Il grande azzardo di Gianfranco Miccichè

E’ durata una settimana o giù di lì la candidatura unitaria di Nello Musumeci alla presidenza della Regione siciliana. Il tentativo di mettere assieme forze politiche che, negli ultimi quattro anni, non hanno fatto altro che combattersi è fallito. Gianfranco Miccichè, leader di Grande Sud, si chiama fuori e annuncia la sua candidatura alla guida della Sicilia. Subito appoggiato dal Partito dei siciliani di Raffaele Lombardo, da Futuro e libertà e dal Movimento popolare siciliano di Riccardo Savona.

Del resto, l’incontro tra Miccichè e Lombardo da un lato e il Pdl di Angelino Alfano dall’altro lato non aveva convinto nessuno. Troppi rancori. Troppe incomprensioni. Era ‘tecnicamente’ impossibile vedere assieme Lombardo e il Senatore del Pdl, Giuseppe Firrarello. E, infatti, i ‘telefoni’ si sono rotti. 

Non è facile capire quello che è successo, perché è successo e quello che potrebbe succedere nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Proviamo a ricostruire i fatti, azzardando qualche interpretazione e qualche previsione.

Proviamo a capire perché, appena una settimana fa, è venuta fuori la candidatura di Nello Musumeci. Questo nome è il risultato di un ragionamento politico nazionale.

Silvio Berlusconi – questo ormai non è un mistero per nessuno – ha deciso di scendere per l’ennesima volta in campo. Nel Centro Nord dovrebbe ‘chiudere’ l’accordo con la Lega di Roberto Maroni. Al Sud, però, è scoperto. Ed è anche messo male. 

Negli ultimi tre anni di Governo, Berlusconi ha preso il giro le popolazioni del Mezzogiorno del Paese. Nel 2008 aveva fatto tante promesse. Tutte non mantenute. Non solo. Il suo Governo – anzi, quello che allora era il suo Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti – ha utilizzato i fondi destinati al Sud, i cosiddetti Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) per finalità che nulla hanno a che vedere con il Meridione.

In parole semplici, buona parte dei Fas è stata spesa nel Centro e nel Nord Italia. Per il Sud è una doppia presa in giro, perché con la scusa che c’erano i Fas, lo stesso Governo Berlusconi non ha erogato al Mezzogiorno buona parte delle risorse finanziarie ordinarie.

Morale: dal 2008 al 2011, nel silenzio generale (soprattutto da parte dei giornali del Centro Nord Italia), una parte importante del nostro Paese è stata privata di ingenti risorse finanziarie. Un ‘furto’ politico e finanziario in piena regola da parte di chi, poi, non fa altro che attaccare gli sprechi del Sud. 

Berlusconi, che si accinge a scendere in campo, deve trovare un aggancio nel Mezzogiorno del Paese. Gli serve una sorta di Lega del Sud da affiancare alla Lega di Maroni. Anche per far dimenticare, magari con un po’ di demagogia, quello che lui non ha fatto per il Meridione dal 2008 al 2011. La individua ne La Destra di Francesco Storace, presente, anche se con basse percentuali, in tutta l’Italia; in Grande Sud di Gianfranco Miccichè e nel Partito dei siciliani di Raffaele Lombardo.

Questo è il punto più importante di tutta la questione. Berlusconi si sarebbe impegnato a trovare i seggi per il Parlamento nazionale (Camera e Senato) per Grande Sud (circa quindici parlamentari nazionali), per il Partito dei
siciliani di Lombardo (da cinque a sei parlamentari nazionali) e per La Destra  di Storace. Più altri seggi che il Cavaliere avrebbe dovuto garantire ad altre aggregazioni che si sarebbero dovute accodare all’operazione: in Campania, in Puglia, in Basilicata e in Calabria.

Tutte queste formazioni politiche, da sole, non riuscirebbero a prendere seggi alla Camera dei deputati e al Senato. Messi insieme, con il ‘collante’ di Berlusconi, avrebbero buone possibilità di entrare a Montecitorio e a Palazzo Madama. 

