Il cessate il fuoco di ETA apre uno spiraglio nel processo di pace

Volver. Proprio come le protagoniste dell’ultimo film di Almodòvar, anch’io ritorno. Ritorno in Euskadi, dove ho vissuto per dieci mesi, e dove non tornavo da un anno esatto. Volver. Itzuli, direbbero i baschi, per lo meno quelli che sanno l’euskera e lo parlano correntemente, quelli che sono orgogliosi delle proprie radici, della propria cultura, della propria storia. Quando me ne andai un anno fa lasciai un Paese ancora in conflitto, in bilico tra nazionalismo moderato e indipendentista, terrorismo (a questo termine qualcuno gli preferisce “lotta armata”), e la politica oltranzista e antiseparatista attuata da sempre dai vari governi spagnoli e francesi succedutisi dalla nascita delle aspirazioni indipendentiste basche.

 

A sinistra il segretario del PSE Patxi Lopez e a destra il portavoce di Batasuna Arnaldo Otegi

 

Durante quest’anno però qualcosa è cambiato. Lo scorso marzo ETA, ha dichiarato un cessate il fuoco permanente, aprendo nuovi spiragli nel processo di pace. Questo annuncio è stato accolto con gioia da tutta l’opinione pubblica, anche se qualcuno all’interno del parlamento madrilegno avrà storto il naso. Ora i negoziati devono essere aperti, il terrorismo non può più essere usato come scusa. Positiva anche la reazione del governo Zapatero, che si è già prodigato a mettere in atto un dialogo con ETA ed ha auspicato un tavolo di concertazione con i partiti baschi. I rapporti con l’organizzazione indipendentista dovevano iniziare a fine giugno, ma ancora non si è mosso niente. La settimana scorsaè poi avvenuto uno storico incontro tra il portavoce di Batasuna Arnaldo Otegi e il segretario del Partito Socialista di Euskadi (costola del PSOE) Patxi Lopez, ulteriore segno di distensione tra i partiti coinvolti nel processo. C’è poi uno scoop del quotidiano di tendenza indipendentista GARA del 10 luglio scorso, secondo cui il Governo Zapatero e ETA sarebbero arrivati ad un compromesso storico, sfociato poi nel cessate il fuoco.

Tra le varie richieste poste sul piatto da ETA c’erano la fine delle detenzioni, la legalizzazione di Batasuna, la fine delle pressioni durante gli interrogatori, tutte richieste accettate dal governo ma puntualmente disattese dal 22 marzo a oggi. Le speranze della gente di veder aperto un serio processo di pace sono quindi ancora labili. Dalla parte di ETA c’è stato un passo avanti importante e concreto, adesso si aspetta che la mossa la faccia il Governo, aprendo un serio processo di pace, in cui per la prima volta nella storia i baschi possano decidere in totale autonomia del proprio futuro.

Link Utili:

www.gara.net

www.diariovasco.com

www.elcorreodigital.com

Andrea Venturini

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