«In taluni casi, i dati in ordine a punteggi, posti e preferenze forniti all’algoritmo dalle graduatorie provinciali delle supplenze hanno riportato punteggi errati o numero di posti da attribuire non corrispondenti alle effettive disponibilità». Così il ministero dell’Istruzione ha risposto all’interrogazione della senatrice di Fratelli d’Italia Tiziana Drago che aveva chiesto di fare chiarezza sul personale docente precario inserito nelle graduatorie provinciali delle supplenze (Gps) e nelle graduatorie a esaurimento (Gae). «Oltre al danno la beffa», è il commento della senatrice che ha giudicato «blanda e parziale» l’ammissione di responsabilità da parte del Miur. La questione riguarda l’esperimento – fatto quest’anno per la prima volta e che non può dirsi riuscito – di utilizzare una procedura informatica per la valutazione e l’attribuzione dei punteggi degli inseganti. «Ed è già un passo avanti rispetto a questa estate – lamenta a MeridioNews Manuela Pascarella, la responsabile nazionale reclutamento della Flc Cgil Scuola – quando abbiamo segnalato errori seriali in tutta Italia e hanno negato l’esistenza del problema».
Più di uno, in effetti, stando anche alle numerose segnalazioni che sono state raccolte dal sindacato a livello provinciale e regionale. «E la soluzione non si può trovare sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici», sottolinea Cettina Brunetta, segretaria generale della Flc Cgil Catania. Anche perché i casi di malfunzionamento dell’algoritmo della piattaforma hanno penalizzato molti insegnati a vantaggio di colleghi che si trovavano più in basso nelle graduatorie. «Purtroppo, dal Ministero non è giunta alcuna proposta su come risolvere definitivamente la situazione – critica Drago – evitando ai docenti il ricorso alla magistratura per fare valere i loro diritti». Eppure, già da prima dell’inizio dell’anno scolastico, dai sindacati erano arrivate denunce e richieste di incontri per provare a intervenire in modo tempestivo. «In quel momento, però – riferisce Pascarella – dal Miur, dopo averlo negato, hanno ammesso solo un problema residuale preferendo tentare invano di assegnare incarichi in tempi rapidi e sacrificando la trasparenza».
E a pagare le spese per i diversi tipi di errori del sistema sono stati i docenti. «La prima cosa incredibile – racconta al nostro giornale la sindacalista – è che il software è partito nei primi giorni di settembre quando nelle segreterie non erano ancora stati fatti i conti per le cattedre disponibili». Questo significa che nel primo turno di nomina ce n’era solo una minima parte e, quindi, per i primi in graduatoria non sono state soddisfatte le preferenze. In pratica, per esempio, chi aveva scelto una scuola vicino casa è finito anche a chilometri di distanza. Poi, quando il posto è tornato in gioco, è stato assegnato a chi era più basso in graduatoria. «Un sistema che ha storpiato l’esito delle assegnazioni», rincara la dose la sindacalista. Così come è accaduto per chi usufruisce della legge 104. «Diversamente da quanto accadeva con le nomine in presenza – spiega Pascarella – la precedenza non è stata applicata in base al turno ma in generale e quindi, in particolare per quanto riguarda il sostegno, alcuni docenti si sono visti scavalcare da colleghi senza titolo di specializzazione, senza abilitazioni e con meno esperienza». Oltre a questo, poi c’è chi non ha potuto associare gli spezzoni – ovvero avere delle ore divise in diverse scuole – ma è rimasto solo con il primo che aveva selezionato, quindi con incarichi di meno ore e con un danno economico che si protrae per tutto l’anno scolastico.
«Per questo problema, solo tra i nostri assistiti – ricostruisce Brunetta al nostro giornale – abbiamo ricevuto una sessantina di segnalazioni. Un assestamento – continua la sindacalista – è stato trovato solo perché nella disperazione i docenti hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco accettando quegli incarichi». E, adesso, si è già aperta la fase di scrittura del regolamento delle nuove supplenze con il ministero che ha tutta l’intenzione di confermare il sistema della procedura informatizzata. «Abbiamo già chiesto al ministero un incontro con i programmatori del software – anticipa Pascarella a MeridioNews – Non abbiamo nulla in contrario di fronte alla volontà di modernizzarsi con il digitale ma, per evitare di fare le cose di nuovo alla carlona, bisogna correggere questi errori di un sistema tarato male che – conclude – invece di velocizzare le procedure, ha penalizzato le persone».
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