Questo, grosso modo, era l’accordo fino a ieri sera. Ed è per questo che, a un certo punto, la scorsa settimana, viene fuori la candidatura ‘unitaria di Nello Musumeci, appoggiato dagli autonomisti di Lombardo e Miccichè e dai Partiti di centrodestra, Pdl in testa. Una candidatura autorevole, ma fragile, quella di Musumeci. Perché le polemiche tra Grande Sud e Lombardo da una parte e il Pdl dall’altra parte non si placano. 

Forse anche Musumeci, magari involontariamente, ci mette del suo, dando la sensazione di essere un po’ troppo distante da Miccichè e Lombardo. Forse lo fa per tenere unita una coalizione che sembra sbandare un po’ di qua e un po’ di là. Fatto sta che questa sensazione si avverte.

Domenica scorsa, in realtà, dopo una settimana di tensione, il coordinatore nazionale, Angelino Alfano, in un’intervista al Corriere della Sera, ha cercato di portare un po’ di serenità nella coalizione, smussando gli angoli e plaudendo alla mossa di Miccichè, che, alla fine, è quello che inventa la candidatura di Musumeci insieme con Lombardo.

Ma, sempre domenica, accanto alle dichiarazioni concilianti di Alfano, le cronache registrano anche le parole, un po’ ‘biliose’ in verità, di Giuseppe Castiglione, uno dei tre coordinatori del Pdl siciliano. Tanto che, sempre due giorni fa, il segretario regionale di Grande Sud, Pippo Fallica, si chiedeva: “Qual è la linea politica del Pdl siciliano? E’ quella di Alfano o quella di Castiglione?”.

In fondo, il comunicato diramato domenica scorsa da Pippo Fallica anticipava la rottura di Miccichè e Lombardo con il Pdl.

E adesso? Sarebbe da folli pensare che personaggi così ‘navigati’ non abbiamo fatto i conti. Anche se – aritmetica elettorale e politica alla mano – va detto che la mossa di Miccichè e Lombardo è un azzardo. Per una serie di motivi che proveremo a illustrare.

Intanto, Miccichè e Lombardo debbono garantire, anzi, garantirsi i seggi a Roma. Venti, forse venticinque o trenta seggi tra Camera e Senato se, come sembra, nell’operazione entreranno pure i finiani di Futuro e libertà.

Proviamo a ipotizzare un possibile scenario siciliano. Grande Sud vale, sì e no, il 10 per cento. Il Partito dei siciliani di Lombardo, ‘stiracchiandolo’ un po’ con la gran massa di clientele, potrebbe arrivare all’11, forse al 12 per cento. Di più no, perché Lino Leanza, ex Mpa, fortissimo in provincia di Catania e forte anche in altre province, è passato nell’Udc. Mentre Carmelo Lo Monte, fortissimo a Messina e dintorni, ha lasciato pure lui Lombardo.

Facendo quattro conti, Miccichè e Lombardo arrivano al 20 per cento. Al 22-23 per cento ‘stiracchiando’ molto. Futuro e libertà, in Sicilia, vale dal 3 al 4 per cento. Mentre l’Mps di Savona non supera l’1 per cento. Messi tutti insieme, potrebbero arrivare al 28 per cento, forse la 30 per cento forzando molto la mano (e, magari, con qualche altro alleato). Se, però, a questi si aggiungono i Popolari per l’Italia di Domani (PID), questo schieramento potrebbe arrivare al 40 per cento. 

E’ un risultato che potrebbe bastare, soprattutto se il centrosinistra si presenterà diviso. Un risultato che potrebbe non bastare se, invece, il centrosinistra si presenterà unito.

Attenzione: anche con il centrosinistra unito l’azzardo di Miccichè e di Lombardo potrebbe riuscire. Soprattutto se i candidati alla presidenza della Regione saranno più di quattro. E soprattutto se, nei prossimi giorni, Miccichè e Lombardo metteranno all’incasso nuovi alleati.

