Falluja, 4 febbraio 2005. In un giorno come tanti, avviene un rapimento come tanti in quello scenario iracheno colmo di conflitti, fatto di americani, terroristi e fondamentalisti islamici della Jihad. E la data in cui venne rapita Giuliana Sgrena, giornalista e reporter del Manifesto, che proprio quel giorno stava recandosi da alcuni profughi di Falluja per intervistarli e raccogliere testimonianze sullutilizzo del fosforo bianco adoperato per sfigurare persone vive e deturpare cadaveri, quasi sempre civili.
Come reporter ha trascorso un lungo periodo in Iraq per parlare della resistenza – pacifica, armata e terroristica – orfana del suo leader politico Saddam Hussein, del post-caduta del regime, della presenza statunitense in Iraq, della condizione angosciante delle donne. E difficile definire i tratti e i contorni della realtà irachena di oggi rappresentata da unidentità che coincide sempre più spesso, in mancanza di figure autorevoli politicamente, con quella islamica.
Oggi, oltre a continuare a parlare di questo, si ritrova drammaticamente a discutere sullincidente che è costato la vita di un uomo per la sua liberazione, a distanza di 28 giorni dallinizio del suo incubo, messa in atto dai servizi segreti italiani. Rimase ferita in auto a pochi metri dalla salvezza, a pochissima distanza dallaereoporto di Baghdad pronta per rimpatriare. Accanto a lei cera Nicola Calipari, uno degli agenti del Sismi, che la stava portando in salvo e che è stato colpito alla testa da un proiettile americano, quello che viene considerato paradossalmente fuoco amico. La morte di Calipari è una domanda che forse non troverà mai risposta nella realtà di un mondo fatto di silenzi costretti, di montature giornalistiche obbligate e di vite spezzate senza una ragione.
Proprio a distanza di un anno dallinizio della sua terribile esperienza la giornalista verrà a Catania per la presentazione del suo libro Fuoco amico, giorno 9 c.m. alle 18 nellaula A1 dellex-monastero dei Benedettini, in un incontro organizzato da Arci Catania con la presidentessa Anna Bucca, Arci Melquiades, Convenzione per la pace e patrocinato dalla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere con la presenza di Antonio Pioletti.
Entro lanno – è ancora in fase di preparazione – si prospetta luscita di un film che riprende il titolo del libro della Sgrena e che narra appunto la vicenda dei 28 giorni della sua prigionia.
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