Il commiato di Crocetta con i dipendenti della Regione «Avviata moralizzazione, esco nudo da questo palazzo»

«Esco nudo da questo palazzo come vi sono entrato e questo è per me motivo di orgoglio in una Sicilia dove non sempre è stato così». È con questa metafora che Rosario Crocetta decide di accompagnare il proprio commiato da presidente della Regione. Al posto del politico gelese tra pochi giorni ci sarà il vincitore della contesa di domenica prossima, dove a sfidarsi saranno in cinque, a conclusione di una campagna elettorale che più che per le idee espresse verrà ricordata per i colpi bassi e gli attacchi. Da parte dei rivali ma anche, seppure più di rado, degli alleati.

A tutto ciò, il presidente uscente – rimasto escluso in extremis dalla competizione per la vicenda legata alla presentazione in ritardo della lista Arcipelago Sicilia a Messina – non parla nella lettera che ha indirizzato a funzionari e dipendenti della Regione. Un lungo scritto, pubblicato anche su Facebook, dove Crocetta alterna emozioni e valutazione dei risultati, a suo dire, raggiunti nel corso di cinque anni contraddistinti da diversi rimpasti di governo e la nomina di una cinquantina di assessori. Un percorso che gli ha attirato le critiche non solo degli oppositori politici, ma anche di parte di quel centrosinistra che in estate aveva annunciato di volere fare una campagna elettorale nel segno della discontinuità. «Mi sarebbe piaciuto venirvi a incontrare personalmente prima di lasciare la presidenza della Regione – inizia Crocetta – ma gli impegni di tutti i giorni e il senso del dovere mi obbligano fino all’ultimo giorno a essere al lavoro per compiere gli atti ordinari del mio ufficio». 

Il quasi ex inquilino di Palazzo d’Orleans ritrae quelli che considera propri successi: «Sono stati anni difficili, anni in cui la pesante eredità ricevuta ci ha obbligato a lavorare intensamente per rimettere a posto le cose – prosegue -. Siamo sulla buona strada, i conti della Regione sono in ordine, il Pil cresce, la macchina burocratica organizzativa ha avviato un processo di riorganizzazione positivo. Sono stati raggiunti risultati importanti in tanti settori a partire dall’utilizzo dei fondi europei dove non solo abbiamo registrato il completamento totale delle opere ma abbiamo avuto una percentuale di errore inferiore all’un per cento». Crocetta rivendica il rispetto mostrato nei confronti dei burocrati, assicurando di non avere mai esercitato «alcuna intromissione arbitraria all’interno del vostro lavoro» e soprattutto di avere lavorato senza tenere conto della loro appartenenza politica.

Il presidente uscente riconosce di avere attraversato momenti difficili, anche se comunque – a suo dire – caratterizzati da onestà intellettuale. «Ci siamo detti reciprocamente ciò che pensavamo – assicura Crocetta -. A volte vi ho criticato e a volte mi avete criticato e abbiamo fatto bene perché il rapporto con il governo non può essere un rapporto compiacente così come non può essere adulatorio». Il governatore riconosce nella politica regionale segnali di «rinnovamento e cambiamento» e l’inizio di quella che definisce «la sfida della moralizzazione».

Poi è la volta di un augurio nei confronti del successore. «La cosa che mi auguro è che il nuovo governo sappia valorizzare le vostre capacità professionali. I funzionari della pubblica amministrazione sono cittadini che hanno vinto un concorso e che sono legittimati all’amministrazione della cosa pubblica». Guardando al proprio futuro, che potrebbe riservargli un posto nella segreteria nazionale del Partito democratico, stando almeno a quelli che sarebbero gli accordi stipulati con Matteo Renzi, Crocetta dice di non essere intenzionato a mollare l’impegno: «Arrivederci nelle battaglie civili che dobbiamo affrontare. Arrivederci nel percorso comune di impegno a favore della nostra Sicilia». Ricordando infine di possedere «gli stessi beni di cinque anni fa, non ho società e non gestisco affari. Ho ritenuto che qualsiasi attività imprenditoriale fosse totalmente incompatibile con il profilo del pubblico amministratore. Altri potranno avere una visione diversa ma io – conclude colui che cinque anni fa promise una rivoluzione – la penso così ed ho mantenuto tale coerenza». 

Simone Olivelli

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