Dicono che l’atto ispettivo sui dirigenti della Regione siciliana si dovrebbe materializzare a Sala d’Ercole la prossima settimana. E aggiungono che ad occuparsene non sarà soltanto il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars, ma anche i deputati nazionali e i senatori eletti nell’Isola. L’obiettivo dovrebbe essere quello di far esplodere una questione che va avanti da oltre un decennio: quella dei dirigenti generali pescati dalla terza fascia dirigenziale, invenzione un po’ teratologica della politica siciliana, se è vero che la terza fascia dirigenziale non esiste in nessun’altra parte d’Italia.
La storia – questa storia un po’ incredibile – l’abbiamo raccontata altre volte. La novità è che, questa volta, potrebbe non trattarsi della solita ricostruzione giornalistica corretta, ma ignorata sistematicamente dal potere in tutte le sue manifestazioni visibili e celate. Al contrario, potrebbe trattarsi di una battaglia politica portata avanti da un gruppo parlamentare.
Si partirebbe sempre dalla legge regionale numero 10 del 2000, quella, per essere chiari, che in una notte di Sala d’Ercole creò, come per magia, circa 2 mila dirigenti. E che il tema sia piuttosto caldo lo dimostra il fatto che l’attuale Governo regionale di Rosario Crocetta, sempre a caccia di soldi, visto che i soldi se li fa depredare in silenzio da Roma, ha già quasi annunciato una riduzione della dirigenza, sempre nell’ottica renziana delle ‘riforme’ che producono risparmi.
Quello che l’attuale Governo regionale non sfiora nemmeno con un dito è la questione dei dirigenti generali illegittimi, forse perché in questa storia, al pari dei due Governi che l’hanno preceduto – quello di Totò Cuffaro e quello di Raffaele Lombardo – c’è dentro fino al collo.
La storia a due facce e mezzo. Il nostro giornale, fino ad oggi, di queste due facce e mezzo ne ha affrontata solo una. La faccia che i nostri lettori conoscono è quella del pronunciamento del Tar Sicilia (Tribunale amministrativo regionale) che ha respinto il ricorso di due dirigenti che contestavano la nomina dell’attuale Segretario generale della presidenza della Regione, dottoressa Patrizia Monterosso. Ricorso respinto dai giudici del Tar, perché i due dirigenti che l’hanno presentato, il dottore Salvo Taormina e la dottoressa Alessandra Russo, non hanno i titoli per aspirare al ruolo di Segretario generale della presidenza della Regione.
Secondo il Tar, Salvo Taormina e Alessandra Russo, in quanto dirigenti regionali di terza fascia, non hanno i titoli per poter accedere alla dirigenza generale e, di conseguenza, non hanno i titoli per accedere alla carica di Segretario generale della presidenza della Regione, che non è altro che il numero uno di tutti i dirigenti generali della Regione.
Pronunciamento devastante, quello del Tar Sicilia. Perché, attualmente, il 99 per cento dei dirigenti generali della Regione è stato pescato dalla terza fascia dirigenziale. Quindi, se Salvo Taormina e Alessandra Russo non possono ricoprire il ruolo di dirigenti generali della Regione, a che titolo lo occupano tutti gli altri attualmente in carica?
Questa è la domanda che fa tremare un po’ tutti: i dirigenti generali attualmente in carica e i Governi regionali che li hanno nominati. Perché se la vicenda finirà sui tavoli dei giudici della Corte dei Conti potrebbe esplodere una sorta di viva Maria, come si dice dalle nostre parti, con azioni di responsabilità che potrebbero configurare cifre iperboliche: decine, forse qualche centinaio di milioni di euro.
I dirigenti generali di terza fascia si difenderanno esibendo sentenze del Tribunale del Lavoro che certificano il riconoscimento del proprio ruolo. Ma nella pubblica amministrazione, oltre alle sentenze, contano le leggi che, a differenza di altri atti amministrativi, non possono scomparire: e la legge 10 del 2000 – che non è ancora scomparsa – stabilisce che i dirigenti della terza fascia, per passare alle fasce superiori, avrebbero dovuto sostenere un concorso. Che non è stato mai bandito. Altri problemi – decisamente seri – per i governanti degli ultimi tre Governi.
Fin qui la faccia conosciuta di questa storia. Ma c’è un’altra faccia e mezza finora rimasta in ombra. La faccia è rappresentata da un gruppo di dirigenti regionali vincitori di un vero concorso – non sono molti, ma ci sono – finiti pure loro nella terza fascia dirigenziale. Il problema, in questo caso, nasce dal fatto che mentre questi dirigenti vincitori di un vero concorso sono rimasti nella terza fascia, ci sono altri dirigenti regionali – sempre di terza fascia – arrivati da uffici sperduti che oggi ricoprono il ruolo di dirigenti generali.
Per essere ancora più chiari: ci sono dirigenti regionali che hanno superato un concorso difficile per dirigenti regionali e rimasti nella terza fascia; e, contemporaneamente, ci sono dirigenti, sempre di terza fascia, diventati tali non si sa come, provenienti da uffici periferici della Regione – gente che, forse, non ha mai superato un concorso pubblico – che oggi si ritrovano a ricoprire il ruolo di dirigenti generali della Regione!
Dove si dimostrerebbe che negli uffici della Regione la meritocrazia funziona al contrario: hai superato un vero concorso – non un concorso per titoli inventati e colloqui con gli amici di papà – ma un concorso con prove scritte e orali? Bene, resti dirigente di terza fascia a vita, perché tanto la politica siciliana collusa i concorsi previsti dalla legge 10 non li bandirà mai. Tu invece sei diventato dirigente regionale di terza fascia per grazia ricevuta, perché nell’ufficio scognito dove lavoravi da caporale sei diventato generale? Bene, tu farai il dirigente generale.
Quello che leggete può sembrare incredibile, ma è la realtà. Non è da escludere che i grillini facciano i nomi dei dirigenti generali che non hanno mai vinto un vero concorso pubblico!
Infine, l’ultima mezza faccia di questa storia. Legata a pronunciamenti del Tar Sicilia di là da venire. Quando i giudici amministrativi hanno respinto il già citato ricorso di Salvo Taormina e Alessandra Russo qualche scienziato del rovescio (il Diritto, infatti, è un’altra cosa) ha arguito che la Giustizia amministrativa aveva dato ragione alla dottoressa Monterosso. Errore. Perché il Tar non è ancora entrato nel merito di tale questione. E di altre questioni.
Insomma, l’ultima mezza faccia di questa incredibile vicenda riguarda i titoli – quelli veri e che contano – dei dirigenti generali esterni all’Amministrazione regionale. Su questo punto i parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle sono già andati in avanscoperta presentando una mozione di censura alla dottoressa Monterosso che gli uffici dell’Ars hanno considerato legittima, ma che il Parlamento e il Governo della Sicilia hanno frettolosamente bloccato.
Ma adesso, con l’atto ispettivo che dovrebbe vedere la luce, tutte queste storie dovrebbero venire a galla. In questo momento, con l’ombra di un danno erariale stratosferico, i Palazzi della politica siciliana stanno tramando per provare a parare la botta. Ma, credeteci, stanno anche tremando. Eccome se tremano!
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