Il disastro Lega, prosegue guerra interna al Carroccio Carrà-Drago chiedono teste di Attaguile e Cantarella

A quasi una settimana dalle Amministrative in Sicilia prosegue la faida interna alla Lega. Il partito del ministro dell’Interno Matteo Salvini è uscito dalla competizione elettorale con le ossa rotte: nonostante i risultati incoraggianti delle Politiche, il trend non è stato confermato lo scorso 10 giugno. A spiccare su tutto sono i numeri che arrivano da Catania, con la lista di Noi con Salvini ferma a 2056 voti pari all’1,68 per cento. La rosa di 36 candidati, conti alla mano, ha fatto peggio di tutte le altre compagini. Nonostante la designazione, prima del voto, dell’avvocato Fabio Cantarella, come assessore del neo sindaco Salvo Pogliese. In prima linea in questa lotta intestina ci sono due sindaci leghisti: quello di Acicastello, Filippo Drago, e il collega Anastasio Carrà di Motta Sant’Anastasia. In tandem chiedono un «passo indietro degli attuali vertici catanesi». Destinatario dell’invito è Stefano Candiani, commissario di Salvini in Sicilia e neo sottosegratario proprio al ministero degli Interni.

Insieme a Cantarella, secondo i due sindaci, a doversi fare da parte dovrebbe essere anche Angelo Attaguile. Originario di Grammichele, stesso paese che ha dato i natali a Raffaele Lombardo, con cui ha condiviso una lunga parte del suo percorso politico tra Democrazia cristiana e Movimento per le autonomie. Il partito con cui nel 2013 aveva centrato anche l’elezione alla Camera dei deputati e non replicata a marzo scorso. Fulminato sulla via del Carroccio, Attuaguile è stato una sorta di colonnello di Salvini, guadagnandosi anche un ruolo chiave nel portare la Lega sotto Roma. Adesso però lo spartito sembra cambiato. «I dati che arrivano da Catania sono in controtendenza rispetto a quanto avvenuto nel resto d’Italia – scrivono Drago e Carrà – È indubbiamente frutto del percorso guidato in questi tre anni da Attaguile e Cantarella, che hanno segnato un pauroso scollamento tra il partito e la società». 

Proprio il sindaco di Motta Sant’Anastasia era sceso in campo durante le Regionali del novembre 2017. Per lui quasi cinquemila voti ma niente elezione a palazzo dei Normanni, dove l’unico rappresentante del partito è Tony Rizzotto, anch’egli con un passato nel Movimento delle autonomie di Lombardo. Come se non bastasse, la guerra interna alla Lega, prima del commissariamento, si era estesa anche sul fronte occidentale, passando pure per un’inchiesta giudiziaria della procura di Termini Imerese. In questo caso il muro contro muro è stato tra lo stesso Attaguile e Alessandro Pagano, che a differenza del primo è stato eletto in parlamento. 

«In politica dovrebbe valere ancora il principio del chi sbaglia cede il passo e, se tre indizi sono ormai una prova, è chiaro che non è più possibile consentire agli autori del disastro di continuare ad affondare un contesto in cui, dall’altra parte, c’è un popolo che vorrebbe finalmente partecipare ed essere coinvolto», continuano nella loro nota i due sindaci Drago e Carrà. «L’attuale classe dirigente locale, essendo l’unica causa di questo disastro, prenda atto del fallimento lasciando spazio ad altri dirigenti capaci di interpretare le istanze del popolo della Lega», concludono i due, spingendosi fino a bollare la gestione Cantarella-Attaguile come «inetta ed inefficace».

Dario De Luca

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