Il 2016 di Palermo in pillole, aspettando le elezioni È stato l’anno della mobilità e delle partecipate

A Palermo è stato l’anno della mobilità, comunque la si pensi. Certo, le partecipate restano sempre protagoniste: si pensi alla difficile transizione da Aps ad Amap o al tema sempre caldo dei rifiuti. Senza dimenticare le vertenze lavorative, su tutte Almaviva. Ma a farla da padrone nelle discussioni da bar come nel dibattito politico e istituzionale è stata una e una sola domanda: come deve spostarsi l’automobilista palermitano in città? Nel bene e nel male, la risposta è arrivata: la contestata Ztl, le pedonalizzazioni, le nuove linee del tram, l’odissea di anello e passante e gli affanni – diversissimi tra loro – di Tecnis e Sis, le legittime proteste dei commercianti prigionieri dei cantieri, le colonne di auto al porto, le piste ciclabili artigianali e a volte un po’ improvvisate.

Il tema della mobilità sarà anche uno degli argomenti della prossima campagna elettorale, che il sindaco uscente Leoluca Orlando, in cerca di conferme a Palazzo delle Aquile, dovrà saper gestire e sul quale l’altro candidato di spicco emerso finora, Fabrizio Ferrandelli, sta dando battaglia. Lo scontro verbale e legale sulla Ztl è stato feroce: cortei di protesta (con tutti gli eccessi del caso), attacchi personali, due sentenze del Tar e una del Cga, un provvedimento prima varato, poi ritirato con tanto di pass rimborsati e infine riproposto in forma ridimensionata. Orlando ne è uscito vincitore sul piano giuridico ma la ferita è ancora aperta se è vero che fino a qualche giorno fa Confartigianato, Confimprese e Cidec – fra gli antagonisti più agguerriti – insistevano a proporre modifiche sostanziali.

I guai dell’anello ferroviario sono iniziati a novembre 2015 con l’interdittiva antimafia alla Tecnis. Lo scorso febbraio la mazzata finale del maxi sequestro da 250 milioni e la nomina del commissario giudiziario, il cui mandato scade a febbraio. Da allora lavori a rilento, cronoprogrammi aggiornati di continuo (tanto che l’azienda ha deciso di smontare una parte delle trincee al Politeama perché il cantiere non è mai partito) ma soprattutto la rabbia di residenti e commercianti di viale Lazio, viale Campania e via Emerico Amaricostretti a convivere con fango e rumori assordanti senza assistere in compenso a un cambio di marcia negli scavi, tranne che negli ultimi due mesi

Anche il presidente dell’Anac Raffaele Cantone ha allungato la sua lente sull’opera, che viaggia con due anni e più di ritardo ed è stata completata per appena un decimo. A fare da parafulmine il Comune, da un lato costretto a pagare fior di penali se non assegna le aree di cantiere e dall’altro divenuto bersaglio della comprensibile ira dei negozianti. E intanto alla Regione Siciliana si lavora alla seconda tranche dell’anello, il tratto che chiuderà il cerchio unendo il Politeama alla Stazione Notarbartolo con fermata intermedia in via Malaspina.

Meno ingarbugliata ma comunque delicata la situazione del passante, il cui 2016 era iniziato nel migliore dei modi con l’inaugurazione delle stazioni Lolli e Guadagna. Il caso esplode a novembre: la Sis manda a casa 250 operai e minaccia di chiudere i cantieri fiaccata da una spesa extra imprevista, secondo le stime del consorzio, di 100 milioni di euro. I licenziamenti vengono congelati dopo un incontro in Prefettura ma Rfi va su tutte le furie e intima di riprendere subito i lavori altrimenti li affiderà a qualcun altro e chiederà un mega risarcimento. Qualcosa in più si saprà con il nuovo anno, quando scadrà l’ultimatum alla Sis del “vecchio nuovo” ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio

Dietro questa maxi opera da un miliardo ci sono anche le persone: le famiglie di vicolo Bernava aspettano da anni di conoscere il destino delle loro abitazioni. Anche in questo caso il ritardo accumulato dai cantieri è di circa 24 mesi e la riattivazione del trenino per l’aeroporto, inizialmente prevista in questi giorni, è slittata di almeno sei mesi. Al momento la tratta A del passante è completa al 96%, la B al 49% e la C all’86%.

Anche il 2016 ha mietuto vittime sul fronte occupazionale. La vertenza Almaviva resta sul tavolo dei sindacati che si stanno opponendo in tutti i modi ai trasferimenti dei dipendenti a Rende. La crisi ha colpito anche i grandi gruppi pubblici e privati, dalla scelta di Poste Italiane di ridurre drasticamente il servizio di recapito della corrispondenza a Palermo ai cortei dei dipendenti Tim fino agli ex Max Living esclusi dal riassorbimento a Mediaworld in viale Regione Siciliana. Discorso simile per Limoni, Promod, Stefanel, Miss Sixty o lo storico bar Alba. I sorrisi sono arrivati dalle strade pedonalizzate: in via Maqueda e in corso Vittorio Emanuele le nuove attività – di ristorazione ma non solo – sbucano come funghi.  

