Il Ministero dellIstruzione spende per le scuole paritarie e per le università private oltre 350 milioni di Euro. Il Ministero dell’Interno ha speso 54 milioni di Euro per la protezione collaboratori di giustizia e 200 milioni per i servizi di accoglienza a stranieri. Il Ministero della Giustizia ha speso solo per le intercettazioni 848 milioni di Euro (ma non bastava chiedere allNSA degli alleati americani?). Il Ministero degli Esteri ha destinato 579 milioni, quasi un terzo del suo bilancio, al funzionamento delle sedi estere e altri 461 milioni per i contributi ad organismi internazionali. Poi un
miliardo di euro per le confessioni religiose. Lelenco da FARE sarebbe troppo lungo.
I Paesi maggiormente industrializzati e più evoluti (almeno in teoria) non solo sotto il profilo economico, ma anche dal punto di vista sociale e politico, basano la propria esistenza e lesistenza dei propri cittadini su un concetto fondamentale, unico e riconosciuto da tutti: il rispetto delle regole. Il perno su cui, oggi, fa leva la gestione della cosa comune prevede il rispetto di alcune regole da parte di tutti i soggetti, pubblici o privati, nessuno escluso.
È per questo che notizie come quelle di Wikileaks o quelle relative al Datagate hanno destato tanto clamore. Al punto da essere diventate non più notizie, ma scandali: qualcuno aveva violato le regole e lo aveva fatto allinsaputa di tutti.
In realtà, da millenni ormai, chi governa gestisce la cosa comune senza rispettare le regole che ha imposto. Regole che valgono per tutti, ma non per chi governa. Per farlo molto spesso i politici si sono nascosti dietro ogni tipo di giustificazioni (in realtà quasi sempre vere e proprie scuse). Altre volte invece senza neanche celare il proprio comportamento dietro a motivazioni più meno corrette, semplicemente si è deciso di fare ciò che si voleva e basta.
La cronaca degli ultimi anni è piena di esempi. Dalle missioni di pace (in realtà, veri e propri attacchi ingiustificati a Paesi sovrani per meri motivi economici) alla costante e continua distruzione dellambiente (nascosta dietro la necessità di raggiungere determinati obiettivi imprenditoriali).
Nei mesi scorsi, sin dal suo insediamento, lultimo Governo della res pubblica italiana ha concentrato la propria attenzione e lattenzione dei media sulla necessità di FARE determinate cose per salvare lItalia. Quindi è stato immediatamente definito un iter procedurale complesso e abbastanza lungo (ma non erano misure urgenti?) per diversi interventi da FARE. Per altre misure, forse ritenute particolarmente urgenti (o forse per FARE un favore ai partiti) si è deciso di FARE a meno di questo iter e di procedere immediatamente. Così, mentre si abrogava una legge come quella che concedeva finanziamenti elettorali ai partiti (ridicola al punto che alcuni partiti continuavano a ricevere i finanziamenti nazionali anche dopo il loro scioglimento), il Governo si è affrettato a FARE una norma che, senza dover rispettare liter procedurale proposto dallo stesso Governo per tutte le altre norme, è stata subito approvata e ha consentito ai partiti di FARE cassa per somme teoricamente pari al triplo di quelle appena abrogate.
Il nuovo Governo si è prodigato per FARE il proprio dovere. O forse no. Sì, perché mentre erano presi dalla foga del FARE una legge che tutelasse i partiti, mentre erano impegnati a FARE un decreto del FARE che ha sollevato più critiche e polemiche che benefici, mentre erano distratti dalle polemiche sorte dopo la proposta del Ministro della Difesa, Mario Mauro, di FARE aumentare il numero degli F35 da 90 a 130 (dopo che lo stesso Monti aveva ridotto il numero di questi aerei, da molti ritenuti difettosi, inutili e pericolosi per la sicurezza del nostro Paese, ma ce ne occuperemo in altra sede), hanno dimenticato di FARE ciò che la legge dice ai ministri di FARE. E a non FARE ciò che doveva non è stato uno solo di loro, ma tutti (fatta eccezione per due dicasteri, Salute e Difesa).
