Il ‘caso’ Fava e il voto utile a Sinistra

Ieri il presidente del Senato, Renato Schifani, ha manifestato il dubbio che a Gladio Fava sia stato negato, senza validi motivi, il diritto di candidarsi alla guida della Sicilia. In politica, si sa, ogni Partito persegue il proprio interesse politico. La dichiarazione della seconda carica dello Stato è importante, perché tocca un punto centrale della vita democratica del nostro Paese e della nostra Regione.
Noi, in questa sede, ora che la tempesta è passata, vorremo provare a ragionare su quanto è avvenuto. Come abbiamo scritto lo stesso giorno in cui esplodeva la vicenda Fava – al quale una Ministra in carica (Anna Maria Cancellieri) ha contestato, ricorrendo a cavilli giuridici, la validità della candidatura alla presidenza della Regione siciliana – in questa storia tutt’altro che casuale c’è una finalità politica.

In poco più di un mese di campagna elettorale Fava, benché non supportato da tutti i Partiti del centrosinistra, è riuscito a parlare alle menti e ai cuori di tanti simpatizzanti e militanti della Sinistra siciliana. Detto in parole semplici, Fava è riuscito a far passare, nel mondo della Sinistra dell’Isola, un messaggio preciso: e cioè che il vero voto utile, oggi, è per il cambiamento. E che questo cambiamento non può essere rappresentato dal Pd siciliano, che ancora in questo momento è parte integrante del Governo regionale retto da Raffaele Lombardo.

Fava, nel motivare l’importanza di un voto utile alla vera Sinistra è stato aiutato – molto aiutato – dall’atteggiamento che i dirigenti del Pd siciliano tengono, ancora fino a questo momento, in varie aree della Sicilia. Nell’Agrigentino e nel Siracusano – come abbiamo documentato ieri – il sostiene Pd a spada tratta il presidente della Regione siciliana, Lombardo, che, benché dimissionario, sta cercando di garantire l’affidamento del servizio
idrico (e quindi tanti soldi pubblici) ai privati.

Tutto questo sta avvenendo nonostante un referendum popolare abbia sancito l’esatto contrario: e cioè che la gestione dell’acqua deve tornare pubblica.

Ora, che Lombardo e i suoi assessori-avvocati (già consulenti, non a caso, di aziende private che operano nel settore idrico) difendano i propri comitati di affari, è anche logico, se non altro perché è molto difficile capire che cosa il Governo Lombardo abbia fatto, in quattro anni, oltre agli affari.

Stupisce e sconcerta, invece, che in questa storia sia coinvolto anche il Pd, un Partito che, ufficialmente, si è schierato a favore della gestione pubblica dell’acqua in Sicilia, ma che, in pratica, ha affossato il disegno di legge presentato all’Ars da centinaia di Sindaci siciliani. Un provvedimento che avrebbe dovuto sancire il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua in Sicilia. Un disegno di legge che è stato osteggiato da Lombardo, dal Pdl, dal Pd e dall’Udc, tutti interessati ala gestione privata dell’acqua, in barba al risultato di un referendum pubblico.

Anche se poco pubblicizzato dai giornali, nei territori – in provincia di Agrigento, in provincia di Siracusa, ma anche in altre parti dell’Isola – il ‘tradimento’ del Pd siciliano sulla questione acqua è stato percepito. Così, nella Sinistra, ha preso piede e si è diffusa l’idea – assolutamente giusta – che per cambiare registro non bisogna votare il Pd, ma Fava e i Partiti che lo sostengono.

A questa vicenda eclatante dell’acqua e dei comitati di affari che ci girano attorno si sommano altre storie diffuse in tutto il territorio siciliano: candidati del Pd che sostengono la realizzazione di un rigassificatore contro gli interessi della popolazione (e a favore degli affaristi che avrebbero dovuto realizzare l’opera); altri candidati soci in affari di società che operano nella formazione professionale; altri candidati ancora che fanno campagna elettorale insieme con soggetti sotto processo.

In tutto questo ci sono migliaia e migliaia di simpatizzanti e militanti del Pd che ancora si ricordano di aver chiesto, per tre anni di fila, un referendum sulla partecipazione del Pd al Governo Lombardo. Una richiesta che è stata ‘elegantemente’ ignorata dai vertici regionali del Partito e apertamente osteggiata dal capogruppo all’Ars dello stesso Partito, Antonello Cracolici, e dal parlamentare nazionale, sempre del Pd, Giuseppe Lumia, ovvero da due più ‘feroci’ sostenitori dell’alleanza tra il Pd e Lombardo.

Ora, poiché, a differenza del vecchio gruppo dirigente, la base del Pd è sana, è quasi normale che tutti questi elettori, più che riconoscersi in un Partito che non riconoscono più, abbiano cominciato a riconoscersi in Fava e nei Partiti che lo sostengono.

Ed è proprio a questo punto – a un mese esatto dal voto – che è scattata l’operazione Fava. Un’operazione – peraltro dai contorni tecnico-giuridici discutibili – che è stata portava avanti da un Ministro di un Governo ‘tecnico’. La dimostrazione che il Governo Monti è tutt’altro che ‘tecnico’, ma è ‘politico’ a tutti gli effetti: di quella politica che non è esagerato definire deteriore anche sotto questo particolare punto di vista.

L’operazione Fava è scattata per provare a convincere i tanti elettori della Sinistra siciliana che il voto utile non è quello per Claudio Fava. Perché Fava, una volta caduto nella ‘trappola’ del certificato elettorale, non è più ‘utile’ e non è più votabile: tanto vale votare per Rosario Crocetta…

L’operazione non è riuscita perché Fava, molto saggiamente, ha messo in sicurezza il progetto politico facendo un passo indietro. Come abbiamo scritto ieri, il progetto oggi è ancora più forte, perché Fava c’è sempre, in qualità di vice presidente della Regione. E c’è Giovanna Marano, espressione di una delle poche cose serie rimaste in piedi nella vecchia Sinistra siciliana: la Cgil.

Ma l’operazione che ‘qualcuno’ ha tentato di realizzare era molto più profonda di quanto appare oggi: con molta probabilità, era già pronto qualche ‘agguato’ amministrativo per far escludere dalla competizione elettorale le liste dei Partiti che sostengono il candidato della Sinistra. Il tutto, neanche a dirlo, per avvantaggiare le liste del Pd.

L’operazione è stata sventata. Adesso bisogna tornare a ribadire agli elettori della Sinistra siciliana che il vero voto ‘utile’ è quello per il cambiamento. Che il cambiamento, in Sicilia, non lo si ottiene votando per il Pd di Cracolici, Lumia, Papania, Genovese, Cardinale, Adragna, Lupo e via continuando. Un Pd che, ancora in questo momento, amministra la Regione con Lombardo e continua ad avallare le spericolate e illegittime operazioni dello stesso Governo Lombardo sulla gestione idrica.

Il vero cambiamento, nella Sinistra siciliana – e in Sicilia in caso di vittoria – non può che essere assicurato da Giovanna Marano, da Claudio Fava e dai Partiti che sostengono questa battaglia politica.

 

 

Redazione

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