Il Giro a Palermo tra fantasmi di Covid e di buche Cronaca di una giornata irreale tra bici e Scirocco

«Da Monreale al Politeama in 15 minuti e 24 secondi? Io neanche con la macchina quando non c’è traffico». E venne il giorno in cui le invettive della notte precedente indirizzate nei confronti del Giro d’Italia e dei divieti stradali ordinati per consentire lo svolgimento della gara, si trasformarono in commenti divertiti, pacati, ma sempre a sfondo automobilistico. Per una città che tiene alle sue auto più che ai suoi figli, tanto da mostrare sfoghi da orticaria al fiorire di ogni nuova pista ciclabile, colpevole di innestare ulteriori metri di distanza tra il palermitano e il sogno del “posteggio davanti alla porta”, è il minimo. Ma la reazione alla corsa rosa alla fine è stata festante come sempre.

Una giornata storica, non fosse altro che è la prima volta nella sua storia centenaria che il Giro d’Italia inizia a ottobre. Colpa, anche in questo caso, di quel Coronavirus che giusto ieri ha fatto registrare in Sicilia un numero di nuovi positivi che nemmeno durante il lockdown, nel picco della pandemia: 182, di cui 56 solo nel Palermitano. Cifre che, forse, finalmente non lasciano le persone indifferenti. È un sabato dal sapore estivo, non gioca nemmeno il Palermo, la gara è stata rinviata – tanto per cambiare – per la positività di alcuni giocatori della squadra avversaria, ma per le strade non c’è il pubblico delle grandi occasioni. Da corso Calatafimi a piazza Castelnuovo non ci sono spazi vuoti dietro alle transenne, ma la gente è distante, nella maggior parte dei casi composta, le mascherine superano di gran lunga i cappellini del merchandising ufficiale venduti da dei furgoncini muniti di altoparlante in stile arrotino. 

Su via Dante i curiosi guardano i corridori appena arrivati che fanno defaticamento, si dissetano, parlano, dopo essere sfrecciati su via Libertà. Si attendono i corridori più conosciuti, Sagan, Viviani, c’è curiosità per i palermitani Giovanni Visconti, che qui ha già corso il Giro da giovane di belle speranze nel 2008, e Filippo Fiorelli, alla sua prima avventura in una corsa rosa. Gli applausi però sono tutti per Vincenzo Nibali, campione Messinese che nonostante l’affetto ricevuto, passa comunque una giornataccia dal punto di vista sportivo, anche per problemi tecnici. Nelle tappe a cronometro, si sa, tutto è asservito alla velocità e i ciclisti sfrecciano come proiettili, alla fine il vincitore, il campione del mondo a cronometro in carica, Filippo Ganna, manterrà una media di 58.8 chilometri orari. Ma più veloce dei corridori c’è il vento di Scirocco, che dalla notte precedente batte senza sosta Palermo e dintorni. 

Le raffiche colpiscono forte, il rumore degli elicotteri della Tv si confonde con il vai e vieni dei canadair impegnati a spegnere l’ennesimo incendio sotto Scirocco, le bici sculettano, qualcuno scivola. Dalle parti del traguardo arriva la notizia che c’è stata una brutta caduta: si tratta di Miguel Angel Lopez, andato a finire contro le transenne in uno scontro molto violento. In breve si ricama sulle possibili cause della caduta. «Un tombino», si dice, «una buca». Ecco sì, «deve essere stata una buca». In brevissimo tempo i social si riempiono di commenti sullo stato delle strade cittadine, attacchi al sindaco, analisi fenomenologiche del manto stradale. E poco importa se dai replay si scoprirà che il giovane ciclista colombiano dell’Astana ha perso il controllo della sua bici in un tratto dove non c’erano tombini e che la sbandata è stata dovuta più a una leggerezza sulla distribuzione del peso in quel momento che al fondo stradale, ormai l’etere aveva sentenziato. 

Le ultime immagini che la giornata ci regala sono quelle, tristissime, della premiazione: Filippo Ganna che esce sul palco, recintato e controrecintato per evitare la calca, già con i premi in mano. Il sindaco Orlando e l’assessore regionale al Turismo Manlio Messina «partecipano alla premiazione», come si legge su qualche comunicato stampa istituzionale, ma di fatto si limitano a stare lì, fermi, immobili, come due corazzieri all’Altare della patria, così come le due ragazze immagine, mentre Ganna stappa una grossa bottiglia di champagne innaffiando con entusiasmo più o meno nessuno, visto che sotto al palco ci saranno al massimo un paio di fotografi e qualche rappresentante del movimento antimafia, giusto per non farci mancare niente. Una scena ripetuta in copia carbone altre tre volte: una con la maglia rosa, una con quella ciclamino di miglior velocista, un’altra con quella bianca di miglior giovane. Il cronoman di Verbania si perde solo la bottiglia per il primo nella classifica dei gran premi della montagna, con la maglia blu finita sulle spalle di Rick Zabel, figlio del leggendario Erik, velocista tedesco. Pochi istanti ancora ed è tutto finito, le transenne vengono smontate, i sensi di marcia ripristinati, i divieti rimossi. Possiamo tornare a respirare: possiamo montare di nuovo in auto.

Gabriele Ruggieri

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