Sì, perché, anche se, come spesso accade, i giornali hanno dedicato poco peso alla notizia (anzi hanno proprio dimenticato di FARE sapere agli italiani cosa stava accadendo), dal 2006 esiste una direttiva che impone ai ministeri di FARE un piano per la razionalizzazione e lottimizzazione delle spese e dei costi del proprio funzionamento. Questa norma, art. 1, comma 412, della legge 27 dicembre 2006, n.296 (le cui linee guida sono state approvate con il D.P.C.M. del 13 aprile 2007), imporrebbe (il condizionale è dobbligo in questo caso) a ciascun ministero di FARE ciò entro il 15 Giugno di ogni anno. La relazione viene poi valutata da una Commissione e liter viene approvato dal Parlamento. Senza questa relazione non è possibile FARE unanalisi sui tagli ai Ministeri previsti dalla spending review. Tagli che potrebbero essere la soluzione di molti dei mali dellItalia.
Sì, perché in base allultimo dossier del servizio bilancio del Senato disponibile, la spesa totale per i Ministeri ammonterebbe a 283 miliardi di Euro (inclusi gli stipendi).
Quasi metà di questi, cioè circa 108 miliardi di Euro, servirebbe solo a FARE funzionare i Ministeri. E a volte le voci di spesa appaiono strane. Ad esempio lo scorso anno il Ministero dell’Istruzione ha speso per FARE funzionare scuole paritarie e università private oltre 350 milioni di Euro. Il Ministero dell’Interno ha speso 54 milioni di Euro per la protezione collaboratori di giustizia e 200 milioni per i servizi di accoglienza a stranieri. Il Ministero della Giustizia ha speso solo per le intercettazioni 848 milioni di Euro (ma non bastava chiedere allNSA degli alleati americani?). Il Ministero degli Esteri ha destinato 579 milioni, quasi un terzo del suo bilancio, al funzionamento delle sedi estere e altri 461 milioni per i contributi ad organismi internazionali. Lelenco da FARE sarebbe troppo lungo.
È evidente, però, che se si decidesse di FARE i tagli che la normativa vigente prevede, probabilmente il decreto del FARE lo si sarebbe potuto FARE in modo diverso. E magari avrebbe potuto anche FARE un buco un po più piccolo nelle tasche degli italiani. Così soldi come quelli destinati alle confessioni religiose (un miliardo di Euro) avrebbero potuto essere ridotti e stornati per risolvere alcuni dei problemi che affliggono la vita dei cittadini. E con i soldi risparmiati gli italiani avrebbero potuto FARE qualcosa per rilanciare leconomia
E allora come FARE per non effettuare tagli ai Ministeri? Semplice è bastato non FARE la dovuta comunicazione alle Camere e alle Commissioni competenti. In questo modo il presidente della Camera, Laura Boldrini, non ha potuto FARE a meno di chiedere al Ministro dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, di sollecitare i Ministeri a inviare carte e numeri ma, purtroppo, servirà a poco (vista la lunga e complessa trafila di solleciti, istanze, lettere da FARE). La verità è che siamo di fronte a una grave mancanza politica. E come ai cittadini è stato chiesto di FARE ulteriori sacrifici, sarebbe stato giusto, da parte del Governo, FARE il massimo (o almeno il dovuto) e dimostrare efficienza sulle cose da FARE.
Sempre che le si voglia FARE.
Sì, perché, in realtà, è facile dire agli altri cosa FARE e FARE rispettare scadenze (minacciando moratorie e sanzioni con multe salatissime) e poi dimenticare cosa si ha lobbligo di FARE.
Tanto, al massimo, se non si dovesse FARE quello che si deve FARE, saranno gli italiani a dover FARE salti mortali per FARE quadrare i conti . quelli di casa
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