Follia collettiva? Espressione di irrazionalità? Puro divertimento?
Chiamatelo come volete, ma sappiate che cè, che ha invaso le città di tutto il mondo sottoforma di sindrome collettiva e sta per arrivare a Catania.
L1 giugno alle 16:15 in Piazza Duomo. Cosa ci aspetta?
Tanti sono già i ragazzi che ne parlano, tanti i video diffusi ormai su internet, che imperversano soprattutto sulla più grande dispensa multimediale di creatività umana: lormai onnipresente Youtube.
Ma di che si tratta?
Chiamasi “Flash mob”: uno scherzo di gruppo, fondamentalmente un grande “burla” collettiva preorganizzata su internet e realizzata in un determinato luogo a una certa ora, precedentemente stabiliti dai partecipanti, con lo scopo di stupire, scioccare, suscitare una risata. Tutti riuniti per fare insieme qualcosa di insensato, irrazionale e senza dubbio anticonvenzionale.
Parola dordine: originalità. Così non stupitevi se allimprovviso tornando a casa una sera, una massa di centinaia di persone, magari in una piazza della vostra città, inizia a ululare alla luna per dieci minuti, o a un certo punto tutti intorno a voi sembreranno essere impazziti perché inizieranno a ballare convulsamente come se fossero in discoteca, alienati dalleffettiva realtà di una strada silenziosa e solitaria.
Le menti di tutto il mondo hanno dato vita a questi episodi eclatanti svoltisi tra laltro a Londra, New York, Liverpool, sede delle ormai celebri “pillow fight” (le cosiddette battaglie dei cuscini diventate note grazie al film “Notte prima degli esami oggi”) in cui appunto il gioco consiste nel prendersi a cuscinate per strada, tutti contro tutti e soprattutto, presupposto fondamentale, senza conoscersi.
Ma quando, come e perché nasce flash mob?
Sembra solo uno stupido passatempo, eppure il primo flash mob, dato alla luce nel 2003 dalla geniale mente del ventottenne newyorchese Bill, nasce come esperimento sociologico. Quale, infatti, la reazione delle masse di fronte a comportamenti a prima vista irrazionali e insensati? Molti ridono, altri presi alla sprovvista si guardano intorno disorientati, alcuni invece provocando forse un sorriso soddisfatto sulle facce dei mobbers – dichiarano: “I don’t know what’s going on! But damn! I really enjoyed it!”.
Sarà un immotivato tentativo di autoridicolizzazione in pubblico? Sarà spirito di trasgressione? Sarà il moderno bisogno di guadagnarsi i propri personalissimi 15 minuti di celebrità? O sarà un mix di tutti questi fattori che convergono infine in tali atti assurdi? Difficile da capire ammirando centinaia di persone che allimprovviso puntano le dita a forma di pistola luno contro laltro fingendo di spararsi precipitandosi poi a terra come se realmente feriti. Difficile dare una profonda interpretazione psicologica quando 300 persone iniziano a girare per la città silenziosamente e in fila indiana per poi disperdersi allo scadere dei 10 minuti come se nulla fosse successo.
Eppure un senso cè. E se non è quello chiaramente esplicitato dal flash mob di Firenze del 2006 sul valore del silenzio… Qual è?
Che questo fenomeno sia un ottimo mezzo per dar sfogo alla stupidità collettiva? O che al contrario permetta a ognuno di esprimere la propria parte più infantile senza vergognarsene, andando invece fieri di poterlo condividere con gli altri? Adesso che anche i catanesi saranno coinvolti da questevento… A voi la scelta dellinterpretazione.
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