È difficile sbrigliarsi dalla politica, dal pensare politico. Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione siciliana, è vittima di quella indecenza non assolutoria che luomo politico subisce quando non ha più potere. Dal secondino al magistrato, dalluomo della strada al giornalista, tutti si diventa giudici popolari, perversi
spettatori e protagonisti di quellaltra scena politica che è la miseria umana.
Dunque, se luomo politico giusto non esiste in natura, esiste, naturalissimo ed esentasse, il suo carnefice. Privilegiati o non privilegiati, moriamo lo stesso. Fortuna, discredito sono passaggi contemplati nelle guide degli uomini politici. Fortuna, discredito potrebbero avvicendarsi secondo una dialettica giusta che non cè. La bava incontrollabile di Forlani, le monetine lanciate contro Craxi, le manette vintage di Enzo Tortora, dimostrano che la dialettica giusta non esiste: solo i passaggi che la miseria umana regala a se stessa, come le sei ore regalate al detenuto Cuffaro, Rebibbia-Raffadali-Rebibbia, per salutare il padre morente.
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