Il grande imbroglio degli Ato rifiuti

Stamattina abbiamo raccontato ai nostri lettori che, nel quadro della manovra economica, è stato deciso – o dovrebbe essere stato deciso – di azzerare le gestioni commissariali degli Ato rifiuti della Sicilia. Abbiamo anche annunciato che avremmo fornito qualche notizia in più su un’operazione poco chiara. Torniamo adesso sull’argomento per provare a capire cosa è successo e cosa potrebbe succedere. Anticipando subito che l’operazione, tra qualche tempo, potrebbe risolversi in una grande ‘mazzata’ per i contribuenti della Sicilia.

La notizia già è nota: stamattina il parlamento dell’Isola avrebbe deciso di sbaraccare le gestioni commissariali degli Ato rifiuti. Gli Ato rifiuti, per la cronaca, sono delle società costituite dai Comuni che si dovrebbero occupare della raccolta e dello smaltimento dell’immondizia.

La scelta di costituire le società tra Comuni, adottata dalla Regione siciliana nella seconda metà del 2000, è già discutibile. I Comuni avrebbero potuto dare vita a dei consorzi, evitando la costituzione di società. Solo che la politica di quegli anni voleva le società per nominare consiglieri di amministrazione e presidenti di consigli di amministrazione. E anche consulenti. E, soprattutto – trattandosi di società di capitale – per assumere il solito personale senza concorsi. Tutte cose che si sono puntualmente verificate (alcuni Ato rifiuti hanno anche acquistato costosi beni, per esempio lussuose automobili, ovviamente con il denaro pubblico).

La gestione di questi Ato rifiuti è sempre stata cervellotica. L’esempio di questa impostazione emenentemente truffaldina lo fornisce Agrigento. Dove c’è l’Ato rifiuti che dovrebbe pagare il titolare di una discarica gestita da privati. L’Ato rifiuti, per pagare l’azienda privata che gestisce la discarica, deve incassare i soldi dai Comuni. I Comuni, per potere pagare l’Ato rifiuti che deve pagare i privati deve incassare i soldi dai cittadini. I cittadini non sempre vogliono pagare grosso modo per due motivi: perché il servizio è spesso pessimo (vei, appunto, Agrigento) e perché il costo, rispetto alle precedenti gestioni, è, nelle migliore delle ipotesi, raddoppiato.

L’esempio lo fornisce il Comune di Racalmuto, sempre in provincia di Agrigento. Fino al 2007 la raccolta dei rifiuti costava circa 600 mila euro. Appena è arrivata la gestione da parte degli Ato rifiuti il costo della raccolta è schizzato a un milione e 600 mila euro. Più del doppio. Di questi, 800 mila euro a carico del Comune, gli altri 800 mila euro a carico dei cittadini.

Un’operazione a perdere, come si può notare. Che riscontriamo in tanti Comuni dell’Isola. Dove, conti alla mano, il ricavato delle bollette (ammesso che i cittadini paghino) copre il 30-40 per cento del costo del servizio, mentre la restante quota è a carico del Comune. Questi spiega perché tanti Comuni dell’Isola si sono indebitati con gli Ato rifiuti.

C’è, naturalmente, chi ci ha guadagnato. Chi? I titolari delle discariche private. Guarda caso, nel nome della tutela dell’ambiente, sono state chiuse un sacco di discariche. Creando tanti ‘imbuti’ dove andare a scaricare i rifiuti. Se queste discariche sono gestite da privati, beh, questi ultimi hanno fatto l’affare del secolo,perché, prima o poi, dovranno essere pagati. Una cucca.

Come i lettori hanno già compreso, nel giro di pochissimo tempo tutti gli Ato rifiuti si sono indebitati. Nel giugno del 2008 c’erano anticipazioni, da parte della Regione, pari a circa 30 milioni di euro. A dicembre si era già a 100 milioni. Un anno dopo gli Ato rifiuti della Sicilia ‘viaggiavano’ sopra il miliardo di euro di indebitamento.