Neppure la cultura è stata risparmiata dalla crisi: lo scirocco agostano ha investito il Teatro Biondo, definito da Orlando «isola infelice fra le partecipate» per il mancato risanamento dei conti, dovuto anche ai ritardi con cui gli stessi soci Comune e Regione hanno erogato le loro quote. Il direttore artistico Roberto Alajmo prima si è dimessopoi è tornato in sella ma la scure del Cda si è abbattuta sui dipendenti: 12 cassaintegrati per sei mesi all’80 per cento dello stipendio per recuperare i 130mila euro necessari a chiudere il bilancio in pareggio. I soldi dei soci alla fine sono arrivati (da Palazzo delle Aquile anche più del dovuto) e qualche giorno fa è rientrata perlomeno la sarta, l’unica nell’organico di via Roma. Se la passa molto meglio il Teatro Massimo, che ha chiuso il bilancio in utile e sforna concerti, opere liriche, spettacoli open air, dirette streaming, maxischermi in piazza e visite guidate notturne.

A proposito di partecipate. Hanno vissuto più o meno tutte un anno di transizione: si prenda l’Amap, ad esempio. Catapultata improvvisamente nella dimensione metropolitana dopo il fallimento di Aps e il trasloco in massa di circa 199 operai, l’azienda di via Volturno ha dovuto prendersi in carico il servizio idrico in più di trenta comuni dell’ex Provincia. I disservizi non sono mancati soprattutto a causa dei guasti agli impianti più vetusti e malandati e alle conseguenti (e frequenti) interruzioni nell’erogazione dell’acqua. L’ultima crisi idrica è proprio di questi giorni. Non sono mancate le polemiche con i sindacati e con i sindaci dei comuni che, attraverso una modifica dello statuto, sono entrati in società. Anche i rapporti tra Orlando, nelle vesti di presidente dell’Anci e di neo sindaco metropolitano, e l’assessore regionale all’Energia Vania Contrafatto sono ormai ridotti ai minimi termini sulla gestione dei lavori di depurazione e disinquinamento della costa. Da lontano osserva tutto l’Unione Europea, che punisce i ritardi a suon di multe.

Altro terreno di scontro con Palazzo d’Orleans è stato quello dei rifiuti: a Bellolampo è arrivato il nuovo impianto di Tmb – Trattamento Meccanico Biologico – ed è stata avviata la seconda fase della raccolta differenziata porta a porta, non senza (e come ti sbagli?) ritardi e scaricabarile, con il governatore Rosario Crocetta che si è detto più volte pronto a commissariare la discarica e pure l’amministrazione comunale. Minaccia rientrata dopo che in sei mesi la Rap è riuscita ad aumentare di sei punti percentuali la differenziata. Ma parliamo ancora di numeri non all’altezza della quinta città d’Italia: dal 6 a circa il 12 per cento. 

Impossibile riassumere se non per sommi capi l’anno dell’Amat: l’affaire Ztl ma anche la crescita di car e bike sharing, nuovi servizi come le navette gratuite Express e Centro Storicoil recente sbarco di Moovit, la gestione dei parcheggi, il rinnovo del parco autobus, l’estenuante tira e molla con Trenitalia sul biglietto unico, la cui assenza limita drasticamente l’integrazione fra i diversi tipi di trasporto. E poi c’è la Reset, che ha avviato la mobilità orizzontale dei dipendenti con il trasferimento di autisti all’Amat, di impiegati alla Sispi e di operai all’Amg e alla Rap anche se i sindacati sono in agitazione per l’aumento ore che scatterà dal primo gennaio.

Anche un’altra partecipata, la Gesap, ha vissuto un’annata dai due volti: l’inaugurazione della nuova hall arrivi a luglio è stata l’ennesima soddisfazione di questi anni di risanamento del bilancio, aumento delle tratte e dei passeggeri in transito e accelerazione sui lavori. Ma è guerra aperta con l’Enac, che ha avviato la procedura di revoca della concessione aeroportuale se non arriveranno i 44 milioni promessi per terminare i cantieri. La società presieduta da Fabio Giambrone ha presentato ricorso al Tar e ottenuto una proroga fino al 26 gennaio. Se dovesse averla vinta l’ente di aviazione civile si profilerebbe la privatizzazione dello scalo di Punta Raisi, che Orlando, che insieme alla Camera di Commercio controlla la maggioranza delle quote societarie, vede come il fumo negli occhi.

Sul fronte amministrativo, infine, da ricordare l’avvio del piano assunzioni e stabilizzazioni a Palazzo delle Aquile e l’addio di tre assessori: al posto di Cesare Lapiana e Francesco Maria Raimondo sono arrivati Gianfranco Rizzo e Sergio Marino, mentre Orlando ha assunto le deleghe al Bilancio di Luciano Abbonato, promosso alla Corte dei Conti. C’è però la grana dei dirigenti a contratto: la nomina di 14 burocrati è finita nel mirino prima del Segretario generale e poi del Movimento 5 Stelle, che ha presentato un esposto in Procura. Orlando ha trasmesso tutta la documentazione all’Anac ma intanto il Cga lo ha bocciato. Qualche giorno fa l’amministrazione comunale ha fatto retromarcia: i candidati saranno valutati da commissari estratti a sorte da liste di esperti appositamente formate.

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