutti. Oggi che una minoranza – quella Lgbt+ – chiede accesso all’istituzione come cambierà, ancora, il matrimonio? Sarà la fine, come tuonano i più conservatori, o resisterà cambiando ancora pelle in meglio per tutti? Chiara Sfregola appartiene a questa minoranza. È lesbica, e ciò rende il suo sguardo sul matrimonio particolarmente interessante per chi voglia capire come evolveranno le cose.
«Chi ha trasformato il matrimonio in un obiettivo per le donne, lo ha fatto per distogliere l’attenzione dal fatto che fosse un mezzo per sottometterle. Ma noi possiamo cambiare il significato di questa istituzione e farne una cosa bellissima. È così che il matrimonio può diventare un mezzo per dimostrare il proprio impegno a lungo termine, il proprio amore, la propria felicità. Un mezzo per dimostrare la propria generosità: ho dei diritti e voglio condividerli con te. Un mezzo per prendersi cura di qualcuno: voglio venire in ospedale a trovarti quando starai male. Un mezzo per imparare a stare in società: trattare con rispetto una persona tutti i giorni, pesare le proprie parole consci del dolore che possono fare quando vengon utilizzate male, dividere lo spazio rispettando silenzi e abitudini, garantire amore e cura, e rispondere a richieste di attenzione mascherate da un «Uh, che giornata» è un grandissimo allenamento per imparare a stare al mondo anche fuori dal nido domestico, che decidiate di trasferirvi in una comune o che viviate in un monolocale perché lavorate tutto il giorno in un open space. Il matrimonio è una palestra d’amore».
Consigliato se: stai per sposarti o iniziare una convivenza.
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Vera Navarria, vicepresidente dell’associazione Arcigay Catania ed editor per la casa editrice Villaggio Maori, ci darà consigli di lettura per arricchire il nostro spirito e curare la nostra anima.
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