Il Catania? È tutto in un libro

Cinque appassionati di calcio, tifosi con la “T” maiuscola, non di quelli che si limitano ad inneggiare alla squadra dalle tribune dello stadio: stiamo parlando di Antonio Buemi, Carlo Fontanelli, Roberto Quartarone, Alessandro Russo e Filippo Solarino, gli autori del libro “Tutto il Catania minuto per minuto” edito da Geo Edizioni di Empoli (di cui è proprietario lo stesso Fontanelli). Un compendio di cinquecento pagine, in cui il lettore potrà immergersi tra immagini d’epoca, interviste, curiosità che hanno fatto la storia della squadra catanese, a partire da prima della sua fondazione. Uno degli autori, Alessandro Russo, ha poi con il Catania un legame particolare: è infatti nipote di Angelo Massimino, lo storico presidente rossazzurro al quale è anche intitolato lo stadio Cibali.
 
«Il progetto è nato concretamente nella primavera del 2009, quando Antonio Buemi, Alessandro Russo, Filippo Solarino e io – afferma Roberto Quartarone, uno degli autori del libro, che è anche studente della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere– abbiamo chiamato Carlo Fontanelli e strappato il suo sì per la realizzazione del libro»
Un lavoro archivistico, di recupero della memoria storica, sta dietro la realizzazione del volume. Attraverso la consultazione di numerosi giornali d’epoca, tra cui La Sicilia, Il Popolo di Sicilia, Il Corriere di Sicilia, l’Espresso Sera e La Gazzetta dello Sport, gli autori hanno raccontato persino la preistoria del calcio catanese, a partire dal 1908 (la nascita della squadra avverrà nel 1929), ricostruendo tutte le stagioni calcistiche fino ad oggi ed infarcendole di interviste, immagini e curiosità, oltre a proporre un’anagrafe di tutti i giocatori dalla nascita della squadra. Un lavoro inedito che racchiude tutta la passione degli autori e mette a disposizione dei tifosi una memoria che altrimenti sarebbe rimasta sulle pagine ingiallite dei vecchi giornali.
 
Alla presentazione, che si è svolta al Castello Leucatia, oltre agli autori, sono intervenuti Tino Vittorio, docente di storia contemporanea dell’Università di Catania, Carmelo Russo (ex allenatore), Orazio Russo (ex giocatore, attualmente dirigente della squadra), il giornalista Gaetano Sconzo, l’ex calciatore Giorgio Michelotti e molti altri.
 
A proposito del libro così si è espresso Gaetano Sconzo: «La sua bellezza risiede nel fatto che mai, prima d’ora, era stato fatto uno sforzo simile nel catalogare tutti i giocatori, tutte le partite storiche del Catania». Mentre il vicepresidente della municipalità, Emanuele Rapisarda, parla di un’«importante operazione di recupero del senso di appartenenza, all’insegna della catanesità».
 
Durante la conferenza stampa molti gli interventi, anche dal pubblico, e i temi trattati. Tino Vittorio ha ricordato la figura di Leandro Arpinati (presidente del Coni tra gli anni venti e trenta e fautore dell’importante riforma del campionato di calcio) e messo in luce quanto abbia significato Angelo Massimino per il calcio catanese. Il presidente ha fatto sì che il calcio si svincolasse dalle dinamiche della politica, segnando l’importante passaggio ad una dimensione imprenditoriale dello stesso.

Sulla condizione attuale del calcio commenta così Andrea Lodato, giornalista e moderatore dell’incontro: «Il calcio sta morendo, dalle pay tv ai calciatori strapagati, tutto rischia di ridursi ad una questione di business». Non è mancato, inoltre, un riferimento all’attuale problema della sicurezza negli stadi. Enrico Guarneri, che ha colorato la presentazione con il suo immancabile tocco di comicità, ha affermato: «È grave che le famiglie non vadano più allo stadio, bisognerebbe valutare gli strumenti più adatti per prevenire certi fenomeni di violenza». E sul campanilismo e l’eterna rivalità Catania-Palermo che purtroppo sfocia sovente in fenomeni di ingiustificata violenza, così sdrammatizza l’attore catanese: «Scusatemi ma, anche se sono un tifoso catanese, se vedo la partita Palermo – Manchester, tiferò sempre Palermo!».
 
Roberto Quartarone, il più giovane degli autori del libro, sintetizza così lo spirito sportivo che sta alla base del lavoro: «Lo sport per me rappresenta qualcosa in più di un hobby; è una passione che cementa i rapporti personali e dà una spinta al miglioramento: proprio per questo, chi lo vive come occasione per fare danni non può dire di essere sportivo o amante dello sport. I fatti del 2 febbraio 2007 mi hanno fatto cambiare  prospettiva sullo sport e, da allora, vivo questa passione con maggior distacco e in maniera più matura».

Paola Roccella

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