E oggi a quanto ammonta l’indebitamento? Nessuno lo sa. Si dice che l’indebitamento sia lo stesso di qualche anno fa. Noi non ci crediamo. Siamo nel 2013 e, calcolando i soli interessi sui debiti del 2009 (che secondo qualcuno ammontavano a 1,3 miliardi di euro e non a un miliardo di euro), l’indebitamento dovrebbe essere ulteriormente schizzato all’insù.

In tutto questo la Regione siciliana non ha un piano per la raccolta e il trattamento dei rifiuti. Di fatto, si va avanti con le discariche. Per la gioia dei privati che le gestiscono. Anche se non tutte le discariche sono gestite da privati. A Palermo, ad esempio, la discarica di Bellolampo è gestita dall’Amia. Questa società, nonostante la gestione dissennata degli ultimi anni, se riuscisse a riscuotere i soldi dagli Ato rifiuti che hanno conferito l’immondizia a Bellolampo sarebbe addirittura in pareggio di bilancio!

Buona parte dei Comuni della Sicilia – tranne casi rari – è in ‘rosso’ a causa della questione rifiuti (e, in alcuni casi, a causa, anche, dell’acqua gestita dai privati).

In questo scenario si inserisce l’iniziativa di stamattina: ovvero l’azzeramento degli Ato rifiuti che, nel frattempo, sono stati commissariati. Per fare che? Per chiudere la stagione delle societàcostituite dai Comuni? Nient’affatto.

Nel 2010 l’Ars, su input del governo, ha approvato un’altra legge che prevede di affidare la gestione dei rifiuti a società di servizi e rifiuti. Costituite da chi? Naturalmente dai Comuni che ormai sono al dissesto finanziario non dichiarato. Perché proseguire con altre società costituite dai Comuni? Per pilotare altre assunzioni senza concorsi? Per nominare altri consigli di amministrazione e altri presidenti di consigli di amministrazione? Per elargire altre consulenze?

Intanto, pronto accomodo, come abbiamo raccontato ieri e anche stamattina, la politica siciliana si appresta ad ‘alleggerire’ ulteriormente i conti dei Comuni. Dirottando sugli Ato rifiuti una parte dei soldi che la Regione versa ogni anno ai Comuni. Così gli Ato rifiuti potranno pagare i gestori delle discariche. Che, in parte, sono privati. Con questa iniziativa molti Comuni – che già sono in ‘bolletta’ – non potranno pagare più i dipendenti. Ma questo avverrà quando questo governo regionale non ci sarà più. Bella la nostra classe dirigente, no? Responsabile, soprattutto.

Questi, bene o male, i fatti. A questo punto abbiamo il dovere di dire ai cittadini siciliani che l’indebitamento stratosferico ricadrà tutto sulle loro spalle. Tra uno, due, tre anni, non sappiamo di preciso quando: ma sappiamo che, prima o poi, avverrà. Per tale motivo, in questa fase, là dove ci sono le condizioni, è opportuno ricorrere a una class action pubblica, come quella lanciata dal nostro giornale per fare pagare all’Amia i danni che ha prodotto alla città e ai cittadini.

Cogliamo l’occasione per invitare i nostri lettori a partecipare a questa iniziativa. E invitiamo i siciliani a fare la stessa cosa in quei Comuni dove il carente servizio di raccolta dei rifiuti ha causato danni alle città e alla salute degli abitanti. Noi invitiamo i siciliani a difendersi. Perché chi ha messo in piedi questo infernale progetto lo ha fatto scientemente, sapendo che, prima o poi, qualcuno, come già accennato, dovrà pagare questi debiti. E questo ‘qualcuno’ è già stato individuato: il comune cittadino.

 

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Palermo, class action pubblica contro Amia


 

 

Giulio Ambrosetti

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