A un mese dalla sua conclusione, un catalogo delle cose notevoli dell’ultima edizione del Premio Tenco: la più importante rassegna della canzone d’autore, svoltasi dal 6 all’8 novembre al teatro Ariston di Sanremo.
LE CITTÀ INVIVIBILI “Per sua fortuna Obama non è nato a Bordighera” scrive Marco Taradash su L’Occidentale – e non si capisce il motivo. In quell’angolo di mondo che è l’estremo ponente ligure, fuori dalle rotte della storia quanto della geografia, dove, come previsto dai più savi anziani, al disastro ideologico corrispondono disastri idrogeologici, si riunisce per tre giorni l’anno il Grande Oriente della canzone d’autore, meglio nota come Rassegna Tenco, validissima ragione per inoltrarsi in quelle terre desolate. A idearla fu Amilcare Rambaldi, che così espiò l’invenzione di un’altra manifestazione canora – sempre sanremese e dalle alterne fortune. Quest’anno il comune di Sanremo ha deciso di onorarlo con una targa affissa al Palafiori: lapsus evidente (vedi foto) e promessa di riparare all’errore; magari con una pubblica manifestazione in cui verrà eseguita Io, tu e le rose.
LA VITA, AMICO MIO, È L’ARTE DELL’INCONTRO: il motto del Club Tenco nonché un verso di Vinicius de Moraes, tradotto da quel Sergio Bardotti carsicamente ricordato lungo tre serate prive di un vero tema centrale ma nelle quali si sono incrociati gli omaggi per Bardòci, la memoria di un Vladimir Visotsky (dalla scenografia di Marco Nereo Rotelli all’interpretazione di Finardi con l’ensemble di musica classica contemporanea Sentieri Selvaggi) e più autorecelebrativi riferimenti alla mitologia tenchiana. Ad aprire con la tradizionale Lontano, lontano è stato Sergio Cammariere, set breve e band in gran forma. Non mancano poi le sorprese: ecco Joan Isaac, non annunciato, con una magnifica Ed io tra di voi italo-catalana. Il Premio Tenco alla carriera non poteva invece che andare a un mostro sacro della musica brasiliana: Milton Nascimento, la voce del Minas Gerais; il migliore di tutti, lo dice anche Sting ma è vero, ed è un peccato che la sua grandezza venga messa in secondo piano rispetto a quella dei più astuti Gil o Caetano.
L’ESERCITO DEL SERT. E i giovani? La targa come migliore opera prima se l’è aggiudicata Canzoni da spiaggia deturpata (quale miglior luogo per celebrarle?) L’esordio delle Luci della centrale elettrica (nome dietro cui si cela il solo Vasco Brondi) vanta un paratesto ingombrante, una splendida copertina (GiPi) e una serie di amori dichiarati (Tondelli, Pazienza) fatti apposta per dividere e scatenare pregiudizi. Discontinuo ma con momenti notevoli; il risultato è irritante e sincero come un film di Cyrill Collard, ed è dal vivo che trova la sua dimensione ideale, con le angoscianti urla di Vasco e la chitarra di Giorgio Canali. Da non perdere. Degni di nota anche la verve scenica di Giovanni Maria Block e i palermitani Cordepazze (intervistati di recente da Radio Zammù, ndr).
JIMMY, BALLANDO. Da tre anni il premio I suoni della canzone dà spazio a quei musicisti che hanno accompagnato i cantautori preferiti dal Club. Quest’anno è la volta di Jimmy Villotti, che può vantare una canzone dedicatagli da Paolo Conte senza aver vinto nemmeno una tappa del tour e collaborazioni con Guccini, Dalla, Vanoni e lo stesso Conte. Talentuoso chitarrista ed entertainer: l’ha dimostrato indossando le vesti del tappabuchi durante i cambi-palco: sketch malthusiani che in poche battute delineano un universo di pezzi facili e Atahualpa Yupanqui.
IL NANO PIÙ ALTO DEL MONDO. Si mormorava che, almeno nella sostanza, fosse l’esponente della nuova destra trasversale, quel sostenitore dell’economia di sussistenza al cui confronto il caro Ezra Pound farebbe la figura del Senior Fellow del Cato Institute. E invece no; Carlin Petrini stupisce dando benedizione ai vari buffet (sì, il vostro inviato era anche al dopo Tenco), tutti made in Monferrato: s’instilla un principio di transregionalità che è il cavallo di Troia del mondialismo gastronomico, altro che cucina a kilometri zero (nella fattispecie ciò avrebbe significato cibarsi dei frutti delle aiuole di Piazza Colombo). Memorabili la Romagna mia di gruppo intonata negli Incontri di mezzanotte e l’incendiaria Celito Lindo, ma sopratutto i meravigliosi set con Ellade Bandini, Jimmy Villotti, Sergio Cammariere e un Morgan che pesca nel grande repertorio di Umberto Bindi e Bruno Martino.
IL FUTURO NON È PIÙ QUELLO DI UNA VOLTA. Non è un paese per Vecchioni. Anzi sì, ma non solo quello. Sarebbe sbagliato ridurre il Tenco all’inevitabile idealtipo vecchioniano, da parodia della canzone d’autore insomma, dove l’understatement sbanda verso autoreferenzialità e indignazioni scontate. Vanno invece senza dubbio annoverati tra i momenti più alti la già classica Quelli che benpensano, in duetto dell’ottimo Caparezza, vero Artaud del rap italiano, con Fratello Frankie Hi-Nrg MC, piccolo maestro che la sera seguente metterà in versi uno dei recenti deliri di Franco Mauri/Mauro Franchi, scatenando gli applausi del Teatro Ariston. Sopra il livello di guardia la presenza di non cantanti quali Patrucco, Ovadia, Celestini. Per la prima volta nelle vesti di cantante anche il sempre generoso Stefano Bollani, che però merita un discorso a parte con la splendida Os Argonautes tradotta per l’occasione da Sergio S. Sacchi e l’esilarante falso Fred Bongusto di Mafalda, uno di quei pezzi che raramente mancano nei bis de suoi concerti.
TRAPIANTO MORTE E CONSUNZIONE DEL MERCATO. La manifestazione che ha abbattuto tutti i margini di profitto vanta ancora buona salute: lo dimostra la targa per il miglior album consegnata ai Baustelle per Amen, che incantano con un quartetto d’archi e tre pezzi: Il corvo Joe, Alfredo e la bianciardiana Latte 70, gioiello misconosciuto del repertorio gaberiano “sul logorio dell’amore, molto attuale nonostante la valuta”. Il liberismo ha i giorni contati, il Premio Tenco no.
Con questo articolo inizia la collaborazione tra Step1 e Denis Massaro, economista e letterato.
“Una delle menti più lucide del nostro secolo” (Roberta Marilli)
“Un genio” (Ivan Begio)
(Il video in apertura è stato inserito su Youtube da Phantasticado)
Condannato a dodici anni di reclusione. Il giudice dell'udienza preliminare (gup) del Tribunale per i…
A Palermo sono state fatte 195 le multe a chi guidava un monopattino elettrico senza…
Andrea Bonafede, Giuseppe Giglio e Vito Accardo, ma anche Gaspare Bono, Giuseppe Bono, Renzo Bono…
«La regola dei tre giorni». Era quella applicata dai malviventi, e già nota a chi…
Un pranzo in famiglia si è trasformato, a Catania, in una lite tra padre e figlio…
Il giudice del lavoro del tribunale di Catania ha condannato l'Inail a riconoscere la malattia professionale da…