IL FRANCOBOLLO/ Burocrazia, in Sicilia le imprese penalizzate

 GIA’ AI TEMPI DI PIERSANTI MATTARELLA SI PARLAVA DI ‘TRASPARENZA’ AMMINISTRATIVA E PROCEDURE ‘SNELLE’. E NE PARLIAMO ANCORA…

di Salvo Messina

Troppe istanze da presentare, troppe marche da bollo, troppa carta, troppi lacci e laccioli per aprire un’azienda in Sicilia mentre in Lombardia, dove è già stata attivata la “Carta sconto” per i benzinai (equiparando il costo della benzina dei distributori di confine con quelli svizzeri mentre in Sicilia, dove si estrae e si raffina petrolio, i residenti pagano la benzina quasi 2 euro a litro) si vuole introdurre una sorta di “zona franca” a burocrazia zero per le aree di confine.

“I fessi producono e i furbi distribuiscono”. Così recitava l’art. 16 del codice della vita italiana scritto da Giuseppe Prezzolini nel 1921. E per tanto tempo in Sicilia questa massima ha funzionato all’interno di una realtà lavorativa che vedeva da un lato coloro (pochi) che si davano da fare e dall’altro chi, invece, si adagiava utilizzando il lavoro degli altri.

Nell’Isola, attanagliata da una crisi socioeconomica senza precedenti, qualcosa inizia a muoversi per rendere la vita più facile a chi fa impresa. Infatti, la Regione siciliana sembra svegliarsi dal torpore degli ultimi tempi. Il burocrate che non risponde alle istanze di autorizzazione pagherà di tasca propria (meglio tardi che mai!). E non sarà più la Regione a farsi carico delle inadempienze della ‘macchina’ amministrativa in sede di richiesta di autorizzazioni e permessi.

Lo prevede una delle norme contenute del disegno di legge sulla semplificazione al quale sta lavorando la Giunta guidata dal presidente della Regione, Rosario Crocetta. Nel dettaglio, si tratta del cosiddetto silenzio-assenso che al momento scatta in caso di mancata risposta a una istanza da parte della pubblica amministrazione che non sarà più automatico, ma dovrà essere richiamato da chi propone l’istanza, sia pubblico sia privato.

Dopo 30 giorni di silenzio entro ulteriori 15 giorni, il soggetto richiedente dovrà comunicare al responsabile del procedimento l’avvio della fase del silenzio-assenso. In questo modo l’amministrazione sarà obbligata a dare una risposta, positiva o negativa. In caso contrario la responsabilità sarà in capo al burocrate responsabile del procedimento che pagherà di tasca propria eventuali danni. Allo scopo di snellire la burocrazia si muove qualcosa anche a Palazzo delle Aquile. Infatti, nei giorni scorsi, l’assessorato alle Attività produttive del Comune di Palermo ha presentato il progetto “Burocrazia zero” che partirà il prossimo 16 ottobre e che prevede, tra le altre cose, la possibilità per tutti i cittadini di poter trasmettere istanze e richieste relative all’area delle Attività produttive attraverso una email evitando così di andare di persona presso gli sportelli del Suap. Ma cos’è la tanto odiata e temuta burocrazia? Per burocrazia dal francese bureau (“ufficio”) connesso al greco krátos (“potere”) si intende l’organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità, imparzialità, impersonalità (almeno dovrebbe essere così….). Il termine, definito in maniera sistematica da Max Weber indica il “potere degli uffici”, ovvero una forma di esercizio del potere che si struttura intorno a regole impersonali ed astratte, procedimenti, ruoli definiti una volta per tutti e immodificabili dall’individuo che ricopre temporaneamente una funzione.

I progressi nella governance razionale, supportata anche dall’applicazione sistematica della “Teoria dei giochi” ad opera di studiosi come Robert Cooter, Douglas Baird, e Robert Gertner, hanno contribuito in modo fondamentale ad una migliore comprensione delle dinamiche sociali nella classe dirigente ed hanno portato vari Governi a prendere atto che i continui mutamenti dell’ambiente sociale ed economico richiedevano adeguate riforme e ridimensionamenti del “potere degli uffici”. Oggi per rilanciare lo sviluppo socioeconomico della Sicilia bisogna avere una burocrazia snella ed efficiente, fare massicci investimenti nella realizzazione di infrastrutture, attuare politiche che incentivino l’occupazione, ma soprattutto liberare la nostra economia dalla criminalità organizzata parassitaria che tarpa le ali al nostro tessuto economico e imprenditoriale che non riesce a decollare. In questa direzione la politica regionale può e deve fare la propria parte.

 

Redazione

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