Porte riaperte ma braccio di ferro che continua. Il clima nei pressi del Duomo di Catania stamattina è leggermente più disteso, anche se i circa quaranta manifestanti presenti non hanno nessuna intenzione di mollare la presa. Si sono spostati, ormai da diversi giorni, dai quartieri disagiati in cui vivono al cuore della città etnea, per occupare inizialmente la chiesa e successivamente il sagrato. Il tutto con l’obiettivo di sollecitare le istituzioni davanti alle loro richieste: «casa, lavoro e più attenzione per i quartieri di Librino e San Giorgio, dove la gente conduce la propria vita in maniera indecente», spiega una cittadina. La protesta, giunta all’ottavo giorno, ha vissuto diversi momenti di tensione, culminati con la scelta della curia di chiudere le porte della Cattedrale. Spostando celebrazioni e ricorrenze in altre chiese della città e, di fatto, costringendo i manifestanti ad accamparsi fuori. «Una questione di sicurezza e responsabilità», commentava a MeridioNews padre Barbaro Scionti.
Adesso la vicenda si arricchisce di un nuovo passaggio, ufficializzato da un comunicato stampa, in cui la curia comunica «la riapertura della basilica per offrire gli spazi destinati al luogo di culto alle persone esposte alle intemperie della stagione invernale». I manifestanti potranno quindi rientrare nella chiesa madre dell’arcidiocesi di Catania, dove invece si è barricata ed è rimasta fin dall’inizio della mobilitazione Aurora, 41 anni. «Scionti ha parlato con tutti noi e ci ha spiegato che non facevano entrare la gente perché aspettavano un segnale del Comune, che però non c’è stato – racconta -. La chiesa adesso riprenderà con le funzioni e le visite, secondo i normali orari di apertura al pubblico. Quando poi sarà il momento di chiudere i cancelli, c’è stato assicurato che potremmo rimanere».
La soluzione, però, sembra ancora lontana. E per Aurora, che si fa portavoce della protesta, non ci sono molte alternative: «Proseguiremo fino a quando il sindaco Enzo Bianco deciderà di uscire dal palazzo e scendere in strada in mezzo a noi per ascoltarci – spiega a MeridioNews -. Un po’ come ha fatto quattro anni fa, quando è venuto a Librino per cercare i voti e fare promesse. Non mantenute».
La scelta della curia di riaprire le porte arriva anche dopo il fallito tentativo di convocare un vertice in prefettura. «L’incontro era vincolato all’abbandono della chiesa, ma noi non abbiamo intenzione di cedere», conclude la signora che, insieme al marito, ha un tetto sotto cui dormire, ma che ha deciso di protestare in segno di vicinanza con gli abitanti del suo stesso quartiere. Tutti aiutati in questi giorni dalla Caritas e dalla Comunità di Sant’Egidio, impegnati nella fornitura di pasti caldi e coperte per i cittadini in presidio giorno e notte.
Diversi colpi d'arma da fuoco sono stati esplosi contro la saracinesca chiusa di un negozio…
Il ministero dell'Interno ha assegnato alla nave ong Resq People, che ha 63 migranti a…
Sono in corso delle indagini su un raid all'interno dell'istituto di anatomia patologica del Policlinico…
Auto vendute con un chilometraggio taroccato, ovvero scalato per avere un valore di mercato superiore,…
Quaranta miliardi di euro. Sarebbe questo il giro d'affari delle mafie in Italia. Un numero…
Una processione vissuta in preghiera con la sospensione di tutti i segni festosi. Niente banda…