Il Comune di Collesano dichiara guerra alla Regione «Niente soldi della Tari, abbiamo rifatto la sp9 da soli»

«Perché devo trasferire dei fondi a chi non mi dà i servizi e le prestazioni che dovrebbe fornirmi?» La domanda retorica di Giovanni Battista Meli, sindaco di Collesano, potrebbe aprire uno squarcio nella ingarbugliata situazione delle ex province. Il piccolo Comune del palermitano, infatti, ha deciso nei giorni scorsi di rifare da sé la strada provinciale sp9 che la collega a Campofelice. E adesso il sindaco sceglie di tener per sé i soldi che dovrebbero andare dal Comune alla città metropolitana.

«Ho bloccato i trasferimenti della Tari alla provincia – conferma Meli – Non tutti sanno che una parte della tassa sui rifiuti che i cittadini pagano ai Comuni viene data alle province. E si parla di migliaia di euro. Ma allora io mi chiedo: sono somme dovute? Proverò inoltre a sottoporre un quesito ufficiale alla Regione Siciliana e alla Corte dei Conti, per chiedere se queste somme io le devo o non le devo dare. Perché se un sindaco dà delle somme per un servizio che dovrebbe essere reso ma che non viene fatto, rischia a mio modo di vedere di creare un danno erariale». Una vera e propria ribellione istituzionale che potrebbe far proseliti («sto cercando di far condividere lo stesso ragionamento agli altri Comuni»). E che parte proprio da una mancanza della provincia.

A seguito di una frana nel marzo 2018, l’importante arteria era rimasta chiusa: le casse della città metropolitana sono da tempo desolatamente vuote e i possibili fondi Snai sarebbero stati sbloccati verosimilmente nel 2020. Troppo per le popolazioni delle Madonie, che attraverso un’inedita sinergia tra Comune e privati ha permesso il 17 febbraio di far riaprire la sp9: una settimana di lavori, quattro ditte locali che hanno offerto il proprio lavoro gratuitamente e una spesa complessiva di 20mila euro. «Abbiamo ritenuto di fare da soli – spiega ancora il primo cittadino – quindi ho fatto un’ordinanza sindacale e abbiamo coinvolto delle ditte locali. Io ho messo i materiali e in una settimana abbiamo aggiustato la strada, la frana e siamo intervenuti anche sul manto sconnesso». Già nei giorni scorsi Meli aveva annunciato pubblicamente che sarebbe andato avanti in ogni caso. «E quindi l’ex provincia, capendo che io sarei intervenuto a prescindere da loro, mi ha dato supporto tecnico. Ci hanno mandato un ingegnere che ha verificato la tipologia dei lavori che abbiamo eseguito». 

Una forzatura, quella del sindaco, capace anche di arrivare allo scontro per sottolineare un annoso problema, quello dell’assenza di risorse per le province, che poi si ripercuote sui Comuni e sulle popolazioni. Il 16 febbraio si è tenuto a Collesano un consiglio comunale straordinario proprio sul tema della viabilità, tema sempre fondamentale nelle Madonie. E agli esponenti della Protezione Civile e della città metropolitana Meli ha messo sul piatto il rifacimento della sp9. «Non può essere un modello – chiarisce il sindaco – anche perché non sempre si possono trovare i privati che contribuiscono gratuitamente. Anche perché è chiaro che i Comuni da parte loro non hanno queste grandissime risorse finanziare per potere fare quello che comunque dovrebbero fare altri enti. L’inadempienza delle istituzioni può certamente far rimboccare le maniche ai sindaci. Questo però, ripeto, non può essere esempio ma deve essere visto come un grido d’allarme su quello che sta accadendo». 

Un’azione che «dovrebbe fare imbarazzare le istituzioni, perché esistono gli enti ma i compiti non vengono eseguiti. Allora uno si chiede: qual è il senso di questi enti?». Senza considerare che «la finanziaria della Regione non ha previsto un euro per le ex province ma mantiene comunque l’istituzione senza fornire risorse». Ecco perché la riflessione finale di Meli parte da un dato concreto e arriva a una riflessione generale. «La provincia di Palermo ha 800 impiegati e ci sono solo 30 operai per tutto il territorio. Cosa ci fanno tutte queste persone all’interno degli uffici? Questi problemi devono essere affrontati o dobbiamo continuare ad accettare questa realtà come fosse normale? Se dobbiamo cambiare questa terra – conclude – dobbiamo mettere mano alle cose oppure possiamo lamentarci ma avremo sempre gli stessi problemi».

Andrea Turco

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