Il ‘caso’ Lombardo e i silenzi del Pd

Per gentile concessione del Blog di Giuseppe Casarrubea pubblichiamo due documenti che possono essere utili ai nostri lettori per capire quello che sta succedendo nella politica siciliana dopo l’aggravarsi della situazione giudiziaria del presidente della Regione, Raffaele Lombardo.

Cominciamo con la lettera di Claudio Riolo:

“Questa mattina ho inserito nei rispettivi blog di Antonello Cracolici e di Beppe Lumia questa letterina:

Caro Antonello/Beppe, non so come andrà a finire la vicenda processuale di Lombardo, saranno i giudici a decidere, spero, con serenità e rapidità. Ma indipendentemente dall’accertamento di eventuali responsabilità penali, che non ci compete, ciò che dovrebbe interessarci è la “responsabilità politica”, in base alla nota distinzione della Commissione parlamentare antimafia del ’93, presieduta da Luciano Violante. Riporto di seguito la motivazione della richiesta di archiviazione della Procura di Catania (tratta da SiciliaInformazioni):

“La Procura ritiene che vi siano elementi di prova circa i rapporti tra gli on.li Raffaele e Angelo Lombardo ed esponenti di Cosa Nostra, finalizzati ad ottenere il sostegno dell’organizzazione criminale in occasione di competizioni elettorali, anche mediante finanziamenti provenienti dall’organizzazione e che si ritiene essere stati effettivamente erogati”.

E’ quanto aveva affermato la procura di Catania a conclusione dell’udienza camerale davanti al Gip nella quale aveva confermato quanto indicato nella richiesta di archiviazione.

“A giudizio di questo ufficio non vi sono invece elementi di prova sufficienti a ritenere che l’accordo suddetto si sia sostanziato in promesse concrete dei politici o in fatti che abbiano avuto efficacia causale sulla vita dell’associazione criminale, e cioè che l’abbiano rafforzata in maniera rilevante, come richiesto dai principi affermati dalla Corte Suprema di Cassazione a sezioni unite. Si attende – conclude la procura – serenamente la decisione del giudice su di una complessa questione di diritto, che non intacca gli elementi di fatto, ma solo la loro valutazione in termini giuridici”.

Cioè la Procura ritiene che vi siano le prove che i fratelli Lombardo hanno chiesto e ottenuto il sostegno, anche finanziario, dell’organizzazione mafiosa; mentre ritiene che non vi siano prove sufficienti a dimostrare ciò che i fratelli Lombardo avrebbero dato in cambio di quel sostegno di cui non si dubita.

Non credi che sia sufficiente per prendere, politicamente, le distanze da Lombardo? Per ritenere che, indipendentemente dal rinvio a giudizio, non sia un partner affidabile per un’alleanza di governo?”.

Interessante ci sembra anche la precisazione di Giuseppe Casarrubea. Leggiamola insieme:

“Qualche giorno fa Claudio Riolo, docente di ‘Scienza politica e Analisi delle politiche pubbliche’, all’Università di Palermo, s’è presa la briga, per uno scrupolo squisitamente etico e, indirettamente, nell’interesse di questa città senza vento in poppa che imbarca acqua da molte parti, di chiedere al capogruppo del Pd all’Ars, Antonello Cracolici, se per caso non ritenesse opportuno togliere ogni appoggio al governo Lombardo dopo l’imputazione coatta del Gip di Catania nei confronti del governatore della Sicilia.

Interessati alla cosa, tutt’altro che secondaria, abbiamo voluto verificare nel blog di questo dirigente politico la risposta che ci saremmo aspettato. Ma sono passati già ben quattro giorni e non si intravede traccia di un simile sforzo.

E perché l’onorevole Pd dovrebbe fare lo sforzo di chiarire?  Non perché si possano nutrire dubbi sul suo atteggiamento, ma perché un chiarimento rassicurerebbe gli animi e metterebbe a posto la coscienza di molti che stanno in questo partito ad aspettare, non dico una parola di sinistra, ma un semplice cenno di buon senso.

Allo studioso è purtroppo sfuggito un particolare nel formulare la sua domanda. Cioè non si è posto il problema di sapere se quella faccia di bronzo che si trovava a interpellare fosse disposta a profferire parola o no. E il risultato non poteva non essere diverso.

Del resto, enigmatico era già quello che l’onorevole scriveva: “Il Pd sarà coerente con quello che abbiamo sempre detto: di fronte ad un rinvio a giudizio per fatti di mafia, interromperemo il sostegno al governo”. Il discorso sembra inequivocabile. E invece? Non lo è per niente. Infatti il nostro deputato, come un sofista del V secolo avanti Cristo, scrive: “Ma, ripeto, ci toccherà vedere ancora altre puntate prima che la telenovela finisca”. Io non so cosa voi avete capito. Posso dire cosa  ho capito io. E cioè che il necessario chiarimento, se mai arriverà, lo avremo chissà fra quanto tempo. E non è detto che sarà racchiuso tutto in una delle solite formule che il politichese ci ha ormai insegnato. Il silenzio, infatti, è ancora peggiore delle ipocrisie di certa politica. Altro che valutazione del caso”.

(GC)

 

 

 

 

 

Redazione

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