Il malato di cancro accusato di terrorismo Documenti falsi tra Italia, Albania e Londra

Gjorji Ziaden, trentenne albanese, è stato arrestato all’aeroporto di Catania all’inizio del 2015, mentre cercava di partire per Londra con un documento falso. Una foto nel suo computer lo ritraeva con in mano un kalashnikov, lo stesso fucile che in altri scatti veniva imbracciato da alcuni amici. Tutti del nord dell’Albania, dove un’arma è ancora un oggetto da sfoggiare. A lui è stata contestata l’accusa di terrorismo con l’immediato trasferimento nel carcere cittadino di piazza Lanza. Senza mai ricevere cure specifiche nonostante le ripetute richieste del suo avvocato. Adesso per Gjorji Ziaden è caduta l’accusa di essere un terrorista ma ha poca importanza: l’uomo è morto a dicembre a causa di un melanoma. La stessa malattia che, secondo il suo legale, lo costringeva a ripetuti viaggi a Londra dove però gli albanesi non possono entrare senza un apposito visto difficile da ottenere. Così fiorisce il mercato nero dei documenti che ha recentemente portato all‘arresto di quattro cittadini balcanici nello scalo etneo. E al primo caso accertato in quello di Comiso, dove Emiljan Demaj stava per salire su un volo Ryanair con la carta d’identità di un pregiudicato catanese.

Ha comprato un documento da un catanese conosciuto a Londra

Come raccontato subito ai magistrati, non era la prima volta che Gjorji Ziaden entrava nel Regno Unito. Nel 2006, a 18 anni, il finto terrorista arriva a Londra facendo richiesta, come molti suoi concittadini, fingendosi un migrante proveniente dal Kosovo. Allora si presenta utilizzando il suo sopranome e il cognome della madre, e trova lavoro come impiegato nel settore gestionale per un’azienda. Dopo un anno viene arrestato per rissa, restando in carcere fino al 2009, per poi essere espulso. Intanto si ammala, ma in Albania non riesce a curarsi come in Inghilterra. Per questo motivo prova a rientrare nel 2012 con la sua vera identità e una richiesta d’asilo, ma viene nuovamente allontanato dopo qualche mese. Ziaden tenterà ogni anno il suo viaggio della speranza, ricevendo anche i solleciti dei medici britannici per sottoporsi alle cure anticancro. Fino all’ultimo tentativo. 

All’inizio dello scorso anno ci prova da Milano, ma viene denunciato a piede libero. Così decide di passare da Catania con due biglietti. Uno per Bucarest, utilizzato per superare i controlli, e l’altro per Londra, la sua vera destinazione. Quando i poliziotti di frontiera lo ammanettano ha in mano un documento che sarebbe stato comprato da un catanese conosciuto a Londra, ma che vive nel capoluogo etneo, e che ne aveva denunciato lo smarrimento. La carta d’identità, come Ziaden ha poi raccontato agli inquirenti, gli è costata mille euro. Un prezzo che nel mercato nero è solitamente trattabile per un’operazione semplice: cambiare la foto e lasciare inalterati i dati anagrafici. Nel suo portatile la polizia ha trovato anche altri documenti, sempre riconducibili a persone italiane, per lo più calabresi e napoletani. Perché gli albanesi, conoscendo la nostra lingua, riescono con più facilità a mascherare la loro provenienza. Nel business delle false identità, come spiegano alcune fonti balcaniche a MeridioNews, ci sarebbe anche un mercato legato a quelle dei defunti, più costose ma più sicure. 

Il mercato delle false identità comprende anche quello dei defunti

Nei tre mesi passati nel carcere di piazza Lanza, Ziaden è costretto a cambiarsi da solo il catetere. L’albanese viene ritenuto un detenuto difficile perché accusato di terrorismo e a nulla servono le richieste ufficiali dell’avvocato. Solo poco prima della scarcerazione viene visitato da un medico, ma si sarebbe trattato di un dermatologo. Poco cambia quando viene trasferito a Milano, agli arresti domiciliari a casa del fratello. Gli ultimi capitoli della storia del finto terrorista sono quelli che vengono scritti in tribunale. Dove il processo continua solo per la vicenda dei documenti falsi. L’avvocato Vito Patti ha tentato, senza successo, la strada del patteggiamento. È stato invece accettato il rito abbreviato, ma intanto Ziaden è morto. Il processo potrebbe finire così ma il suo legale ha intenzione di ottenere un pronunciamento ufficiale da parte di giudici per rendere giustizia alla storia del suo assistito.

Dario De Luca

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