Boccata d’ossigeno per Ignazio Cutrò. Il testimone di giustizia, che da tempo lamenta lo stato di abbandono seguito alle proprie denunce contro Cosa nostra – denunce che lo hanno costretto a chiudere la propria impresa finendo per essere travolto dai debiti nei confronti di fisco e banche – e che negli scorsi mesi aveva minacciato di darsi fuoco, ha ricevuto da Unicredit, dal Consorzio Fidi di Agrigento e dalla Fondazione San Mamiliano di Palermo, la conferma dell’abbattimento della propria posizione debitoria. Che in altre parole significa poter restituire le somme in modalità più comode e rispettose della particolare condizione vissuta da Cutrò, che oggi lavora per la Regione, come previsto dalla normativa sui testimoni di giustizia.
«Le mie denunce contro Cosa nostra e contro i miei estorsori hanno aperto una breccia nella sensibilità della società civile onesta, portando a importantissimi risultati giudiziari, con numerosi arresti – dichiara Cutrò – Tutto ciò ha portato enormi sacrifici e rinunce, l’ho fatto con convinzione e fierezza. Io con la mafia ho vinto, ma ho vinto da solo, con le mie forze, perché in tutto questo percorso lo Stato mi ha abbandonato, ponendo semmai nuovi e insuperabili ostacoli, che hanno messo in ginocchio la mia attività e la vita personale mia e della mia famiglia».
Riguardo alle difficoltà affrontate, Cutrò negli scorsi mesi ha confermato che soltanto a distanza di anni dal ministero hanno fatto sapere dell’esistenza – sempre supposta, ma mai certificata – di «due perizie» da parte del tecnico governativo, in cui si sottolineava l’esistenza dei requisiti per la concessione delle agevolazioni finanziarie previste nei confronti dei testimoni di giustizia. Aiuti di cui Cutrò fino a oggi ha dovuto fare a meno. Sulla decisione di Unicredit, il testimone commenta: «Pur nel silenzio assordante delle istituzioni, posso iniziare a guardare il futuro con rinnovata speranza».
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