Lo statuto del Comune di Catania – emanato nel 1995 ma seguito dal suo regolamento attuativo solo a febbraio 2010 – prevede la presenza di un consigliere aggiunto a rappresentanza della popolazione extracomunitaria etnea, in seno al consiglio comunale. Ma, dopo tre anni dall’approvazione di questa possibilità, l’amministrazione cittadina non ha ancora applicato la norma che promuove l’integrazione multiculturale, la responsabilizzazione cittadina e la coscienza interculturale, creando questo tipo di figura. A ricordarlo a palazzo degli Elefanti è ora Niccolò Notarbartalo, giovane consigliere comunale ed esponente di Catania in movimento, che ha sollecitato i colleghi a provvedere all’elezione del consigliere aggiunto, predisponendo tutti gli atti necessari. Nella nota apparsa sul sito ufficiale del movimento, il rappresentante cittadino, in merito alla questione, parla di «democrazia e buon senso». Una proposta che però viene dalla società civile cittadina.
Mirko Viola, esponente di Città insieme e responsabile del progetto di sensibilizzazione alle tematiche civili Catania Source, commenta: «Questa iniziativa, in realtà, è portata avanti da circa venti associazioni, catanesi e non, che si occupano di integrazione multietnica». «L’idea, che punta al coinvolgimento della popolazione extracomunitaria, è nata durante una conferenza alla quale ho partecipato tempo fa – racconta – In quell’occasione mi sono reso conto che il nodo fondamentale è considerare i migranti non dal punto di vista dell’ordine pubblico e senza preoccuparsi esclusivamente dei loro bisogni primari. Insomma, bisogna dar loro gli strumenti per essere coinvolti effettivamente nella cittadinanza».
Secondo lo statuto, citato da Notabartolo, il consigliere aggiunto – di carica biennale – deve avere le seguenti caratteristiche per poter figurare nella lista degli eleggibili: essere legalmente residente a Catania, non possedere la cittadinanza italiana o di qualunque altro Paese della comunità europea, essere in regola con la legislazione vigente e non avere condanne che impediscano l’esercizio della funzione di rappresentante.
E non è tutto. Alcune associazioni di integrazione multirazziale pare si stiano muovendo per fornire ulteriori strumenti partecipativi. Per formare i nuovi cittadini, avvicinarli alla partecipazione attiva e far scaturire il riconoscimento e il senso di appartenenza al territorio etneo è allo studio la creazione di una sorta di consulta formata dagli stessi cittadini extracomunitari. L’intento è quello di provare ad avviare un meccanismo virtuoso di una partecipazione che nasca all’interno di loro assemblee di consultazione.
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