Quando a New York nasce la street art, a Messina un operaio del cemento che aveva combattuto in Africa e nell’Egeo negli anni ’30, decide di trasformare la sua casa in un laboratorio artistico dove fantasmagoriche figure prendono forma. Parliamo del messinese Giovanni Cammarata (1914-2002) che nel quartiere industriale di Maregrosso, periferia della zona centro sud di Messina, abbellisce la sua casa con sculture, fontane, madonne e ninfe e pian piano prova a fare la stessa cosa con mosaici e murales nei muri delle strade che gli stavano di fronte. Prova a trasformare quella strada in via delle Belle Arti. Lo scrive con il pennello. «E anche se poi qualcuno lo cancellava, lui tornava a scriverlo sempre più in alto». A raccontare a Meridionews chi era Cammarata, soprannominato dai messinesi il Cavaliere è Pier Paolo Zampieri, ricercatore di Sociologia dell’ambiente e del territorio all’università di Messina.
Insieme ai ragazzi dell’associazione Zonacammarata/Lalleru da anni porta avanti una campagna per valorizzare quel poco che le ruspe hanno lasciato per fare posto al parcheggio di un supermercato. «È stato il precursore della street art – spiega -. Dal 1970 fino al giorno della sua morte ha decorato la sua baracca, trasformandola in un castello sormontato da strani pinnacoli».
Sulla facciata si mescolano sacro e profano, come nel mosaico della Madonna della Birra, realizzato con i cocci delle bottiglie ambrate. Realizza sculture, murales, mosaici in pietra in cui personaggi realmente esistiti ed esseri mitologici trovano posto in egual misura. Cammarata dipinge tutto con colori sgargianti che contrastano con il grigio industriale di Maregrosso. Oggi del suo castello rimane soltanto la facciata. «La casa-museo è stata demolita nel 2007 – continua Zampieri – mentre i murales che il Cavaliere aveva realizzato lungo la via sono stati coperti da mani di pittura».
La ricerca intorno alla casa del Cavaliere condotta in questi anni da Zonacammarata ha visto affiancarsi studio e divulgazione scientifica. Ogni anno, a primavera, organizzano una festameraviglia in cui raccontano la storia di Cammarata, ma l’obiettivo principale è far rivivere via delle Belle Arti. Nel 2015, con l’evento TuttoTorna, «sono stati recuperati, grazie all’intervento del Comune di Messina, due dei tre grandi elefanti gialli corazzati da combattimento di Cammarata». I pachidermi realizzati da Giovanni Cammarata tra il 1983 e il 1991 furono sistemati dall’artista in una simbolica corsa verso il mare negato dalla linea ferrata e rappresentavano un’attrazione per i i visitatori «L’operazione del cementiere semianalfabeta, ben lungi dall’essere estemporanea, è stata sempre regolata da una tensione precisa: salvare, educare, costruire una possibilità di futuro per le nuove generazioni attraverso l’arte. Il suo parco urbano abusivo era stato costruito per i giovani di Maregrosso», prosegue Zampieri che sottolinea come proprio per questo «rifiutò di vendere qualsiasi opera».
Anche la Soprintendenza si è interessaya all’opera del Cavaliere Cammarata di cui è stata avviata una catalogazione. «Dopo la sua morte gli elefanti e tutta la sua casa furono demoliti – racconta Zampieri – Nell’autunno del 2014, grazie a una violenta sciroccata, la recinsione in lamierino del parcheggio che aveva preso il posto della casa del Cavaliere, cedendo ha lasciato aperto un varco su una striscia di terra abbandonata e inaccessibile da anni. Lì ho trovato due dei tre elefanti gialli del Cavaliere. Il Comune li ha recuperati e adesso si trovano esposti al Palantonello»
Quest’anno, grazie a un finanziamento del Dipartimento COSPECS dell’Università di Messina e l’inserimento in un progetto più ampio, è stato aperto un cantiere artistico e ripristinata la Via Belle Arti. «È un’operazione complessa che coinvolge enti, associazioni, artisti locali, nazionali e i proprietari dei muri – conclude Zampieri -. Poki, street artist di Catania, suggestionato da un video su Cammarata, ha riportato, almeno graficamente, il terzo elefante da combattimento del Cavaliere a Maregrosso». Di fronte compare il viso di Cammarata, con accanto il suo manifesto poetico-artistico, la frase che era solito ripetere «Se diamo un pennello in mano ad un bambino non prenderà mai una pistola», reinterpretata artisticamente da Kuma, street artist messinese.
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