Un conto, piuttosto approssimativo, si può fare pure con il centrosinistra siciliano al gran completo. Si potrebbe dare un 25-26 per cento a Pd, Federazione della Sinistra, Sel e Verdi (come si distribuirebbe tale percentuale tra questi quattro partiti, ammesso che decidano di ‘correre’ insieme, non è facile prevederlo). Poi c’è un dieci per cento dell’Udc. E un 7-8 per cento di Italia dei valori.

Sulla carta il centrosinistra siciliano al gran completo potrebbe sfiorare il 42-43 per cento. Ma – lo ripetiamo – ci dovrebbe essere un candidato unico. Cosa, questa, che ieri sera, dopo che Miccichè e Lombardo hanno mollato Musumeci, ha auspicato Claudio Fava. 

Questo 42-43 per cento, però, non tiene conto dell’effetto erosione’ degli altri possibili candidati.

Possiamo anticipare che i grillini faranno ‘danno’. Per loro si prevede un 6-7, forse 8 per cento. Voti di opinione che, in buona parte, verrebbero tolti alla sinistra.

Ci sarà da capire che risultati raggiungerà Mariano Ferro con i suoi ‘Forconi’. Alcuni sondaggi ‘riservati” non lo danno messo male. Anzi. Anche questo è un voto d’opinione: altri voti in meno per lo più alla sinistra.

Sulla carta – ma solo sulla carta – la mossa di Miccichè e Lombardo è un azzardo. Perché  partono con tre o quattro punti in meno del centrosinistra unito.

Però c’è un però… Non sfugge agli osservatori che, con questa mossa, Miccichè ha isolato il suo ex Partito, il Pdl. Alla luce di tutto quello che sta avvenendo, il Pdl siciliano è ormai un controsenso politico. Partito di centrodestra, se proverà a resistere favorirà solo il centrosinistra.

Questo punto merita un passaggio a parte. Fino ad ora Pdl e PID sono sembrati vicini e uniti dalla possibile candidatura di Roberto Lagalla, già assesso regionale alla Sanità, oggi Rettore dell’Università di Palermo. Alfano e il leader del PID, Saverio Romano, potrebbero provare a giocarsi la carta di Lagalla. Portandosi dietro lo stesso Nello Musumeci. Ma se non dovessero trovare altre ‘sponde’ si fermerebbero al 25 per cento e sarebbero sconfitti in partenza.

Né sembra ipotizzabile che su Lagalla possa convergere l’Udc siciliana, visto che, tra le altre cose, questo Partito non ha più una ‘testa’ siciliana, ma  è diretto da Casini in persona, che ha imposto l’accordo con il Pd, di fatto a tutela del Governo Monti.

Ci sembra difficile, insomma, che Romano – che deve garantire setto-otto seggi a Roma ai suoi – non abbia contatti con il leader di Grande Sud. E’ probabile, a questo punto, che il PID si allei con Miccichè, abbandonando il Pdl. La logica politica imporrebbe questo epilogo. Anche se non sono da escludere possibili spaccature.

Tornando ai ‘travagli’ del Pdl, Miccichè, che alla fine è il fondatore di Forza Italia in Sicilia, si potrebbe chiamare, ad uno ad uno, tutte le persone che lui stesso ha voluto, prima in Forza Italia e poi nel Pdl, in tutti gli angoli della Sicilia. Per convincerli a passare con lui.

Il leader di Grande Sud, per vincere senza problemi, potrebbe provare a ‘svuotare’ il Pdl siciliano, portando dalla sua parte un buon numero di parlamentari – e quindi di voti – di questo partito. Lasciando, per esempio, Firrarello e Castiglione, come si usa dire in questi casi, a fare la guarda al bidone…

‘Svuotando’ il Pdl e quindi prendendosi un 5-6 per cento dei voti e magari qualcosa in più, Miccichè vincerebbe senza problemi le elezioni regionali. E, da vincitore, andrebbe a trattare i seggi di Camera e Senato. Con chi?

Con quali forze politiche?  Con Fini? Con lo stesso Berlusconi?  

 

 

Giulio Ambrosetti

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