Il cielo di Scaldati sopra Palermo

di Gabriele Bonafede

Franco Scaldati, detto il Sarto, descriveva Palermo con il suo cielo di poesia. Ne raccoglieva i suoni e le parole, ne raccoglieva ed elevava la vita nel bello e nel cattivo tempo. E s’ispirava al cielo, al suo sole e alla sua luna, al suo cielo che era anche quello che c’è sopra tutti i palermitani: sopra i palermitani delle borgate, del centro storico come della marina e della periferia, così come quel cielo della grandezza e nobiltà perduta. Che le parole di Franco Scaldati proferite da un suo Vicé o Totò trasformano in ricco e nobile patrimonio anche le contumelie e le sciarre dei vicoli più umili, dei catoi più efferati, degli anfratti esasperati ed emarginati sul più sudicio lastricato in grigio e duro marmo di Billiemi.

Mimmo Cuticchio, Gino Carista e Melino Imparato in Lucio

La Palermo di Scaldati è più di un cielo, è un universo. E il titolo delle celebrazioni palermitane a questo suo poeta che solo oggi, a un anno dalla morte, inizia a essere veramente capito, non poteva essere migliore: “Universo Scaldati”, lo ha voluto chiamare il curatore degli eventi Giuseppe Marsala.

Dopo l’avvio ai cantieri Culturali ieri pomeriggio, e una toccante apertura in uno dei teatri più piccoli e allo stesso tempo più ricchi di cultura teatrale come La Guilla, si è raggiunto un forte climax di tensione ed emozione in due luoghi riconsegnati pienamente al pubblico: la chiesa dell’ex-oratorio di San Mattia alla Kalsa e il Teatro Garibaldi a piazza Magione.

Giusto partire da un piccolo-grande teatro come La Guilla, vicino alla Cattedrale di Palermo, a rimarcare da dove era partito Franco Scaldati: da quel teatro spontaneo, quasi nascosto, nocciolo del teatro-artigiano che origina nuove sperimentazioni e nuovi linguaggi. La Guilla è infatti, oggi, uno dei tanti piccoli-grandi teatri di Palermo che costituiscono quell’humus culturale nel quale crescono e sbocciano esperienze destinate spesso a spiccare il volo.

Mimmo Cuticchio, Aurora Quattroccchi e Vincenzo Pirrotta alla chiesa di San Mattia. Foto di Angelo Macaluso

Nel tardo pomeriggio, al nuovo spazio della chiesa di San Mattia, (ex-noviziato dei Crociferi) è toccato alla rassegna “I Narratori”, ideata e diretta da Mimmo Cuticchio, portare un omaggio di palermitanitudine, di poesia popolare, di canti e forza evocativa, grazie a Vincenzo Pirrotta con il suo Malaluna.  Quando è giunto al misto di voci da mercato popolare elevati a musica e canzone, Ridi Palermo, che ridere t’attocca, l’attore-regista palermitano ha saputo esplodere nel cuore tutto ciò che ogni amico di Franco Scaldati avrebbe voluto dirgli. Oggi, dopo che la terra ha fatto un intero giro intorno al sole insieme alla tua Illuminata, dal giorno in cui te ne sei andato, ridere t’attocca, Franco. Ridere di felicità e struggente presenza, ridere d’amore per il tuo cielo perduto, ridere e giocare, come hai sempre fatto, sulla scena del mondo palermitano, possibilmente con un bicchiere del più paradisiaco dei vini.

Infine, in serata, la Palermo del teatro ha abbracciato il Sarto al Garibaldi con una serie di omaggi, di carezze all’intimo fluido popolare del “Poeta della vita”.

Teatro Garibaldi, gli attori di “Da morto è un’altra vita” per la celebrazione di Franco Scaldati. Foto di Valerio Bellone

Con Da morto è un’altra vita, collage scaldatiano impaginato da Matteo Bavera e Giuseppe Marsala e interpretato da Melino Imparato, Salvatore Pizzillo, Fabio Lomeo, Antonella Sampino, Chiara Virga, Enzo Vetrano e Stefano Randisi (Totò e Vicé), e Maurizio Donadoni, il Sarto è stato celebrato ed è tornato in vita in quello che è lo spectacle vivant, lo Scaldati del cuore, lo Scaldati universale, traducibile anche in altri dialetti italici. Come ha realmente fatto Maurizio Donadoni recitandolo in bergamasco: comprensibile anche in un dialetto quasi arcano a noi siciliani, anche ad occhi chiusi e quindi vedendone realmente il mondo.

Come nel suo Totò e Vicé, Scaldati muore e rinasce: non resta al camposanto e torna tra noi, ancor più copioso di prima. Piccolo granello che cresce in albero gigantesco, l’uomo si vede dai suoi frutti.

Il Sarto ha chiuso gli occhi un anno fa e adesso non vede solo un pezzo di mondo, ma il mondo intero: partendo dal cielo di Palermo arriverà ovunque.

 

 

In copertina Franco Scaldati in una foto di ©Valerio Bellone – www.valeriobellone.com

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Gabriele Bonafede

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