Alla fine è la solita lotta intestina al centrodestra fondata su una guerra di posizioni, anzi, di poltrone. La nomina di Fabio Fratuzzo a commissario per la depurazione delle acque e di Toto Cordaro come suo vice rimesta nel solito tormentato alveo di una coalizione dove si fa continuamente a spallate per accaparrarsi poltrone, anche poco rilevanti, per sentirsi un passetto avanti agli altri: una lotta all’ultimo elettore da sottrarre non agli avversari del centrosinistra o da recuperare nell’enorme calderone dell’astensionismo, ma nella riserva di caccia del centrodestra stesso. In pratica si corre a rubarsi i voti a vicenda con l’ambizione di essere e mantenere la medaglia di primo partito.
Nell’ultimo caso, quello appunto relativo a Fratuzzo e Cordaro, c’è anche spazio per Forza Italia, con il terzo nome uscito dall’urna dei nominati, quello di Antonino Daffinà, tendenzialmente azzurro, ma più vicino ai lidi calabresi che a quelli isolani. Troppo poco per assecondare le mire di Schifani e dei suoi, che vedono acquistare punti su punti a Fratelli d’Italia, che con l’ultima nomina fa guadagnare campo tanto alla vecchia guardia, con Fratuzzo vicino all’ex sindaco di Catania Salvo Pogliese, quanto al fronte Musumeciano, con Cordaro che dell’ora ministro del Mare è stato a lungo assessore. Ma non solo. Ai mal di pancia del presidente della Regione, si aggiungono le lamentele dell’intero asse, dalla Lega, che chiede «professionalità indipendenti», fino a Noi Moderati, con Saverio Romano che non va contro chi gli ha offerto apertura.
Il capogruppo della Dc, Carmelo Pace, parla di Schifani come di un esempio da seguire e dice: «Francamente non comprendo le prese di posizione distoniche, non fanno certo gli interessi di una coalizione che, al contrario, pur rispettando le ragioni di tutti, deve sforzarsi nel fare sintesi e rimanere unita. E in particolare, impegnandosi nell’individuare sempre figure competenti e idonee a ricoprire ruoli strategici per migliorare la nostra terra». Posizione simile quella della leghista Marianna Caronia: «In un settore strategico come quello della depurazione delle acque non si possono improvvisare nomine se non ancorate a competenze tecniche e scientifiche, prima ancora che a esperienze politiche. Le recenti scelte del governo nazionale, e per esso dei ministri degli Affari europei e dell’Ambiente, hanno creato tensioni che in un rapporto tra l’esecutivo della Sicilia e il governo nazionale non aiutano certo il lavoro obbligatorio che dovrà essere svolto per non perdere i fondi del Pnrr e per risolvere i gravi problemi legati alla depurazione delle acque, su cui si sono accumulati ritardi non più sostenibili che costano tantissimo alla Sicilia a seguito della procedura di infrazione decisa dalla Commissione Europea.
E proprio questa mossa, l’apertura ai centristi per una lista unica del Partito popolare europeo, che permetterebbe a Forza Italia di inserire nel pacchetto anche i voti di Cuffaro e Lombardo, potrebbe avere stimolato il risiko delle poltrone e la maretta tutta interna alla coalizione di Governo, con Schifani, deus ex machina della proposta di allargamento del listone, che ha fatto mancare punti di riferimento a Fratelli d’Italia, che nel governatore della Regione siciliana pensava di avere un insider e che invece si è dovuto sorbire un cambio di rotta, a partire dalle posizioni critiche espresse sui conti e sulla gestione degli aeroporti. Ovviamente la reazione dei patrioti alle parole contrariate di Schifani non si è fatta attendere, con tanto di risposta piccata. Seguiranno, certo, aggiornamenti.
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