L’esercizio provvisorio bocciato con voto palese all’Ars. Ventotto voti favorevoli a un emendamento soppressivo all’articolo uno del disegno di legge sono stati sufficienti per approvarlo. Una cosa che, a memoria dei presenti in sala stampa, non si era mai verificata prima in Assemblea Regionale.
Erano presenti in 64 a Sala d’Ercole, nel momento in cui il Partito Democratico ha chiesto il voto palese (premendo il tasto rosso o verde, insomma, e non per alzata e seduta) sull’emendamento soppressivo a firma dei deputati 5 stelle. I deputati favorevoli alla soppressione dell’articolo uno (che dava l’impianto all’intera norma) hanno premuto il tasto verde, i contrari quello rosso. L’esito ha lasciato basiti tutti: su 64 presenti, i votanti sono stati soltanto 55.
A non esprimere alcuna preferenza, magari perché assenti dall’Aula al momento del voto, nonostante il tesserino fosse inserito, sono stati sette deputati della maggioranza e due dell’opposizione (Tamajo e Tancredi). Tra loro, anche i due assessori regionali Toto Cordaro e Bernadette Grasso, insieme ai colleghi di coalizione Vincenzo Figuccia, Pippo Gennuso, Michele Mancuso, Alfio Papale e Tony Rizzotto. E un furibondo Gianfranco Micciché ha rinviato la seduta a domani pomeriggio, rimandando tutti in panchina senza passare da una nuova conferenza dei capigruppo.
«Dentro il ddl c’è un po’ di tutto – attacca il capogruppo pentastellato Giorgio Pasqua -. Dovevano essere un paio di paginette ed è diventata una mini-finanziaria. La bocciatura? Colpa dell’irresponsabilità della maggioranza». Ma a calmare i toni (o quantomeno a provarci) interviene l’assessore Cordaro, accorso in sala stampa per spiegare ai cronisti che «non c’è nessun caos, è stato un inciampo a partire da una incomprensione sul numero degli iscritti a parlare. Io e l’assessore Grasso sapevamo che si attendevano ancora tre interventi prima del voto e siamo usciti dall’Aula per andare in bagno».
«Finalmente – attacca il capogruppo Pd Giuseppe Lupo – si fa chiarezza sull’inutile polemica che il presidente Musumeci porta avanti da mesi sul voto segreto. La realtà è solo che il suo governo si è liquefatto e lo dimostra perfino l’assenza dei deputati componenti della giunta e del presidente ai lavori parlamentari».
Secondo il capogruppo del Misto, Claudio Fava, si è trattato di «un voto politico, a scrutinio palese, che dimostra ancora una volta l’inesistenza di una maggioranza di governo. Qualunque presidente, con senso di responsabilità, ne prenderebbe serenamente atto e si dimetterebbe. Musumeci non lo farà mai».
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