«Non è che possiamo fare miracoli noialtri!». Filippo Cangialosi vuole subito mettere le cose in chiaro. Lui, già funzionario dell’Ispettorato provinciale dell’Agricoltura di Palermo e attualmente in servizio al dipartimento dell’Agricoltura del relativo assessorato regionale, per quella frase e non solo è finito in manette questa mattina. La sua «indole criminale», a leggere le carte dell‘inchiesta sulle truffe per ottenere finanziamenti Ue, sarebbe «la vera costante» di tutta l’indagine. Non tutto però gli sarebbe riuscito. Nella sua dichiarata disponibilità ad agevolare, in complicità con alcuni colleghi, le pratiche di finanziamento di alcuni Comuni, e ad aggiustare le situazioni anche commettendo reati gravi, con l’affaire San Cipirello non ha potuto fare niente. Con buona pace dell’ex sindaco Vincenzo Geluso, finito intanto ai domiciliari. Misura decisa per «limitare il suo contegno» vista la «familiarità con pubblici ufficiali corrotti e l’indubitabile inclinazione ad una gestione “atipica” delle pratiche riguardanti il Comune».
«Io ti do questa opportunità e te lo finanzio io, ma tu lo devi avere già in programma, questo è il concetto», spiega ripetutamente il funzionario all’ex primo cittadino, che chiede aiuto per realizzare un’opera nel suo territorio. Il progetto che si tenta di far rientrare nella domanda di finanziamento di 159 mila euro, presentata nell’ambito della Misura 7.5 del Psr Sicilia 2014/2020 dal Comune di San Cipirello, prevede la riqualificazione dell’area a parcheggio su corso Trento e la realizzazione di un centro di informazione turistica. Domanda, però, ritenuta irricevibile dagli uffici. Tante sarebbero infatti le mancanze emerse consultando carte e atti presentati. Mancanze in parte colmabili a posteriori, a sentire gli indagati, come l’assenza e la mancata datazione di alcune dichiarazioni, che poi salteranno fuori a domanda già presentata tutte compilate con la stessa penna e la stessa grafia malgrado siano riferite a persone distinte. Altre impossibili da sanare, come il mancato inserimento dell’iniziativa progettuale nel piano triennale delle opere pubbliche. Tanto da inficiare tutto quanto. Ma Geluso, che dal canto suo fa parte della segreteria tecnica dell’assessore all’Agricoltura, da cui tra l’altro proprio l’Ipa dipende, c’avrebbe provato addirittura di persona a risolvere l’inghippo, presentandosi immediatamente negli uffici preposti. È la mattina del 21 marzo 2018 quando chiede con insistenza ai funzionari: «Che cosa si può fare?».
«L’atto di nomina del Rup che me lo fai di oggi? Queste sono, diciamo, i principali…ma poi mancano le date nelle dichiarazioni, al limite li fai venire qua a chi li ha fatti…Su tutte le altre cose si può trovare…», gli spiega con pazienza Cangialosi, in virtù del suo ruolo di componente della commissione di valutazione incaricata di verificare l’ammissibilità della domanda di aiuto del Comune di San Cipirello. «Certo! Questo non c’è problema! – replica prontamente Geluso, intercettato -. Il piano triennale, il problema là è…». Lo sa anche lui, insomma, che quel dettaglio può mandare a monte tutto quanto. Malgrado i generosi sforzi dei funzionari coinvolti nell’inchiesta. «Noi, nei limiti del possibile, la disponibilità c’è», gli assicura ancora Cangialosi. Intanto, però, quel progetto nel piano triennale non c’è, non salta fuori malgrado lo stesso sindaco insista di aver dato esplicito mandato di inserirla: «Che vi posso dire…io sono entrato, mi sono trovato in questa cosa, questo finanziamento, partecipiamo a questo bando – si giustifica Geluso -, c’era un tecnico che bazzicava al Comune, gli ho detto me lo fai…Il progetto c’è, sicuro al 100 per cento, noi l’abbiamo inserito».
Ma chi doveva inserirlo, evidentemente, non lo fa. Perché quella domanda non c’è. «Ci vuole un volo di fantasia per intuire che è inserita», per dirla con le parole di un’altra indagata, la dirigente dell’Ipa e presidente della commissione di valutazione Lilli Napoli, per cui è scattato l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. «Malacumminata è – ammette Cangialosi -. Sindaco…mi dispiace! Tutta la buona volontà ci possiamo mettere!». Ma non basterà. A tentare ulteriormente di risolvere la situazione, di nuovo scegliendo la via della visita di persona in ufficio, è – il giorno dopo la visita di Geluso -, Salvatore Picardo, all’epoca responsabile dell’area 4 tecnica – SUAP del Comune di San Cipirello, da oggi sottoposto anche lui all’obbligo di dimora e di presentazione. «Dobbiamo vedere se possiamo risolvere questa storia», domanda anche lui, sulla stessa linea di Geluso. «Quella dichiarazione che prevede che l’opera deve essere inserita nel piano triennale rientra nella documentazione essenziale al fascicolo – ripete ancora Cangialosi -, significa che all’atto della domanda deve starci. E non è un’interpretazione».
Tutto il resto, però, è risolvibile. Il tecnico lo precisa anche al funzionario comunale: «Sistemiamo tutte cose», compreso il fatto che la delibera risulta successiva al termine di presentazione della domanda. Ma qual è il problema? Si sistema qualche data, se ne aggiunge qualche altra al momento, così pure per timbri e addirittura firme, tutte riconducibili a una sola mano. Una vera e propria alterazione di atti pubblici veri allegati alla pratica di finanziamento già assunta in carico dall’Ipa di Palermo. Malgrado tutti gli accorgimenti del caso, la domanda viene respinta dal dirigente generale del Dipartimento Agricoltura Carmelo Frittitta. Un finale a sorpresa soprattutto per Cangialosi, che puntava sull’appartenenza del dirigente e di Geluso alla stessa corrente politica. Ma quella decisione potrebbe essere stata presa, gli fa notare un collega, prescindendo dal fatto che si trattasse proprio di San Cipirello e del suo sindaco. Tant’è che veniva presa all’indomani della convocazione di Antonino Cosimo D’amico, ispettore dell’Ipa e dirigente dello stesso dipartimento finito oggi ai domiciliari, in tribunale a Palermo, indagato dalla Procura per falsità ideologica e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Geluso e Picardo, insieme ai funzionari dell’Ipa coinvolti, dovranno ora rispondere a vario titolo dei reati di segreto d’ufficio, falso ideologico/materiale in atto pubblico, soppressione, occultamento e distruzione di atto pubblico.
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