Il madonita che torna alle origini per fare l’agricultore La storia di Mario Virga: «Rispetto i ritmi della terra»

Si definisce un agricultore, più che un agricoltore. E viene da dargli ragione, considerando che tre anni fa ha lasciato una soddisfacente vita a Rimini per tornare nelle Madonie, esattamente a Castellana Sicula. A sentire Mario Virga, che ha compiuto una scelta di vita che è un ritorno alle origini, è stato tutto facile. «Con la mia famiglia eravamo proprietari di alcuni terreni. A un certo punto mi sono detto “perché non provare a coltivare queste terre antiche, con prodotti molto particolari?”». 

Così, dopo 20 anni di vita in Emilia Romagna, Virga compie il percorso inverso rispetto a quello che abitualmente compiono tanti suoi coetanei. «Facevo il topografo per una società di Roma – Alla fine mi hanno offerto la possibilità di continuare a lavorare, ma come trasfertista. Io però da Rimini non volevo spostarmi, così ho rifiutato questa possibilità e ho deciso di tornare alle mie origini. Ho iniziato con la mia ex compagna facendo l’olio, già lo facevamo come volontari in Emilia, e quindi l’ho fatto assaggiare lì. Mi hanno detto che era di una qualità eccellente però aveva alcuni difetti di produzione. Allora mi sono impegnato di più ed è iniziato il mio percorso».

Nasce dunque La casa del contadino, la realtà portata avanti da Virga nelle zone di Scillato. Tra i giardini terrazzati il fiume scorre tra i pendii. In queste terre così fertili l’agricultore si dedica soprattutto ai semi antichi, conosciuti spesso in maniera casuale. Attraverso incontri che diventano semine, letteralmente. «Sono tutti incontri pieni di energia – sorride Mario Virga – Ho conosciuto persone che mi hanno parlato dei semi antichi che ci sono nelle Madonie e li ho integrati con le mie conoscenze. Coltivo determinate produzioni con un metodo biodinamico non semplice ma molto particolare. Ogni anno poi organizzo delle visite guidate. La mia idea è trasmettere l’amore per la propria terra che è anche un amore per l’uomo».

Le coltivazioni presso La casa del contadino comprendono uliveti, aranceti, frutteti  (come le albicocche di Scillato che sono un presidio slow food), tipologie particolari di susine, mele, pere. Ma non solo. «Silvia Turco, l’ex presidente di Oro Rosso di Sicilia, mi ha introdotto alla coltivazione dello zafferano – racconta il madonita – donandomi inoltre alcuni semi del grano duro di tuminia, che manco conoscevo. Ho un altro terreno a Tudia, tra Resuttanno e Marianopoli, e lì coltivo questo frumento. Per andarlo a macinare ho conosciuto Giuseppe, della cooperativa Bio Madre Terra, che a Gangi si è messo in testa di fare il mugnaio e ha aperto un mulino a pietra. Da lui ho scoperto una sementa di fagiolo badda, anche questo mai provato. Ho imparato a cucinarlo e ora ne faccio una buona produzione: è un fagiolo autoctono, proprio delle Madonie e precisamente di Polizzi. A Rimini poi ho conosciuto la cicerchia, una scoperta per tutti qui perché nessuno la mangiava».

Ma perché Virga preferisce definirsi agricultore? «La sapienza contadina è cultura della terra – spiega – Io poi uso tecniche non convenzionali, non un’agricoltura dedita a coltivazioni intensiva ma al rispetto della terra e dei suoi ritmi. I semi antichi, poi, appartengono alla cultura contadina: certi semi vengono tramandati per autoproduzione, non ci sono multinazionali che hanno il copyright su questi semi che invece sono arrivati tramite il lascito dei nostri avi. Quindi i semi antichi sono anche un insegnamento di quello che siamo stati noi, della nostra storia».

E che sia un contadino atipico Virga lo ha dimostrato definitivamente lo scorso 13 novembre. Quando, in occasione della giornata della gentilezza, ha allestito un piccolo gazebo nella piazza centrale di Castellana Sicula donando un particolare tipo di seme. Ovvero un abbraccio gratuito a chiunque ne facesse richiesta. «Questo fa parte della mission che mi sono dato – dice – Avere un rapporto con la terra significa avere un rapporto stretto con l’uomo. Viviamo in un mondo in cui si odia parecchio, personalmente sulle Madonie mi sono scontrato con molte persone che hanno un sentimento razzista. Quando ho saputo che c’era la giornata mondiale dedicata alla gentilezza mi sono subito organizzato. Una giornata molto partecipata, soprattutto dalle persone più anziane, e molto bella. Neanche ci credevo moltissimo, in realtà, ero convinto che mi avrebbero preso in giro». 

Tornare nella propria terra, specie in un territorio certamente affascinante come le Madonie ma comunque avaro di servizi e opportunità, non è certo una scelta scontata. A distanza di tre anni, che bilancio si può fare del proprio ritorno a casa? «È stato facile perché sono tornato alle mie origini – aggiunge Mario Virga – Ritrovare i miei affetti mi fa sentire casa il posto dove abito. Io poi sono una persona che studia molto, e questo mi tiene lontano dalla società. Non ho cioè molte interazioni con le persone. Anche perché qui non c’è un interesse spiccato per la cultura: in questi paesi piccoli mancano le basi, non ci sono cinema e teatri, le biblioteche hanno pochi testi. Le Madonie sono una società molto esclusa dal carattere globale della nostra epoca. Quindi rimango spesso a casa, anche perché dopo una giornata di intenso lavoro preferisco rilassarmi». 

Andrea Turco

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